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La Repubblica Rassegna Stampa
19.05.2021 Gaza: partono i negoziati, ma il lancio di missili continua
Cronaca di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 19 maggio 2021
Pagina: 14
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Negoziato tra le bombe. In attesa della tregua si cerca il colpo del ko»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/05/2021, a pag. 14, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "Negoziato tra le bombe. In attesa della tregua si cerca il colpo del ko".

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Sharon Nizza

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C’è una grande discrepanza in queste ore tra quello che succede sotto e sopra al tavolo negoziale, nel tentativo di raggiungere una tregua tra Israele e Hamas. Sottobanco, continua il lavoro dei mediatori internazionali, mentre alla luce del sole le parti cercano di creare la propria “immagine della vittoria” in vista di un cessate il fuoco che, secondo più fonti, potrebbe arrivare nel giro di 48 ore. Continuano i bombardamenti, i più intensivi sul quartiere di Rimal di Gaza City, dove i caccia israeliani mirano alle residenze dei leader di Hamas e ai tunnel sotterranei, e mettono fuori uso anche quella che era l’unica clinica di test Covid dell’area. Da Gaza non cessa il lancio di razzi contro le città israeliane, sono oltre 3.500 dall’inizio degli scontri. Due lavoratori thailandesi, centrati da un razzo della Jihad Islamica, si aggiungono al bilancio delle vittime dalla parte israeliana, 12 finora, tra cui 2 minorenni. Il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza — il ministero della Salute locale riporta 217 vittime tra cui 63 minorenni, oltre a decine di migliaia di sfollati — incrina il sostegno della comunità internazionale all’operazione israeliana. Ieri, in quello che doveva essere un gesto distensivo in vista della tregua, durante il passaggio di forniture umanitarie dal valico di Kerem Shalom — chiuso per giorni — sono stati lanciati dei razzi contro i camion degli aiuti. Il valico è stato richiuso. L’Idf ha affermato di poter dimostrare che «tra le vittime 130 erano combattenti di Hamas e 30 della Jihad Islamica», nonché di aver presentato all’esercito Usa le prove della presenza di «obiettivi militari di Hamas» all’interno della torre Al-Jalaa, che ospitava anche le sedi di Al Jazeera e Ap , ridotta in macerie sabato. Biden reitera il sostegno di Israele a difendersi, ma preme per raggiungere un cessate il fuoco. Netanyahu recepisce il messaggio: incontrando i sindaci delle città del Sud del Paese, dove la gente ormai vive all’interno dei rifugi, dice che la capacità di «Hamas è stata riportata indietro di anni». Promette che «dopo l’operazione, risponderemo con forza a ogni lancio da Gaza ». Dopo aver ristabilito una parvenza di deterrenza, per Israele la sfida più importante ora è placare la tensione nelle strade israeliane e in Cisgiordania, e separare nuovamente i tre fronti che Hamas dice di aver riunito, in quella che considera la sua vittoria strategica più importante, che infatti porta in serata un portavoce a dichiarare «che Hamas è pronto alla tregua ». Ieri la leadership araba israeliana ha indetto uno sciopero nazionale in sostegno a “Sheikh Jarrah, Al Aqsa e Gaza”. Di fatto, la maggior parte ha aderito per protestare contro il pugno di ferro della polizia nella gestione degli scontri violenti che nelle ultime settimane hanno sconvolto le città a popolazione mista, musulmana ed ebraica. In Cisgiordania si sono svolte manifestazioni a sostegno di Hamas. Negli scontri violenti con la polizia a Ramallah sono rimasti uccisi 4 palestinesi. Al Nord manifestanti pro-Hamas minacciano nuovamente di varcare il confine, dopo che lunedì sono stati sparati dei razzi dal Libano. L’Idf si è affrettato a dire che non erano di Hezbollah. Nelle ore critiche in vista della tregua, non c’è nessuna necessità di nuovi focolai.

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