Gaza 3: ogni mese 30 milioni di $ dall'Iran per i missili di Hamas Analisi di Francesco Palmas
Testata: Avvenire Data: 16 maggio 2021 Pagina: 5 Autore: Francesco Palmas Titolo: «'Trenta milioni al mese da Teheran per l'arsenale dei miliziani'»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 16/05/2021, a pag.5 con il titolo 'Trenta milioni al mese da Teheran per l'arsenale dei miliziani', l'analisi di Francesco Palmas.
Francesco Palmas
L'Iran dietro Hamas e Hezbollah
Ha un legame speciale con l'Iran Hamas. Grazie a una collaborazione d'intelligence è riuscito a ottenere un pacchetto premio, fatto di addestramento, nuove armi e fondi aggiuntivi. Se fino a pochi anni fa beneficiava di 100 milioni di dollari l'anno, da spartire con gli altri gruppi della guerriglia islamista, dal 2019 ha ottenuto un aumento. Incasserebbe 30 milioni di dollari al mese. In cambio trasmetterebbe informazioni sulle capacità missilistiche del nemico. Hamas ha le sue carte da giocare. Avrebbe messo le mani su un intercettore israeliano da 40mila dollari, lo scudo Tamir dell'Iron Dome. Avrebbe addirittura passato il 'gioiello' agli iraniani perché lo studino e ne carpiscano i segreti, in modo da congegnare nuove spade più capaci di eluderlo. Grazie a quel colpaccio, Hamas ha incamerato cespiti aggiuntivi, si è procurata esplosivi, armi e si è permessa di pagare 10mila miliziani permanenti. Dispone di un arsenale di migliaia di razzi e ha perfezionato le sue capacità di colpire non solo da terra, ma anche dall'aria e dal mare. Ha una flotta di "quadricotteri" commerciali e di droni iraniani, che ha trasformato in bombe volanti. Ne produce di suoi, servendosi sempre di elettronica persiana. Sta infoltendo le linee di uomini-rana, i sommozzatori delle unità anfibie, utili per infiltrarsi in territorio israeliano e colpire di soppiatto, sabotando le strutture nemiche. I soldi di Teheran servono soprattutto per far girare a pieno ritmo le fabbriche di ordigni improvvisati e di razzi, ormai repliche perfette dei migliori modelli forniti dall'Iran e dalla Siria, come gli R-160, che attraverso mille triangolazioni sono partiti dalla Cina. Parliamo di razzi di una certa complessità, che richiedono competenze balistiche, buoni propellenti e addestramento. Si mettono in batteria in cinque minuti, con due uomini, spesso dissimulati sui tetti degli edifici civili. Colpiscono fino a 150 chilometri di distanza. I nuovissimi Ayyash 250 arrivano a 250. Nonostante tutti gli sforzi e l'isolamento internazionale, il blocco di Gaza non è ermetico. L'Iran ormai è di casa in Siria. Riesce a contrabbandare le armi attraverso il Libano. Il passaggio a Gaza avviene via mare. Sarebbero filtrati così missili "spalleggiabili" antiaerei, obici per mortaio, 10 tonnellate di esplosivi, milioni di cartucce, centinaia di razzi a carica cava e pezzi anticarro, imprescindibili per la guerriglia urbana. Sono capacità offensive che si sdoppiano in abilità difensive emerse già nel 2014. Un'infrastruttura sotterranea, parzialmente distrutta dai raid di Israele dell'altra notte, corre sotto Gaza, proteggendo i centri di comando di Hamas, i magazzini di armi e parte dei combattenti, suddivisi in settori autonomi di difesa, ben organizzati e interconnessi. E la nuova tecno-guerriglia del XXI secolo, che Hamas combatte a costi "accessibili". I razzi che piovono su Israele valgono in media 500-600 dollari l'uno. Per intercettarli, gli israeliani bruciano in pochi secondi 80mila dollari circa, perché sparano in media due anti-missili contro ogni vettore. E un'asimmetria deleteria, anche in termini di costi economici indiretti. Nel 2014, la minaccia di Hamas, ha comportato per Israele un miliardo di dollari in meno di ricchezza nazionale e un esborso di 40 milioni di dollari in premi assicurativi.
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