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Informazione Corretta Rassegna Stampa
26.05.2021 Gaza: primi bilanci
Analisi di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 26 maggio 2021
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Gaza: primi bilanci»
Gaza: primi bilanci
Analisi di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Yahya Sinwar re-elected as Hamas chief in Gaza Strip | Gaza News | Al  Jazeera
Yahiha Sinwar

La calma è tornata dopo questo nuovo episodio della guerra latente che Hamas ha intrapreso contro Israele, da quando, con un sanguinoso colpo di Stato nel 2007, il movimento aveva cacciato i legittimi rappresentanti dell'Autorità Palestinese. Ricordiamo che Israele si era completamente ritirato dalla Striscia di Gaza nel 2005. Questo episodio sarà l'ultimo? Ci piacerebbe crederci, ma già sabato sera il leader di Hamas, Yehiha Sinwar, uscito dal tunnel dove si era nascosto, stava minacciando “Tel Aviv e Haifa”.  Qua e là dei commentatori parlano della “vittoria dei palestinesi” oltre a sottolineare l'entità della devastazione e del numero di morti e feriti a Gaza a causa dell’ “aggressione israeliana”.  Per la cronaca, durante questo conflitto che ha iniziato e voluto, Hamas, con i suoi alleati di Gaza, ha lanciato 4.400 missili sulle città e sui villaggi di Israele. Dopo una prima salva di sette razzi verso Gerusalemme, questi ordigni di morte hanno preso di mira i confini israeliani a Nord di Gaza, dove vivono quasi mezzo milione di civili, ma anche la grande metropoli di Tel Aviv con i suoi sobborghi.  Quasi 7.000 volte - 6.800 per l'esattezza - le sirene hanno invitato la popolazione a mettersi al riparo. Era una corsa folle verso i rifugi, spesso situati al pian terreno e nei sotterranei. Una ventina di anziani sono rimasti feriti cadendo nella fretta. Non è stato facile neanche per le mamme con bambini piccoli in braccio. E alcune città intorno alla Striscia di Gaza hanno subito fino a 150 allarmi al giorno. Ma grazie alla straordinaria disciplina dimostrata dagli israeliani, solitamente piuttosto ribelli, che hanno rispettato scrupolosamente le istruzioni della difesa passiva, e grazie anche a questo incredibile successo tecnologico, l’ “Iron Dome”, che per undici giorni ha fatto da barriera a incessanti lanci di missili, c’è stato un esiguo numero di vittime. I danni materiali sono stati ovviamente enormi, ma già un esercito di funzionari sta passando di casa in casa per fare l’inventario degli ambienti danneggiati per accelerare il pagamento dei risarcimenti.  Come al solito, il primo giorno del cessate il fuoco a Gaza si sono viste manifestazioni “spontanee” per celebrare la vittoria sul nemico sionista. Una folla non molto numerosa sventolava bandiere e scandiva slogan. Secondo Le Monde “Di fronte a manifestanti esultanti, il numero due dell'ufficio politico di Gaza, Khalil Al-Hayya, ha preso parte ‘all'euforia della vittoria’ ”.  Ma non c'era proprio alcun giubilo. Gli abitanti di Gaza sanno benissimo che non possono contare sul fatto che Hamas venga in loro aiuto. Dentro di loro sperano che, per una volta, l'assistenza internazionale raggiunga coloro che ne hanno più bisogno e che non andrà, come in passato, all'industria degli armamenti e per finanziare lo stile di vita dei loro leader. Non ci sono state manifestazioni di questo tipo in Israele. Il tempo era bello e gli israeliani hanno approfittato della ritrovata tranquillità per precipitarsi in spiaggia o a fare un picnic in famiglia nelle riserve naturali e nelle foreste. C'era folla sulle terrazze dei caffè e i ristoranti hanno dovuto negare l’accesso a dei clienti. Undici giorni di intensa copertura mediatica giorno e notte hanno lasciato il posto alle prime trasmissioni satiriche. I telespettatori hanno così potuto ridere di cuore dopo l'angoscia degli allarmi notturni. E poi abbiamo visto qua e là modesti raduni - poche centinaia di persone - che riuniscono ebrei e arabi israeliani per riaffermare il loro attaccamento alla convivenza e alla buona intesa tra le loro comunità.

Immagine correlata
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


takinut3@gmail.com

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