Isaac Herzog sarà il prossimo Presidente di Israele Commento di Elena Loewenthal
Testata: La Stampa Data: 03 giugno 2021 Pagina: 14 Autore: Elena Loewenthal Titolo: «Herzog, il presidente mediatore che avvicina Israele all'Europa»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/06/2021, a pag.14, con il titolo "Herzog, il presidente mediatore che avvicina Israele all'Europa" il commento di Elena Loewenthal.
Elena Loewenthal
Isaac Herzog, Miriam Peretz
L'ha spuntata di larga misura su colei che sarebbe potuta diventare la prima Presidente donna d'Israele, Miriam Peretz. C'era da aspettarselo, che un Paese in cui Golda Meir fece la storia in anni in cui nel resto del mondo civile l'immagine femminile era saldamente ancorata al modello moglie-madre-massaia non si sarebbe sentito in dovere di farne una questione di genere. Ma Miriam Peretz, docente, figura pubblica, madre orbata di due figli in guerra, nata in Marocco, ha perso la corsa alla "Beit ha-Nasi" — la casa del Presidente — per tante altre ragioni, molte delle quali stanno racchiuse nel profilo di Isaac Buji Herzog, classe 1960, nuovo Presidente dello stato ebraico. Nella sua elezione ha, e giustamente, pesato il fatto di essere figlio di. Che non significa affatto, almeno in questo caso, vantare immeritati titoli per pura discendenza. Herzog è figlio di Chaiim Herzog, Presidente d'Israele per ben dieci anni fra il 1983 e il 1993, a sua volta figlio del grande rabbino Yitzhaq Herzog, nato in Polonia e salito in terra d'Israele nel 1937, dove divenne rabbino capo della comunità ashkenazita. Era un maestro illuminato, così come illuminata fu la presidenza di suo figlio. Questo è il retaggio politico e morale che Buji Herzog porta con sé, che sta non tanto nel fatto di essere il contrario del nuovo arrivato quanto nel riportare alla guida del Paese un esponente dell'establishment tradizionale, figlio diretto dei padri fondatori dello stato, progressista, con un piede in Medio Oriente e uno in Europa. Certo, il nuovo Presidente è un sabra, è nato a Tel Aviv, ma è quell'Israele costruito su solide radici laburiste di origine mitteleuropea che rappresenta, tanto con la sua storia familiare quanto con la sua attività politica. Il nuovo Presidente entrerà in carica fra un mese, mandando in congedo il suo predecessore, della cui profonda, spontanea empatia unita a un'intelligenza politica si sentirà certamente la mancanza. Rivlin è stato un grande nasi, sempre impeccabilmente equilibrato e vicino alla gente: ha saputo soprattutto accantonare sempre la propria militanza di partito, il Likud, ed essere davvero il "presidente di tutti" — per usare la formula espressa dal neoeletto ieri, appena terminata la votazione alla Knesset. Herzog è stato ministro laburista in vari dicasteri, capo dell'opposizione per cinque anni, fino al luglio del 2018, quando è diventato Presidente dell'Agenzia Ebraica, cioè l'anello di congiunzione fra lo stato d'Israele e le comunità della Diaspora. È avvocato, ha studiato in Israele e negli Stati Uniti. In parole povere, è un uomo e sarà certamente un Presidente di mondo. Oltre a queste doti di esperienza politica e di retaggio familiare, Herzog ha dalla sua un'indole schiettamente moderata — che non di rado gli è costata cara, in un panorama politico "caldo" come quello israeliano su tutti i fronti, in ogni ambito. Può persino sembrare timido, debolezza quasi inammissibile da quelle parti, tanto quando si ha da contrattare al mercato quanto in contesti ben più rilevanti — Israele è Medio Oriente profondo. Ma questa sua pacatezza è stata probabilmente la sua carta vincente — Miriam Peretz è una donna eccezionale, piena di virtù e di esperienze, ma la sua cifra è la militanza. Mentre c'è da scommettere che la cifra della presidenza Herzog sarà quella dell'equilibrio, della mediazione, di quel compromesso che per il grande Amos Oz è sinonimo non di debolezza bensì di vita, di capacità di immedesimazione nell'altro da sé, pazienza, comprensione, rispetto.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostate