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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Sirene a Gerusalemme 13/05/2021
Sirene a Gerusalemme
Analisi di Michelle Mazel


Video shows rockets being fired toward Jerusalem from Gaza

A Gerusalemme erano le sei e due minuti di lunedì 10 maggio, quando improvvisamente l’urlo delle sirene ha fatto precipitare i residenti di corsa verso i rifugi. Inizialmente si era pensato che fosse un falso allarme, ma il rumore sordo delle esplosioni ha subito comprovato il contrario. Hamas aveva appena sparato una salva di sette missili contro la capitale di Israele. A quanto pare non aveva paura di colpire per errore qualcuno dei luoghi santi cristiani o ebraici o, peggio ancora, la moschea di Al Aqsa. Per fortuna i missili hanno colpito la periferia della città, provocando solo danni materiali. Questa prima salva è stata seguita dal lancio di una trentina di missili contro le popolazioni civili che vivono nella periferia della Striscia di Gaza.   In Francia la notizia non è stata riportata sui giornali, nonostante la massiccia presenza a Gerusalemme di inviati speciali venuti a riferire sui fatti di questi giorni. Bisogna dire che i commentatori sono stati colti alla sprovvista. Per tre giorni, nel corso di drammatiche “dirette”, si sono limitati a commentare il punto di vista dei palestinesi presentati come coraggiosi credenti, aggrediti selvaggiamente e senza provocazione dalla polizia.

Jerusalem tensions: Tel Aviv hit with rocket fire from Gaza — live updates  | News | DW | 11.05.2021

E se allora si cambiasse registro, si condannasse la salva di missili? Si analizzassero le cause, gli obiettivi? Ci si rassegnasse a dire come stanno le cose, che Hamas non perde occasione di ribadire che il suo obiettivo è eliminare lo Stato ebraico e costruire un califfato islamico sulle sue rovine? Ci si ricordasse che è da decenni che questo movimento, descritto come terrorista da molte capitali occidentali, raramente prende di mira obiettivi militari ma preferisce i bersagli civili? E se si sottolineasse la gravità nel lanciare un attacco diretto contro la capitale di uno Stato sovrano, cosa che costituisce un casus belli? Sarebbe chiedere loro troppo. Così questi commentatori tanto obiettivi e tanto illuminati hanno scelto di aspettare. Di attendere la risposta israeliana, che non poteva tardare ad arrivare. Finalmente è arrivata. Via libera ! Leggiamo il titolo a lettere cubitali di Le Monde: “Scontri a Gerusalemme: venti morti a Gaza nel corso delle rappresaglie israeliane.”  Dov'è il nesso? Ci vogliono far credere che è stato per reagire alle rivolte che Israele ha colpito Gaza? Che ne è della salva su Gerusalemme? E’ inutile cercare. Il quotidiano si accontenta di specificare che “Il movimento islamista di Hamas, al potere nella Striscia di Gaza ... ha sparato più di cento razzi contro Israele.” E il giornale insiste e firma nella sua edizione del martedì pomeriggio: “ Israele ha effettuato raid mortali nella Striscia di Gaza in reazione al tiro di razzi lanciati a sostegno della moschea di Al-Aqsa.” Non bisogna confondere i suoi lettori evocando i cinquecento razzi lanciati e le vittime dalla parte israeliana: sarebbe andare fuori tema. Ciò che è paradossale in questa situazione è che in un momento in cui la Francia è stata nuovamente vittima di quello che essa non esita più a chiamare terrorismo islamico, mentre persino dei soldati francesi non esitano ad esprimere la loro preoccupazione di fronte a questo pericolo, nessuno pensi di fare il collegamento con questo stesso terrorismo in Israele.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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