Hamas istiga la guerra civile in Israele
Analisi di Antonio Donno
A destra: Hamas lancia missili contro Israele e si fa scudo con i civili di Gaza
“Non v’è alcuna differenza tra l’impegno di Hamas per la distruzione di Israele e i piani degli islamisti per l’intero Occidente”. Così scrive Efraim Karsh, direttore del Begin-Sadat Center for Strategic Studies in un importante articolo apparso su “Besa Perspectives” del 23 maggio. Karsh afferma che l’obiettivo strategico di Hamas di eliminare Israele dalla carta geografica del Medio Oriente è jihad, cioè un passo fondamentale – ma soltanto un passo – del piano islamista di imporre la sharia sull’intero Occidente. Coloro che sostengono che il fine di Hamas sia quello di liberare i palestinesi dalla morsa israeliana per dare vita ad uno Stato palestinese hanno una visione completamente errata del vero obiettivo del gruppo terrorista che domina Gaza. Il vero compito che si è dato Hamas è di cancellare Israele e fare di quella terra una parte dell’Islam che dominerà il mondo. La terra liberata dagli ebrei non sarà la terra di uno Stato palestinese, non è proprietà dei palestinesi o degli arabi, ma di tutto l’Islam. Questa, afferma Karsh, è l’ideologia che è alla base della lotta di Hamas contro Israele e, allo stesso tempo, contro l’Autorità Nazionale Palestinese, che si batte per uno Stato palestinese.
Efraim Karsh
Se tutto ciò rappresenta la sostanza della lotta di Hamas, si comprende bene che la questione della Moschea di al-Aqsa e delle sei famiglie palestinesi sotto sfratto è soltanto un pretesto che Hamas ha sfruttato per dare inizio alla guerra contro Israele. La Moschea di al-Aqsa, essendo un luogo sacro per l’Islam, si è sempre prestata a questo scopo: nel 1929 con il Mufti di Gerusalemme Hajj Amin Husseini, e nel 1999 con Yasser Arafat, che dette inizio all’“intifada di al-Aqsa”. E così è accaduto giorni fa. Ma Karsh aggiunge un nuovo aspetto assunto dall’aggressione di Hamas: “Ciò che ha reso l’ultima conflagrazione particolarmente traumatica per gli ebrei israeliani non sono stati i missili di Hamas, ma piuttosto l’ondata di violenza messa in atto dai compatrioti arabi a sostegno di Hamas”.
I media occidentali, in buona o cattiva fede, hanno scritto che la violenza degli arabi israeliani fosse dovuta alla loro discriminazione e marginalizzazione, anche economica. Ma Karsh fa rilevare che soltanto nell’ultimo decennio il governo si è impegnato in sostanziali investimenti nella parte araba del paese e ha sviluppato un programma socio-economico pari a 3,8 miliardi di dollari. E comunque, occorre aggiungere che il livello di vita degli arabi israeliani è incomparabile con quello degli arabi dei paesi circostanti. Con tutto ciò, gli arabi palestinesi sono sempre stati inclini ad ascoltare la propaganda delle minoranze oltranzista del loro mondo, il che spiega l’insurrezione araba dei giorni scorsi nelle città israeliane a popolazione mista. Karsh non nasconde che questo dato è il più allarmante, anche in prospettiva, per il governo israeliano.
Insomma, quel che è accaduto nei giorni scorsi in Israele – al di là dei motivi pretestuosi messi in campo da Hamas e dalla stessa ANP – è un aspetto finora inedito nella controversia israelo-palestinese. È un aspetto molto preoccupante, che potrebbe essere l’inizio di una guerra civile in Israele. Per questo motivo, è più che mai urgente che lo Stato ebraico si dia un governo che prenda atto di questa nuova situazione e ne tragga le dovute conseguenze operative. Non è un compito facile, ma è urgente. Anche se Hamas ha subito perdite molto consistenti, sappiamo bene che alle sue spalle vi sono la Turchia e l’Iran, che provvederanno immediatamente a ristabilire a Gaza la situazione precedente. Presto Hamas potrebbe essere in grado di provocare un altro scontro con Israele, considerato che, sul piano politico, ha ottenuto un notevole successo presso gli arabi israeliani, un fatto finora inedito che allarma Israele e rappresenta un punto di svolta per il progetto di Hamas di distruggere lo stato ebraico.
Benché gli Accordi di Abramo rappresentino un momento fondamentale nella storia del Medio Oriente, è pur vero che essi possono essere messi in pericolo da eventuali, ulteriori violenze da parte di Hamas, con il sostegno di Turchia e Iran. In questo caso, i paesi arabi che hanno firmato gli accordi potrebbero trovarsi in seria difficoltà di fronte all’accusa di essere dalla parte del nemico.
Antonio Donno