La storia di Sheikh Jarrah
L'analisi dell'International Legal Forum
(traduzione di Dario Peirone)
Il quartiere di Sheikh Jarrah
Il caso di Sheikh Jarrah è una questione legale complessa e di lunga durata, soggetta a contrapposte rivendicazioni di proprietà su una piccola area di terra a Gerusalemme, da parte dei proprietari ebrei e degli inquilini arabi, che incorpora anche il significato religioso della zona e abbraccia una storia che risale a prima del 1948. Il caso è stato oggetto di procedimenti legali dal 1972, e lo è attualmente dinanzi alla Corte Suprema di Israele, dove è prevista una decisione finale nei prossimi 30 giorni. Questo caso particolare ha raccolto un'attenzione senza precedenti sulla scia del recente rapporto di Human Rights Watch (HRW) che accusa Israele di essere coinvolto in pratiche di "apartheid", delle Indagini della Corte penale Internazionale (CPI) e di una campagna filo-palestinese, orchestrata da movimenti BDS e ONG, insieme alla leadership palestinese, per esacerbare e infiammare l'attuale tensione situazione dentro e intorno a Gerusalemme.
DOVE È SHEIKH JARRAH? Sheikh Jarrah è un piccolo quartiere prevalentemente, anche se non esclusivamente, arabo di Gerusalemme, che si trova a circa 2-3 chilometri dalla Città Vecchia.
QUAL È IL SIGNIFICATO STORICO DELL'AREA? Gli ebrei si riferiscono alla zona come "Shimon Hatzadik", in cui è sepolto "Simeone il Giusto", un venerato Sommo Sacerdote ebreo del terzo secolo A.C. Il quartiere è spesso visitato da pellegrini ebrei. I palestinesi sostengono che l'area derivi dal nome di Sheikh Jarrah, un medico di Saladino, un capo militare islamico, che si narra abbia combattuto i crociati nel 12 ° secolo. Si crede che il suo corpo sia sepolto lì.
QUAL È LA RIVENDICAZIONE CONTRO ISRAELE? La comunità filo-palestinese sostiene che Israele sta sfrattando ingiustamente quattro famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah e questo esemplifica le accuse contro Israele nel contesto del più ampio conflitto con i palestinesi. In risposta, i proprietari degli immobili (una ONG privata israeliana, Nahalat Shimon), affermano di averlo fatto secondo il loro titolo legale sull'immobile in questione e che, in assenza del pagamento del canone di locazione a carico degli inquilini, questi dovrebbero essere sfrattati, per aver violato la legge.
CRONOLOGIA Sheikh Jarrah è un quartiere arabo sviluppatosi al di fuori delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme nel XIX secolo. Secondo la Corte Suprema di Israele, la terra in questione è stata acquistata dagli ebrei locali comprandola dai loro proprietari arabi nel 1875, principalmente a causa del significato religioso della zona, che ospita la tomba di "Simeone il Giusto". L'immobile è stato accatastato nel Registro fondiario ottomano sotto il nome di Rabbis Avraham Ashkenazi e Meir Auerbach. Una piccola comunità ebraica viveva lì pacificamente in convivenza con la comunità araba locale fino al 1948, quando scoppiò la Guerra d'Indipendenza. I proprietari ebrei avevano cercato di registrare la proprietà presso le autorità del Mandato britannico nel 1946. Quando scoppiò la Guerra d'Indipendenza nel 1948, la Città Vecchia di Gerusalemme e i suoi dintorni - incluso Sheikh Jarrah - furono conquistate dalla Transgiordania (ora Giordania) e le famiglie ebree furono sgomberate con la forza. La custodia della proprietà è stata trasferita al custode giordano di Proprietà nemiche. Nel 1956, il governo giordano, pur mantenendone la proprietà, ha affittato gli immobili a 28 famiglie di "Rifugiati" palestinesi. Dopo la guerra dei sei giorni nel 1967, quando Israele riprese il controllo di Gerusalemme, approvò una legge che consentiva ad Ebrei, le cui famiglie nella città sono state sfrattate dalle autorità giordane o britanniche prima del 1967, di reclamare la loro proprietà, a condizione che potessero dimostrare la prova della proprietà. Nel 1973, la proprietà degli immobili è stata registrata dal Comitato della Comunità sefardita e dal Comitato israeliano della Knesset con le autorità israeliane ai sensi della legge di cui sopra. Successivamente, nel 2003, i proprietari hanno venduto la proprietà a "Nahalat Shimon", una ONG israeliana che cerca di rivendicare la proprietà per gli ebrei sfrattati o costretti a fuggire, a seguito della guerra d’Indipendenza del 1948.
INIZIO DEL PROCEDIMENTO LEGALE Nel 1982, i proprietari ebrei (Comitato della comunità sefardita e Comitato israeliano della Knesset) ha citato in giudizio le famiglie palestinesi residenti a Sheikh Jarrah e ha chiesto il loro sfratto sulla base che erano abusivi nella proprietà. La Corte Suprema ha stabilito che le famiglie palestinesi non potevano dimostrare la loro proprietà, ma godevano della protezione Stato d’Israele. In qualità di inquilini protetti, potevano continuare a vivere negli immobili finché avessero pagato l'affitto. Questo accordo è stato concordato reciprocamente e sottoscritto dalle parti, con il quale gli inquilini arabi riconoscevano la titolarità dei Comitati ebrei, in cambio dello status di inquilini protetti. A partire dal 1993, i Comitati hanno avviato procedimenti contro i residenti in base al loro mancato pagamento di affitto e di modifiche illegali alla proprietà. Nel 1997, Suliman Darwish Hijazi, un uomo palestinese, ha tentato di sfidare la proprietà dei Comitati, sulla base di un Kushan (titolo ottomano) che avrebbe acquistato da un uomo giordano, Al-Bandeq, nel 1961. La Corte ha stabilito che Hijazi non è riuscito a dimostrare che il kushan si riferisca alla proprietà rivendicata a Shimon HaTzadik e che le prove forensi hanno sollevato la probabilità che il Kushan fosse stato alterato o creato ad arte. Inoltre, Hijazi non è riuscito a dimostrare che Al-Bandeq avesse in realtà mai posseduto la proprietà, e quindi non aveva il diritto di venderla. Infine, Hijazi non aveva mai agito per proteggere i suoi diritti di proprietà, sia durante il periodo giordano che israeliano, senza registrarla, chiedere l'affitto o pagare la tassa sulla proprietà.
DECISIONI PRECEDENTI DELLA CORTE Punti chiave:
- I residenti sono inquilini protetti e devono pagare l'affitto ai proprietari della proprietà.
- I residenti non hanno mai pagato l'affitto e hanno effettuato costruzioni illegali sulla proprietà. Il tribunale aveva precedentemente ordinato ai residenti di pagare l'affitto in sospeso e di farlo immediatamente, nonché di lasciare le parti costruite illegalmente (esattamente come succederebbe in Italia).
- Il tribunale ha respinto le affermazioni che il governo giordano si fosse impegnato a trasferire la proprietà degli immobili ai residenti, e che questo impegno non fosse mai andato a buon fine a causa del scoppio della guerra dei sei giorni. L'unico documento come prova era una copia non firmata di un modulo standard del Dipartimento dell'edilizia abitativa giordano, che non conteneva alcun accordo di trasferimento dei diritti di proprietà.
- Il tribunale ha respinto le affermazioni secondo cui un residente avesse acquistato i diritti di proprietà da un uomo di nome Ismail. Il ricorrente non poteva dimostrare che Ismail fosse stato il proprietario dell’immobile, di aver lui acquistato la proprietà da Ismail o che il ricorrente fosse mai stato inquilino protetto al momento della presunta vendita.
STATO ATTUALE DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI A seguito della sentenza del tribunale distrettuale di Gerusalemme nel febbraio 2021, che conferma una precedente decisione del tribunale, si stabilisce che, in assenza di pagamento dell'affitto, i residenti palestinesi devono lasciare gli immobili. Gli inquilini hanno fatto appello alla Corte Suprema, con il verdetto finale del tribunale previsto entro i prossimi 30 giorni.