Israele sotto attacco. Come sempre. Condivido appieno quello che scrivi. Solo dissento dalla conclusione del tuo articolo. Coloro che attaccano Israele non hanno né fegato né anima. E sono disgustosamente tanti. E gioiscono, sguazzando nel loro fango. Strano che gli USA di Biden ancora si pronuncino, ipocritamente, per Israele. Non vedo nulla di positivo all'orizzonte.
Laura Cresto
Gentile Laura, l'orizzonte è molto scuro e cupo e nemmeno io vedo nulla di buono. Sembra che il mondo intero si stia rivoltando contro Israele e contro gli ebrei che vivono fuori dal Paese. Un tempo si diceva che la colpa di un solo ebreo ricade su tutto il suo popolo, fenomeno tipico che non riguarda nessun altra etnia al mondo. Oggi chi odia Israele, odia automaticamente tutti gli ebrei…meno quelli buoni, cioè quelli che detestano sé stessi. Un cordiale shalom
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Cara Deborah, ho appena finito di vedere un programma su Tv2000 " Guerra e Pace" che farebbe meglio a cambiare il nome in "Antisemitismo e Menzogne". Mi dichiaro sconfitta, ho solo voglia di piangere. Ma come si fa a mentire così spudoratamente: Israele non è una democrazia, c'è l'apartheid, i palestinesi sono cittadini di serie b (I palestinesi, non gli arabi, secondo sti fenomeni i palestinesi sarebbero cittadini israeliani), in Israele c'è una legge per cui solo gli ebrei possono diventare cittadini israeliani, e cosi di seguito a vomitare odio puro. L'unica verità è che c'è una differenza antropologica tra cui sempre e comunque difende i propri bambini e chi li usa come scudi umani. Forza Israele, forza piccolo Eitan. Cordialmente
Paola Gatti
Gentile Paola, a volte viene proprio voglia di gettare la spugna e dichiararsi vinti. E' veramente troppo quello che sta succedendo nel mondo dei media e di conseguenza tra la gente cui costoro lavano il cervello. Da decenni ormai diciamo quello che è Israele, informiamo, smentiamo le menzogne ma sembra non serva a nulla. L'idea fissa è che Israele sia sempre e comunque colpevole. Andiamo avanti, non possono vincere. Il piccolo Eitan sta meglio parla con la zia e ha fatto la domanda che tutti temevamo "Dove sono mamma e papà?". Lui non ricorda niente dello schianto ma quella tragica realtà lo accompagnerà per tutta la vita nonostante l'amore della sua famiglia. Un cordiale shalom
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Gentilissima Signora Fait, ho letto prima con interesse, poi con qualche perplessità l’articolo di IC “Un libro olandese del Settecento rivela: la Palestina non è araba”, pubblicato ieri, 27 maggio, e relativo al libro dell’orientalista olandese Adriaan Reland (o Reeland o Reelant) “Palaestina ex monumentis veteribus illustrata”. Secondo l’articolo, il libro conterrebbe il risultato di “un’inchiesta demografica ed un censimento” che l’autore avrebbe compiuti “durante i suoi viaggi” in Palestina, dove sarebbe stato “inviato” non si sa da chi nel 1695 o 1696. Ora, Reeland nacque nel 1676 e non sono riuscita a trovar menzione di alcun suo viaggio fuori dell’Olanda. Del suo libro ho trovato una copia in Google Books e, scorrendola, ho visto che (come già avevo desunto da alcuni articoli e voci enciclopediche) si tratta di una monumentale opera di geografia storica sulla Palestina antica, tutta condotta sulle fonti bibliche e su quelle greche e romane fino agli scrittori ecclesiastici della tarda età imperiale romana. Dei tre libri di cui si compone, il primo tratta dei nomi della Palestina (Terra di Canaan, Terra di Israele, Terra Santa, ecc.) e di vari luoghi geografici; il secondo delle vie e delle distanze fra le varie località; il terzo, organizzato come un dizionario in ordine alfabetico, di tutte le città e villaggi menzionati nella Bibbia e/o negli scrittori greci e latini. In pratica, una summa delle informazioni storico-geografiche desumibili sulla Terra d’Israele o Palestina dalle fonti antiche bibliche, greche e latine (i ‘monumenta vetera’ del titolo). Come l’articolo abbia potuto trarre da essa le informazioni che dà sulla Palestina del 1695 o 1696, non riesco ad immaginarlo. Il che mi induce a chiedermi quale sia la fonte e l’affidabilità di tali informazioni. Capisco che in questi giorni ci siano problemi ben più gravi e tragici di cui occuparsi (dalla tragedia di Meron alla guerra di Gaza al disastro del Mottarone sembra non si riesca a tirare il respiro), ma il diritto di Israele alla sovranità sulla sua terra non dipende dalla dimostrazione della “mancanza assoluta di arabi” nel Paese tre secoli fa (il che mi pare difficilmente sostenibile, per quanto scarsa fosse la popolazione di Eretz Israel in epoca ottomana), mentre temo il contraccolpo di una ‘apologetica’ non accurata. Con i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca
Gentile Annalisa, L'articolo vuole essere soltanto un'informazione, una delle tante, dell'inesistenza del popolo palestinese, non solo in Israele ma ovunque nel mondo arabo. E' verità che la maggior parte dei recenti nomi arabi di varie città o villaggi sono la sostituzione dei nomi biblici ebraici. Tutti sappiamo che la Palestina era una regione geografica compresa fra il Mar Mediterraneo, il Mar Morto a scendere fino al mar Rosso ai confini con l'Egitto. Gli antichi greci usavano il nome Palestina per indicare i territori della Fenicia e dell'Egitto e fu adottato in seguito dall'Impero Romano per cancellare definitivamente il nome di Terra di Israele dopo aver bloccato nel sangue la rivolta di Bar Kokhba. Fu allora che i Romani cambiarono il nome di Giudea in Syria Palaestina. La regione costiera era abitata dai Filistei o pheleset di ceppo indoeuropeo, che diedero anche il nome alla regione. Sono sicura che alcune tribù arabe, tra una peregrinazione e l'altra, uscirono dai deserti d'Arabia e si insediarono in alcuni territori dell'allora Palestina Ottomana ma fu soltanto a fine 800 perché gli ebrei, che incominciavano a scappare dai tanti pogrom europei, davano loro lavoro. Non posso sapere se Reeland avesse ragione o torto, quello di cui sono storicamente certa è che da quando Abramo lasciò Ur dei Caldei per arrivare alla Terra Promessa, questa fu sempre abitata da ebrei senza soluzione di continuità, nonostante guerre, scorrerie e insediamenti di altri popoli. Le storie dei popoli sono molto complicate. Un cordiale shalom