Gli oppositori di Putin e Lukashenko Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 05 giugno 2021 Pagina: 16 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «A Vilnius, capitale della resistenza: 'Noi contro Lukashenko e Putin'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 05/06/2021, a pag.16 con il titolo "A Vilnius, capitale della resistenza: 'Noi contro Lukashenko e Putin' ", l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Aleksej Navalnyj
Vilnius è oggi diventata la "capitale" della nuova dissidenza. Sono migliaia i giovani, gli intellettuali, i politici che qui hanno trovato un rifugio sicuro, in fuga dai regimi autoritari di Putin e Lukashenko. Ma non è un caso. Vilnius e la Lituania hanno conosciuto a fondo i regimi totalitari ed hanno sviluppato solidi anticorpi. Il Patto Molotov-Ribbentrop, l’occupazione nazista, e poi 40 anni di occupazione sovietica hanno lasciato segni profondi. Qui una volta c’era la "Gerusalemme del Nord" con una comunità ebraica che raggiungeva il 45% della popolazione, con 110 sinagoghe, scomparse per sempre durante il dominio nazista. Poi fu la volta delle deportazioni di Stalin, del divieto di parlare la lingua lituana con il rischio di un genocidio culturale. Ma fu proprio qui che la voglia di libertà e democrazia trovò un terreno fertile: nel mese di agosto del 1989 l’enorme di catena umana di due milioni di cittadini, la "Via Baltica" che unì Vilnius, Riga e Tallin, anticipò gli eventi che portarono poi al crollo dell’Unione Sovietica. «Siamo liberi da soli 30 anni e la generazione che ha conosciuto il totalitarismo è ancora attiva e parte integrante della società», racconta Gabrielius Landsbergis, ministro degli Esteri della Lituania. «Fa parte del nostro Dna sostenere chi si batte per la libertà» e se le forze democratiche bielorusse unite insediassero un Governo in esilio, la Lituania sarà pronta a riconoscerlo » . Di fronte all’ambasciata d’Italia ha sede la "Belarusian Human Rights House". I 18 giovanissimi volontari che vi lavorano, ci chiedono di rimanere in incognito: hanno ancora tutti parenti e amici in Bielorussia che potrebbero subire ritorsioni. Si occupano di sostegno alla stampa indipendente, realizzando anche attività di training sulla sicurezza digitale e sulle tecniche di criptaggio. Nella sede di BySol ("Solidarietà per la Bielorussia) incontriamo Jaroslav Likhachevskij e Andrej Stryzhak, due giovani poco più che trentenni, esperti di It ed intelligenza artificiale, laureati all’università di Minsk. Non hanno mai fatto politica prima della pandemia e inorriditi da un regime che negava l’esistenza del Covid nel marzo del 2020 hanno inventato l’iniziativa "By Covid" ("BY" è la sigla internazionale della Bielorussia e ne è anche il dominio internet), raccogliendo fondi per il personale sanitario. "BySol" è anche la nuova frontiera del dissenso, la versione digitale di "Radio Londra" e di "Radio Free Europe": «Ci siamo accorti che spesso i fondi che inviavamo in Bielorussia alle famiglie dei detenuti, venivano bloccati dal regime con la chiusura dei conti bancari, cosi abbiamo elaborato sistemi innovativi usando varie cryptocurrency con la tecnologia blockchain sicura e non tracciabile». Solo nel 2020 sono stati raccolti oltre 3 milioni di euro. Pavel Marinich è figlio di Mikhail Marinich, ambasciatore bielorusso in Lettonia, che nel 2004 osò sfidare Lukashenko candidandosi alla presidenza. Non fece in tempo, fu arrestato nel 2004 e morì in carcere di li a poco. Oggi Pavel vive qui in esilio a Vilnius e dagli uffici di Malanka Media ("lampo" in bielorusso), insieme ad altri 15 giovani giornalisti, sfida ogni giorno il regime con notiziari sul suo seguitissimo canale YouTube, raccontando «i soprusi e le violenze di un regime illegale che ha sequestrato il nostro paese». Vilnius accoglie anche la "diaspora democratica russa". Leonid Volkov è il capo dell’organizzazione che fa riferimento ad Aleksej Navalnyj. «La rete dei dissenso in Russia — ricorda Volkov — sta crescendo giorno dopo giorno». La prossima battaglia? «Sarà lo "smart voting", il voto intelligente, con il sostegno ad oltre 1.200 candidati fra le elezioni della Duma e il rinnovo dei consigli municipali e regionali». «Se Putin crede di aver silenziato la voce della Russia libera incarcerando Navalny, ha fatto male i suoi conti». Da quasi 10 anni è in esilio a Vilnius anche Ivan Tyutrin promotore insieme a Garry Kasparov del "Free Russia Forum", che dal 2016 raduna nella capitale lituana ogni anno dissidenti, intellettuali e politici democratici russi. Il Forum promuove anche il progetto "Putin’s List", una raccolta di dati e notizie sulle principali azioni illegali promosse dai vari esponenti del regime: violazioni delle norme internazionali in materia di diritti umani, reati finanziati e riciclaggio, crimini informatici. «Non vogliamo — conclude Tyutrin — che il tempo permetta che i crimini del regime di Putin vengano dimenticati».
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