Lale scuote l’Olanda: 'Noi ragazze recluse dall’Islam integralista' Cronaca di Pietro Del Re, Tonia Mastrobuoni
Testata: La Repubblica Data: 09 giugno 2021 Pagina: 14 Autore: Pietro Del Re, Tonia Mastrobuoni Titolo: «Lale scuote l’Olanda: 'Noi ragazze recluse dall’Islam integralista'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/06/2021, a pag. 14, con il titolo "Lale scuote l’Olanda: 'Noi ragazze recluse dall’Islam integralista' ", la cronaca di Pietro Del Re, Tonia Mastrobuoni.
Pietro Del Re
Tonia Mastrobuoni
«Non considero una ricchezza possedere una doppia cultura perché mi sento di continuo strattonata da una parte e dall’altra», ci ha spiegato l’inverno scorso Lale Gül, davanti agli studi della tv olandese ad Amsterdam. «Mi sento spesso divisa tra una comunità che ha paura di svelare i propri segreti e una che è senz’altro più aperta ma che spesso è anche totalmente cieca». Infatti, in un Paese come l’Olanda che sostiene le scuole coraniche, che accetta che le ragazze portino il velo e dove la sinistra socialdemocratica accoglie senza riserve la voce dei turchi ultraconservatori, la tolleranza può essere sinonimo d’indifferenza per tutto quanto riguarda le comunità straniere. E Lale Gül è diventata un caso da quando ha scritto un libro in cui alza il velo sulle comunità musulmane ultrareligiose. «La mia sola colpa è stata di lavare in pubblico i panni sporchi dei turchi d’Olanda. Ma sono felice di averlo fatto». Quando l’abbiamo intervistata, Lale Gül non viveva più con i suoi genitori a Kolenkit, quartiere difficile della città, ma in una stanza d’albergo. Ci ha raccontato che i suoi l’avevano buttata fuori di casa e che le avevano tagliato i viveri, dopo la pubblicazione, a febbraio, del suo romanzo autobiografico Ik ga leven , Io vivrò, (Prometheus). Così, a 23 anni ha fatto irruzione nei talkshow del Paese: «Ho voluto raccontare la realtà in cui vivono imprigionate molte ragazze turche».
Lale Gül
Oggi Lale Gül non vive neanche più in un albergo, ma in un luogo nascosto: la sindaca di Amsterdam, Femke Halsema, la sostiene economicamente, la chiama spesso. Troppo violenti gli insulti e frequenti le minacce di ucciderla: «Sono stata più volte minacciata di morte, con messaggi spaventosi, illustrati con foto di armi pesanti. Ma non mi spaventano, perché ne ricevo molti di più di chi mi sostiene, soprattutto da persone della mia comunità», racconta. Conserva gli screenshot delle minacce sul telefono, sono una settantina: c’è anche l’avvertimento del gruppo "sharia4holland". Ormai sei sulla lista nera, le hanno scritto. «Siamo attivi in tutta Amsterdam», «Abbiamo grandi piani per te». Ovviamente il leader della destra populista, Geert Wilders, si è buttato a peso morto sulla storia di Lale. «Coraggiosa », l’ha definita, aggiungendo che la sua vicenda dimostrerebbe che «l’Islam turco non si integra nell’Olanda». Della sofferenza di Lale, del rapporto devastato con i genitori, del fatto che non veda neanche più i fratelli, la destra si cura meno. La madre è analfabeta e il padre parla male l’olandese, perciò si erano fidati di quello che sentivano al mercato o in moschea. «La mia vicenda è la dimostrazione del fallimento dell’integrazione all’olandese », sostiene. Gül cresce nell’ambiente dei musulmani turchi osservanti, nel quartiere degli immigrati della periferia di Amsterdam. Niente musica, vestiti lunghi e penitenziali, l’ hijab dalla prima mestruazione. Niente amori, niente amicizie con i maschi, niente libri. A casa si legge soltanto il Corano, la madre le insegna solo a obbedire, a prepararsi al matrimonio combinato. Lei si ribella, divora letteratura di nascosto, per tre anni vive un amore clandestino con un olandese all’Aia: le pagine in cui racconta le prime esperienze sessuali sono euforiche, una liberazione. Quando il libro esce, la madre le dice che avrebbe preferito partorire una pietra. Il padre è il postino del quartiere, ogni tanto lo fermano, gli dicono che sua figlia lo ha disonorato. Gli viene un tremore alle mani che non va più via. Un giorno Lale torna a casa e trova una manciata di vicini sul divano che le urlano contro. E oggi per lei è chiaro che «a volte non può esserci un dialogo intercomunitario. Per mia madre, per esempio, è inconcepibile che una ragazza voglia vivere da sola prima del matrimonio, avere una o più relazioni. Inutile spiegarle che una donna deve avere gli stessi diritti di un uomo. Ho dovuto rassegnarmi al fatto che non riuscirò ad infrangere alcuni tabù ».
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