Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 11/05/2021, a pag.16 con il titolo "Ian Bremmer: 'Biden non intende riaprire gli accordi di Abramo' ", l'intervista di Anna Lombardi.
Anna Lombardi
Ian Bremmer
«La situazione è davvero preoccupante. Siamo di fronte a una nuova escalation, scontri così duri nel cuore di Gerusalemme hanno tutte le potenzialità di diventare un conflitto più ampio. Anche perché le tensioni in qualche modo fanno comodo a tutti. Aiutano il premier israeliano Netanyahu, ancora privo di maggioranza, a tenersi saldo alla guida del Paese. E allo stesso tempo i palestinesi, prossimi alle elezioni, sperano di rilanciare la loro causa fra gli altri popoli arabi della regione, ormai disinteressati al loro destino. A rendere la situazione più rischiosa è il particolare momento politico. Comunque vada, gli americani se ne terranno lontani ». Ian Bremmer, 52 anni, è l’analista esperto di rischi globali, fondatore del think-tank Eurasia Group.
Joe Biden con Benjamin Netanyahu
Gli israeliani avrebbero chiesto all’amministrazione Biden di non pronunciarsi su quanto sta accadendo a Gerusalemme. C’è il timore d’interferenze Usa? «Richieste del genere sono già state fatte in passato, non ci trovo nulla di strano. Certo, è la prima importante crisi tra israeliani e palestinesi dell’era Biden. Magari ai tempi di Trump sarebbe passata sotto silenzio mentre ora l’amministrazione dirà qualcosa di vagamente critico: ma non molto di più. Israele è l’alleato più importante degli Stati Uniti in Medio Oriente. È vero oggi com’era vero ieri per Trump e per Obama. Con un elemento in più: Biden è meno interessato al Medio Oriente dei suoi precessori. Mira a disimpegnarsi e fin dall’inizio del suo mandato lo ha dimostrato. Questo significa che i palestinesi, ma anche gli israeliani o i sauditi, possono contare meno sull’aiuto Usa».
E se la situazione degenera in conflitto? Si rischia di mettere in crisi gli accordi di Abramo? «No, in alcun modo. Biden ha ripetuto più volte di condividerne utilità, anche in termini di investimenti economici e i fini. Li considera molto validi e, sulla lunga distanza, benefici pure per i palestinesi: hanno già permesso ad arabi ed israeliani di tornare a confrontarsi, li hanno messi nella condizione di avere scambi diretti e personali. Non ci saranno revisioni, Né tanto meno un ritorno al passato. Sugli accordi di Abramo non assissteremo a nessuna marcia indietro, Nemmeno nel caso di una nuova Intifada».
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