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Libero Rassegna Stampa
31.05.2021 La mappa degli imam fondamentalisti in Italia
Commento di Marco Bardesono

Testata: Libero
Data: 31 maggio 2021
Pagina: 6
Autore: Marco Bardesono
Titolo: «Chi sono gli imam venuti in Italia per scatenare la furia islamista»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/05/2020, a pag. 6, con il titolo "Chi sono gli imam venuti in Italia per scatenare la furia islamista", il commento di Marco Bardesono.

Torino, l'imam Kuhaila espulso dall'Italia - cronaca - Repubblica.it
L'imam Kohaila

Sono sospettati di inneggiare al martirio, di predicare la fede musulmana per arruolare soldati per il califfo di turno e, in alcuni casi, di pianificare attentati terroristici. Sono una ventina i predicatori islamici, imam o sedicenti tali, espulsi dal nostro Paese o arrestati negli ultimi tre anni. Da Foggia a Treviso, da Milano a Torino. Dagli anni Ottanta ad oggi in Europa, la genesi è sempre stata la stessa: i predicatori islamici hanno cresciuto schiere di terroristi tra gli immigrati di seconda generazione. Indagare sui predicatori dell'odio non è facile, perché oltre alle quattro moschee ufficiali - a Roma, Ravenna, Colle Val d'Elsa, Segrate Milano - esistono altri ottocento centri che vengono comunemente definiti moschee. E poi le "musalla", le sale di preghiera, luoghi che possono essere capannoni, garage, magazzini, negozi, appartamenti, scantinati e anche celle negli istituti di pena, nascono (e muoiono) come funghi. Secondo una stima del ministero dell'Interno, sarebbero oltre un migliaio. I centri islamici, invece, si appoggiano ad associazioni culturali e, negli ultimi anni, una cinquantina sono stati chiusi per irregolarità amministrative.

ULTIMO FERMO Secondo l'intelligence italiana, i lampi di guerra in Medio Oriente di questi ultimi giorni, sembrano aver rivitalizzato la predicazione estremista. L'ultimo arresto è di giovedì scorso. Destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare, l'imam del carcere di Alessandria, Bouchta El Allam, detenuto da anni per fatti di droga e ora anche per terrorismo. «Facciamoci esplodere e ammazziamo le guardie urlando Allah Akbar», predicava tutti i venerdi, mentre progettava attentati contro magistrati e voleva far saltare in aria il Tribunale di Torino, la metropolitana di Milano e il Vaticano. Sposato con una donna italiana, anche dal carcere imponeva alla moglie e alle due figlie, la rigida disciplina islamista. L'ordinanza di custodia cautelare che lo riguarda cita anche passi della sua predicazione in merito a «ebrei e cristiani» che «sono scimmie e maiali. Invochiamo Allah affinché siano umiliati e avranno una brutta fine. Che il Natale (del 2020 ndr.) si trasformi in un massacro e in un inferno». Anche i giornalisti, secondo Bouchta El Allam, devono essere uccisi: «Bisogna zittire questi diavoli», mentre l'ex deputata Souad Sbai, della Consulta per l'Islam: «Nemica dei musulmani, bisogna sgozzarla». Come Bouchta El Allam, solo qualche anno fa, il sedicente imam di Carmagnola, Fall Mamour, arruolava martiri per l'Afghanistan che reclutava attraverso la sua predicazione itinerante tra Lombardia e Piemonte. Nello stesso periodo predicavano altri imam, poi espulsi, Bouriqi Bouchta, Kohaila, Ahmed Elbadry Elbasiouny Aboualy, Houssam Din Rouzak, Fagrouch Hmidane, Eli Bombataliev, leader dell'islam più radicale che trovavano asilo nelle moschee di Porta Palazzo a Torino, di viale Jenner a Milano e nelle sale di preghiera di Treviso, Vercelli, Bologna e Foggia. Era i12011, proprio da Milano era stato espulso Ben Mabrouk Adel, detto "il barbiere", dopo essere stato detenuto ad Asti per molto tempo. Progettava attentati al Duomo e nella metropolitana. A incastrarlo erano state le rivelazioni di due "pentiti", tra i pochi fuoriusciti delle organizzazioni eversive, tali Kheimas Saidani e Chokri Zouaoi. Entrambi incastrati per reati legati alla droga. I pentiti avevano indicato un legame tra il "Barbiere" e uno dei quattro uomini poi arrestati nel 2015 dai Ros e che gravitavano attorno a un centro religioso a Trino Vercellese: uno di loro commercializzava documenti e materiale propagandistico e il suo motto era «c'è una tariffa per chi prega e una per chi non prega».

IL CHIRURGO Le moschee di Torino e Milano, emerge sempre dalle inchieste dei carabinieri dell'antiterrorismo, hanno visto passare anche un tal Bouzidi, noto per essere «il chirurgo di Bin Laden», ossia un medico per i combattenti feriti che in Italia trovavano ospitalità. Anche Anis Amri, l'attentatore dei mercati di Natale di Berlino, ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni nel dicembre 2016, prima era passato da Torino, lo ripresero le telecamere in stazione, e non è mai stato chiarito se abbia avuto il tempo di incontrare qualcuno. Gli investigatori sono convinti che esista «una rete, qualcosa che aiuta i soggetti radicalizzati a mantenersi in contatto e propagandare le proprie idee ad altri, in particolare a italiani convertiti». C'era per esempio il gruppo di falsi studenti universitari di cui facevano parte Bilel Chihaoui, Naafa Afli, Marwen BenSaad e Bilel Mejri, tutti giovani e dediti a studio e ad affari di droga. Sui social postavano fotografie festanti nei pub di turno. Poi, all'improvviso, tutto è cambiato e di alcuni è arrivata la notizia della morte sul campo di battaglia. Resta un mistero, invece, il sedicente "Mido", il giovane che operava nel chiuso di una stanza, attivo soltanto sul Web, ospitato da una donna italiana e da suo figlio, rapiti in un "ménage à trois" che poco ha a che vedere con i rigorosi insegnamenti del Corano.

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