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Il Foglio Rassegna Stampa
15.05.2021 Un ritratto di Hamas
Nelle parole di Ytzhak Rabin

Testata: Il Foglio
Data: 15 maggio 2021
Pagina: 1
Autore: Ytzhak Rabin
Titolo: «L'eterno demone di Hamas»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/05/2021, a pag.I, con il titolo "L'eterno demone di Hamas", il discorso di Ytzhak Rabin pronunciato alla Knesset, il Parlamento israeliano, il 18 aprile 1994.

E se 20 anni fa, Rabin... | Attualità -
Ytzhak Rabin

Signor presidente, onorata Knesset, la settimana scorsa abbiamo celebrato il quarantaseiesimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele e della sua indipendenza. Oggi torniamo alla nostra vita quotidiana. Ma possiamo tutti guardare indietro con orgoglio e in avanti, con grande speranza. Quarantasei anni difficili di lotta per la vita, e di costruzione di un'economia e di una società, hanno portato alle grandi realizzazioni dello Stato di Israele. Nonostante le sue carenze, è oggi uno dei paesi più affascinanti e belli del mondo; un luogo dove è bello vivere. Voglio cogliere l'occasione dell'apertura della sessione estiva della Knesset per congratularmi nuovamente con i cittadini d'Israele in occasione del giorno dell'indipendenza. Membri della Knesset, l'ultimo Giorno dell'Indipendenza si è svolto all'ombra degli attacchi terroristici, e del più recente attacco appena prima della sirena del Giorno della Memoria. Cinque persone, civili e militari, sono morte nell'esplosione di una bomba alla stazione centrale degli autobus di Hadera. La bomba è stata piazzata da un membro di Hamas, che apparentemente ha scelto di perire con le sue vittime innocenti. La Knesset e l'intero paese si uniscono al lutto delle loro famiglie. Vogliamo porgere loro le nostre condoglianze nella loro sofferenza. La Knesset e il governo augurano anche una pronta guarigione ai feriti.

Signor presidente, onorata Knesset, lo scorso settembre abbiamo intrapreso un nuovo cammino. Abbiamo intrapreso un tentativo onesto di voltare una pagina di storia macchiata dal sangue sia degli ebrei, poi israeliani, sia dei palestinesi. Abbiamo deciso di non impegnarci in una sorta di contabilità del passato. Abbiamo deciso di superare questo residuo di sangue e di odio. Abbiamo deciso di cercare di creare un futuro nuovo e migliore per entrambi i popoli che il destino e la storia hanno convocato nello stesso tratto di terra. Siamo venuti con il desiderio di fare la pace, e devo dirvi, membri della Knesset, che abbiamo trovato una volontà di pace anche dall'altra parte, da parte dei palestinesi che hanno anch'essi conosciuto grandi sofferenze per generazioni. Sapevamo che non avremmo ricevuto tutto quello che volevamo, e i palestinesi sapevano che non avrebbero ottenuto tutto quello che volevano. Questa è la natura dei negoziati. Questa è la natura del compromesso. Questa è la natura della pace. (...) Voglio aggiungere: sulla scia dei rapporti, veri o no, che sono stati pubblicati, desidero chiarire che qualsiasi accordo dell'Olp con Hamas sulla possibilità di continuare il terrore di Hamas con l'approvazione dell'Olp impedirà il raggiungimento e l'attuazione di un accordo [tra Israele e i palestinesi]. Membri della Knesset, questo governo, che ha promesso di fare ogni sforzo per la pace, intende anche continuare i colloqui con la Giordania, la Siria e il Libano. Verso la fine di aprile o l'inizio di maggio, i colloqui bilaterali a Washington riprenderanno, e il segretario di stato Warren Christopher dovrebbe venire nella regione per preparare i colloqui al fine di facilitare i progressi verso la firma di un trattato di pace tra Israele e i paesi vicini. Ai colloqui di pace, fino a oggi, non abbiamo ancora incontrato un'adeguata misura di apertura e flessibilità da parte dei siriani che permetterebbe una svolta e una discussione sostanziale rispetto a un accordo di pace. Anche gli sforzi dei nostri amici americani, che vogliono tanto vedere la pace nella nostra regione, non hanno avuto successo. Allo stesso tempo, la posizione dell'attuale governo è nota. Stiamo facendo un grande sforzo affinché il precedente del prezzo che abbiamo pagato per la pace con l'Egitto, il ritiro completo, la rimozione di qualsiasi presenza israeliana non si ripeta come condizione per raggiungere la pace con la Siria. Tuttavia, stiamo preparando seriamente i negoziati e stiamo elaborando varie opzioni sul carattere della pace, la profondità del ritiro dalle alture del Golan, gli accordi di sicurezza e le fasi per l'attuazione della pace, in modo che ci sia tempo per esaminare la normalizzazione prima di completare il ritiro sulle alture del Golan, nonché ciò che richiederemo ai nostri amici americani sulla scia della pace. Se e quando raggiungeremo un accordo fattibile con i siriani, e se questo richiederà un ritiro significativo, faremo un referendum. Il popolo, e nessun altro, deciderà. I negoziati con il Libano sono legati a quelli con la Siria, e sappiamo che Beirut non alzerà un dito senza l'approvazione di Damasco. Nonostante questo, ripetiamo anche oggi la nostra offerta alle autorità di Beirut: abbiamo proposto che, in una prima fase, l'esercito libanese sia schierato fino al confine nord della zona di sicurezza. Per sei mesi, deve dimostrare la sua capacità di mantenere la calma totale e di disarmare Hezbollah nel sud del Libano. (...)

Nei negoziati con la Giordania, una soluzione è possibile. Ma, purtroppo, ho l'impressione che non verrà prima di un accordo con la Siria, il grande fratello che veglia su tutto. Membri della Knesset, voglio dire la verità. Per 27 anni abbiamo tenuto sotto controllo un popolo che non vuole il nostro dominio. Per 27 anni i palestinesi, che ora sono 1.800.000, si sono alzati ogni mattina con un odio ardente per noi come israeliani e come ebrei. Ogni mattina si svegliano con una vita dura ed è in parte colpa nostra, ma non del tutto. Non lo si può negare: Il continuo dominio su un popolo straniero che non ci vuole ha un prezzo. C'è prima di tutto un prezzo doloroso, il prezzo del confronto costante tra noi e loro. Da sei anni e mezzo, siamo testimoni di una rivolta popolare palestinese contro il nostro governo, l'intifada. Cercano, attraverso la violenza e il terrorismo, di farci del male, di causarci vittime e di spezzare il nostro spirito. Vorrei presentare alcune cifre che mi sono state fornite dall'Idf. Dall'inizio della rivolta, sono stati uccisi 219 israeliani, di cui 68 del personale di sicurezza e 151 civili. Un prezzo pesante. (...) Quali sono le opzioni che abbiamo di fronte dopo 27 anni di governo - e non voglio usare altri termini - di un'entità diversa da noi religiosamente, politicamente, nazionalmente; un altro popolo? La prima è lasciare la situazione così com'è (...), cercare di perpetuare il dominio su un altro popolo, continuare su un percorso di violenza e terrorismo senza fine, che porterà a un'impasse politica. Tutti i governi d'Israele, certamente dopo la guerra dello Yom Kippur, hanno capito il pericolo insito in una tale impasse. Di conseguenza, tutti i governi hanno cercato la seconda opzione. La seconda opzione è cercare di trovare una soluzione politica inizialmente attraverso accordi sulla separazione delle forze. Il governo di Menachem Begin ha scelto questa strada nell'accordo di pace con l'Egitto. Anche il governo di Yitzhak Shamir ha seguito questa strada, acconsentendo alla conferenza di pace di Madrid. Anche noi abbiamo scelto questa strada con i colloqui di Oslo e la firma dell'accordo a Washington. Oggi la pace sembra più vicina che mai. C'è una possibilità, una grande possibilità, di mettere fine alle guerre, a cento anni di terrorismo e di spargimento di sangue, a cento anni di animosità. Quando abbiamo intrapreso il viaggio verso la pace, sapevamo che sarebbe stato impossibile cancellare cento anni di odio con una sola firma. Sapevamo che sarebbe stato impossibile modificare i concetti e l'educazione dal momento della nascita. Sapevamo che questa pace avrebbe avuto dei nemici. Sapevamo che ci sarebbero state persone e organizzazioni la cui esistenza è fondata sull'ostilità tra i popoli che avrebbero continuato a fare tutto ciò che è in loro potere per infiammare le passioni. Da parte palestinese, l'opposizione alla pace è guidata da Hamas insieme alla jihad islamica, le organizzazioni di rifiuto. Gli emissari di questa organizzazione hanno compiuto la maggior parte dei recenti atti di terrorismo e di omicidio, alcuni dei quali in operazioni suicide. Negli ultimi due o tre anni, abbiamo incontrato una forma di terrorismo islamico radicale che ricorda Hezbollah, che è emerso in Libano e ha compiuto attentati terroristici, compresi quelli suicidi. Non c'è fine agli obiettivi di Hamas e di altre organizzazioni terroristiche: ogni cittadino, ogni israeliano nei Territori e nell'Israele sovrano, compresa Gerusalemme unita, ogni autobus e ogni casa è un obiettivo per le loro intenzioni omicide. Senza nulla che separi le due popolazioni, la situazione attuale crea infinite possibilità per gli assassini di Hamas e di altre organizzazioni terroristiche. Secondo le nostre stime, circa 40.000 veicoli si muovono quotidianamente in Giudea, Samaria e Gaza. Decine di migliaia di soldati e civili si muovono sulle strade.

I soldati dell'Idf proteggono centinaia di veicoli nei territori, su 1.200 chilometri di strade. Centinaia di migliaia, ebrei e arabi, migliaia di veicoli, si mescolano ogni giorno. Una popolazione che vive dentro l'altra. Ci sono infinite possibilità di entrare in Israele dai Territori, meno da Gaza, più da Giudea e Samaria. Molte vie, sia nascoste che esposte, portano dai Territori in Israele. Non possiamo sigillare ermeticamente i territori davanti alle infiltrazioni individuali. Stiamo facendo ogni sforzo per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani ebrei e arabi in Israele, nei territori, ovunque. Rivelo oggi alla Knesset che una parte significativa della forza permanente dell'Idf è ora impegnata in missioni di protezione e difesa dei cittadini israeliani ovunque. In questa situazione, in cui le organizzazioni che continuano a praticare il terrorismo hanno un numero infinito di obiettivi, i terroristi si imbarcano in attacchi omicidi con l'obiettivo principale dichiarato di assassinare israeliani; e, politicamente, di fermare, di distruggere le trattative di pace, di non permettere che continuino. All'inizio, gli assassini di Hamas e di altre organizzazioni terroristiche operavano principalmente contro i residenti israeliani in Giudea, Samaria e nella Striscia di Gaza. L'intento politico di questi assassini era che i coloni israeliani in Giudea, Samaria e Gaza che erano stati danneggiati dagli attacchi terroristici avrebbero manifestato contro il governo israeliano, nel tentativo di fermare gli sforzi di pace. A quanto pare sono arrivati alla conclusione che questo non fosse sufficiente. Abbiamo continuato i negoziati di pace, e Hamas e le altre organizzazioni terroristiche che si oppongono alla pace hanno diretto il loro sforzo principale verso attacchi contro la popolazione israeliana all'interno del territorio sovrano di Israele, compresa Gerusalemme unita. Dal 1° gennaio 1994, 23 civili israeliani, ebrei e arabi, sono stati uccisi. Venti di loro sono stati uccisi all'interno dell'Israele sovrano, compresa Gerusalemme unita. Tre sono stati uccisi nei territori di Giudea, Samaria e Gaza. Membri della Knesset, non è un segreto che siamo molto sensibili alle vittime, e gli assassini di Hamas stanno cercando di spezzarci attraverso attacchi con coltelli, dispositivi esplosivi, colpi sparati da imboscate, autobombe. Non hanno alcuna possibilità. Abbiamo imparato a conoscere i coltelli nelle rivolte sanguinose degli anni Trenta. Abbiamo imparato a conoscere le autobombe durante la Guerra d'indipendenza. Abbiamo imparato dagli spargimenti di sangue negli autobus a Ma'aleh Alcrabim, ad Avivim, sulla strada costiera, teatro di quel micidiale attacco terroristico del 1978 in cui 35 israeliani furono uccisi. Qualcuno di noi ha accusato il governo Begin di avere le mani sporche di sangue? Assolutamente no. Abbiamo saputo dei massacri a Ma'alot, e abbiamo saputo dei massacri all'aeroporto di Lod, al Savoy Hotel, a Kfar Yuval, a Kiryat Shmona, a Misgav Am, a Nahariya. Più e più volte. Il popolo israeliano non si è fatto prendere dal panico, non si è spezzato. E' doloroso, ma ci riprendiamo e continuiamo. Altri atti di terrorismo non fermeranno il convoglio della pace.

E' con rammarico che affermo che la portata della minaccia alla sicurezza di ognuno di noi è aumentata sulla scia dell'ignobile massacro commesso dall'assassino ebreo di Hebron. Anche se il terrorismo arabo aveva già mille scuse per farci del male, quest'uomo è venuto e ne ha aggiunte altre. Membri della Knesset, abbiamo scoperto che uno dei centri di attività di Hamas si trova in Giordania, non in Egitto, non in Tunisia e nemmeno in Libano. Siamo convinti che le autorità di sicurezza giordane ne siano consapevoli, ma nonostante ciò hanno permesso loro di svolgere attività informative e operative ad Amman. Abbiamo messo in guardia le autorità giordane contro la continuazione dell'attività di Hamas lì, e ci aspettiamo che re Hussein agisca contro gli assassini di Hamas che tenteranno di minare e far cadere anche il suo regime e il suo governo. Abbiamo anche preso una serie di misure, tra cui l'imposizione di una chiusura più rigorosa dei Territori. Siamo consapevoli delle sofferenze causate ai residenti dei territori come conseguenza della chiusura, così come all'agricoltura e all'edilizia in Israele. Ma non abbiamo altra scelta. Se vogliamo vivere, dobbiamo essere più severi. E, se la realtà ce lo impone, saremo ancora più severi. E soprattutto, le forze dell'Idf, il Gss (il Servizio di sicurezza nazionale, ndr), la polizia israeliana e gli agenti della polizia di frontiera sono impegnati in una guerra totale contro tutti coloro che continuano a praticare la violenza e il terrorismo. Non ci sono restrizioni alle azioni di tutte queste forze contro il terrorismo e la violenza, ovviamente nel quadro della legge. Membri della Knesset, questa è la situazione attuale. Il cammino verso la pace è lastricato dalle nostre buone intenzioni, e dagli attacchi omicidi dei nemici della pace. Può essere ancora più difficile; possiamo non riuscire a completare la prevenzione degli attacchi terroristici. Ma la pace sarà vittoriosa.

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