Quanta falsità tra coloro che condannano Israele
Analisi di Antonio Donno
Marina Calculli
Un gentile signore, di cui ometto il nome, mi ha fornito il testo di un articolo di Marina Calculli, apparso sul numero del 14 maggio de “Il Mulino”. Il titolo dell’articolo, “Viltà liberale e il paradosso di Israele”, già contiene la sostanza di ciò che Calculli scrive e che, nei primi righi è definito come “la capacità di Israele di commettere crimini con un’esclusiva garanzia di impunità”, grazie, appunto, alla viltà del cosiddetto “mondo liberale”. Calculli, tuttavia, omette di tornare indietro nella storia di Israele, trascurando le origini del conflitto arabo-israeliano, poi israelo-palestinese, durante il quale fu il mondo arabo a commettere crimini contro lo Stato ebraico, dando inizio ad una serie di guerre, poi di interminabili atti terroristici, che il “mondo liberale”, tranne gli Stati Uniti, si astenne dal condannare. Tale “viltà” è ignorata da Calculli e si capisce bene il perché. La scrittrice è affezionata all’eterno ritornello, sempre utile per addossare le colpe solo ad una parte tra i contendenti, dell’occupazione coloniale israeliana della Palestina. Anche in questo caso, a Calculli fa difetto la storia.
Una vignetta che illustra la guerra di Gaza: i terroristi di Hamas dai tunnel lanciano missili contro i civili israeliani, costretti a rifugiarsi nei bunker, e si fanno scudo dei civili gazawi. L'esercito di Israele fa il possibile per evitare vittime civili di entrambe le parti, cercando però di colpire i terroristi.
Infatti, è la storia della regione che ci permette di avere contezza dei fatti e di rottamare interpretazioni fasulle, di stampo ideologico, come quelle sostenute da Calculli. Furono gli arabi a colonizzare la terra ebraica, Eretz Israel, quando il popolo ebraico fu costretto dalle vicende ben note a iniziare la lunga età della galut, la diaspora. La terra che l’autrice attribuisce agli arabi è la terra che vide il nascere e il fiorire della civiltà ebraica molto tempo prima dall’apparizione dell’Islam e della colonizzazione araba di una terra appartenuta agli ebrei. La nascita di Israele ha rappresentato il ritorno degli ebrei alla terra che vide nascere la civiltà ebraica. La vera, originaria colonizzazione della Palestina fu dovuta agli arabi, non ai sionisti, i quali si batterono per il ritorno degli ebrei nella loro antica terra d’origine. Questo è il percorso storico, a meno che a Calculli convenga far partire tutta la vicenda dal punto che le fa più comodo. Ecco perché, quando Calculli condanna sprezzantemente il cosiddetto “diritto di Israele di difendersi”, lo fa trascurando a bella posta le vicende storiche che sono il vero retroterra dei fatti odierni. “Palestina” è un nome attribuito dai Romani a quella terra, non è un termine arabo. Gli ebrei sono tornati in Eretz Israel e hanno il sacrosanto diritto di difendere il loro ritorno contro i ripetuti assalti alla loro indipendenza, dal 1948 ad oggi. Calculli cita Human Rights Watch, che ha definito Israele uno Stato dell’apartheid. Se non sapessimo quanto antisemitismo caratterizzi l’azione di quell’organizzazione, potremmo prendere per buona la sua condanna di Israele. Ma è noto quanti esponenti di HRW hanno nel tempo abbandonato l’organizzazione, nauseati, appunto, dal suo antisemitismo.
Un altro passaggio dello scritto di Calculli, il più esecrabile, riguarda la morte di bambini palestinesi durante gli scontri di questi giorni. Ma l’autrice sa bene che l’esercito israeliano comunica per tempo gli obiettivi dei propri bombardamenti, al fine di permettere alle famiglie palestinesi di mettersi al riparo. Fanno lo stesso quelli di Hamas quando lanciano i loro razzi su Israele, per quanto intercettati al 90% da Iron Dome? È fatale, purtroppo, che si verifichino morti anche tra i bambini palestinesi, nonostante gli avvertimenti da parte dell’esercito di Israele. Se Israele sparasse razzi a casaccio su Gaza, come fa Hamas, i morti palestinesi sarebbero migliaia. Forse, però, a Calculli va ricordato quanti bambini ebrei sono stati massacrati dai terroristi palestinesi sugli autobus, alle fermate dei pullman e in tante altre circostanze nel territorio di Israele nel corso dei decenni. Contano meno i bambini israeliani di quelli palestinesi? Quanta ipocrisia, Marina Calculli! Calculli cita Orwell a suo beneficio, ma omette di citare lo scrittore inglese quando descrive l’orrore della vita all’interno di una società totalitaria. È proprio la situazione delle centinaia di migliaia di palestinesi che vivono a Gaza sotto la sferza dei terroristi di Hamas.
L’autrice inzeppa il suo articolo citando in continuazione la “viltà liberale” di fronte ai fatti odierni. Le propongo di sostituire “viltà liberale” con “giustizia terroristica”. Le va bene?
Antonio Donno