'In America non ci sono zar' di Antonio Donno, Giuliana Iurlano, Vassili Schendrin Recensione di Vincenzo Pinto
Testata: Il Foglio Data: 12 maggio 2021 Pagina: 3 Autore: Vincenzo Pinto Titolo: «In America non ci sono zar»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 12/05/2021, a pag. 3, la recensione al libro di Antonio Donno, Giuliana Iurlano, Vassili Schendrin "In America non ci sono zar" di Vincenzo Pinto.
Vincenzo Pinto
La copertina (Le Lettere ed.)
Questo saggio a tre mani affronta il tema dell'emigrazione ebraica at averso i rapporti fra gli Stati Uniti d'America e l'Impero russo. La scelta dell'arco temporale è importante: dall'inizio dei primi pogrom moderni sino allo scoppio della Prima guerra mondiale. I regni di Alessandro III e Nicola II e l'emersione del sionismo. I tre autori sono una coppia affiatata di storici leccesi (Antonio Donno e Giuliana Iurlano), da sempre acuti interpreti della storia diplomatica ebraica americana, e Vassili Schedrin, docente alla Queen's University e attento studioso delle correnti migratorie ebraiche dalla Russia zarista. Se dovessimo individuare un filo conduttore di questo lavoro, lo potremmo indicare nella diversa visione del soggetto "ebreo". Ognuno degli autori tenta di inquadrare il tema in oggetto da un'angolatura differente: Donno evidenziando la diversa interpretazione "patrimoniale" dei passaporti, Iurlano concentrandosi sulla formazione della diplomazia umanitaria, Schedrin prendendo spunto dai provvedimenti interni russi rivolti alla comunità ebraica. Donno si concentra sulle relazioni diplomatiche fra i due paesi. Lo storico individua tre fasi: l'emersione della questione ebraica (regno di Alessandro III), il peggioramento delle condizioni della comunità ebraica russa (1894-1903) e l'utilizzo politico del pogrom (1904-1911). Iurlano inquadra l'azione umanitaria delle associazioni ebraiche russe. Anche lei individua tre fasi: l'atteggiamento degli ebrei americani di fronte alla questione ebraica (regno di Alessandro III), l'americanizzazione e sionistizzazione del dibattito interno (18904-1905), il dilemma tra diplomazia umanitaria e immigrazione in Israele (1905-1914). Schedrin ci riporta nell'Impero russo e al dibattito sull'emigrazione ebraica. Lo storico americano si concentra su quattro aspetti: la via "migratoria" alla questione ebraica, la crisi del 1881-82 e l'inizio dell'ondata migratoria, l'emigrazione di massa dopo il 1890 e l'abolizione della Zona di Residenza durante la Prima guerra mondiale. L'emigrazione ebraica dall'Impero russo ha lasciato il segno nella storia del Novecento, se pensiamo alla grande comunità americana e alla successiva nascita dello Stato di Israele. Sarebbe tuttavia discutibile correlare la persecuzione al radicalismo politico. Come questo libro dimostra piuttosto bene, le persone e i gruppi si spostano per le più svariate ragioni, ma laddove questo accade per sfuggire a situazioni persecutorie o economicamente insostenibili, non ne consegue necessariamente la radicalizzazione dell'identità nazionale del singolo o del gruppo. Laddove la radicalizzazione avviene e coinvolge non solo alcuni gruppi marginali ed emarginati, lo si deve spesso alla scarsa capacità di "assembrare" le diverse identità in entrata con quelle presenti.
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