Una 'Famiglia' vergognosa e irresponsabile La disinformazione di Famiglia cristiana contro Israele
Testata: Famiglia Cristiana Data: 27 maggio 2021 Pagina: 33 Autore: G.Cer. Titolo: «Palestinesi e israeliani, la strage dei bambini»
Riprendiamo da FAMIGLIA CRISTIANA di oggi, 27/05/2021, a pag. 33, con il titolo "Palestinesi e israeliani, la strage dei bambini", l'articolo a firma G.Cer.
L'articolo è indegno, perché trascura completamente il terrorismo di Hamas e punta il dito contro Israele, costretta a difendersi dai terroristi, facendo il possibile nello stesso tempo per minimizzare le perdite civili tra gli abitanti di Gaza, utilizzati come scudi umani da Hamas. Per un'opinione ragionata sull'argomento, rimandiamo al commento di Fiamma Nirenstein, oggi in altra pagina su IC.
Ecco l'articolo:
La "corazza umana" dei terroristi di Hamas, per Famiglia Cristiana non esistono
In ogni conflitto, da una parte e dall'altra, a pagare il prezzo più alto sono sempre i bambini, i più vulnerabili. Nella Striscia di Gaza, durante undici giorni di scontri, il numero dei minori colpiti è drammatico: al momento in cui scriviamo, il bilancio indica 64 bambini rimasti uccisi. Un martirio che non ha risparmiato neppure Israele: due bambini hanno perso la vita a causa dei raid di Hamas sullo Stato ebraico. «Una tragedia umanitaria immane. Dobbiamo ridare ai bambini la normalità di una vita senza conflitto». La voce di Lucia Elmi è sensibilmente provata, preoccupata. Rappresentante speciale dell'Unicef nello Stato della Palestina da nove mesi, Elmi risponde dall'Italia, dove è arrivata subito prima dell'escalation delle violenze tra israeliani e palestinesi. Solo una decina di giorni prima della nostra telefonata lei era a Gaza. «Ora sono bloccata in Italia, ma sto cercando di rientrare il prima possibile nei Territori palestinesi per seguire la crisi sul campo». Anche da qui non ha abbandonato neppure per un istante il team Unicef che in questo momento si trova a Gaza. Il suo pensiero è per loro, i suoi colleghi. E per il dramma dell'infanzia palestinese e israeliana. «Noi come Unicef siamo operativi in Palestina, abbiamo uffici a Gaza e a Gerusalemme. Sono continuamente in contatto con i nostri operatori all'interno della Striscia. Lavoriamo giorno e notte. Da lì ci hanno raccontato giorni di bombardamenti senza sosta». Tutto questo fino all'inizio della tregua tra Hamas e Israele, il 20 maggio, raggiunta grazie alla mediazione dell'Egitto e al sostegno degli Stati Uniti. E osserva: «La crisi c'era già prima della guerra. Gaza è una striscia di 46 chilometri con la densità di popolazione fra le più alte al mondo. Su due milioni di abitanti, metà (circa 1 milione) sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni. E non esiste nessun rifugio, nessun posto dove essere salvi. A Gaza essere un bambino è sempre drammatico, soprattutto dal blocco della Striscia nel 2007. Pensiamo che un bambino di 9 anni nel Territorio palestinese oggi ha già attraversato e subìto tre guerre diverse». L'Unicef ha continuato a fornire il suo sostegno. «Abbiamo preposizionato aiuti umanitari nel settore dell'acqua, dell'assistenza medica e con una serie di partner abbiamo attivato il sostegno psicosociale per i bambini che hanno vissuto in condizioni drammatiche negli ultimi giorni. Un dato rilevante è che un bambino su tre ancora prima di questa guerra era già in grave necessità di trattamento psicologico. Ora c'è bisogno di aprire gli spazi per l'accesso umanitario e consentire ai nostri colleghi che sono sul campo di uscire, rifocillarsi, riposarsi». I bombardamenti hanno causato perdite e danni immani. Le urgenze, spiega la rappresentante Unicef, oltre all'acqua e agli aiuti medici, sono i servizi igienico-sanitari essenziali per le madri e per i bambini: «Pensiamo alle donne incinte, a quelle che stanno allattando, ai bambini sotto i 5 anni che devono continuare a ricevere le loro vaccinazioni. Dobbiamo ricordarci che questa crisi è arrivata in un momento in cui la pandemia del Covid-19 si è abbattuta sui Territori palestinesi in modo violento: Gaza era appena uscita da una seconda ondata molto virulenta che ha avuto un impatto forte sul sistema sanitario». Elmi lavora per l'Unicef dal 1998, è stata in Afghanistan, Libano, Kosovo, ex Iugoslavia, Africa occidentale. «Da entrambe le parti, Territori palestinesi e Israele, i più piccoli stanno soffrendo enormemente. Anche per i bambini israeliani la situazione è tremenda». Sia a Gaza che in Israele tante scuole sono state danneggiate. Generazioni violate, segnate da traumi indicibili. Eppure, sottolinea Elmi, non si tratta di generazioni prive di speranza. «A Gaza mi ha colpito tanto vedere l'enorme forza e la capacità di resilienza di questi ragazzini che hanno trovato il modo di continuare a studiare, inventare, innovare, dare il meglio di loro stessi. Per noi non ci sono generazioni perdute, ma generazioni che vanno sostenute nella loro resilienza. È bellissimo vedere questi giovani che sognano di lavorare nel mondo della scienza, nell'intelligenza artificiale; futuri artisti, creativi ai quali dobbiamo garantire opportunità». In una terra martoriata, piccoli, meravigliosi germogli di speranza.
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