'Claretta l'hitleriana', di Mirella Serri. La vera storia dell'amante di Mussolini Recensione di Stefano Folli
Testata: La Repubblica Data: 08 maggio 2021 Pagina: 33 Autore: Stefano Folli Titolo: «L’altro volto di Claretta che non morì per il Duce»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/05/2021, a pag.33, con il titolo "L’altro volto di Claretta che non morì per il Duce", la recensione di Stefano Folli.
Stefano Folli
La copertina (Longanesi ed.)
Mirella Serri ama sconvolgere le verità storiche consolidate. Le è capitato di farlo varie volte nel suo lavoro di studiosa e di ricercatrice con il gusto quasi giornalistico della notizia. Non si smentisce nemmeno in questa occasione, in cui ha scelto di ricostruire la storia di Claretta Petacci, celeberrima amante di Mussolini, uccisa con lui a Giulino di Mezzegra il 28 aprile 1945. Questo è ciò che tutti sanno e bisogna aggiungere che la figura di Claretta è sempre stata avvolta in un alone di compassione, se non di simpatia, anche da parte di storici saldamente antifascisti. La sua figura tragica — ragazza di modesta cultura votata però all’amore romantico verso il suo eroe, spinto fino all’estremo sacrificio — ha prevalso quasi sempre su ogni altra considerazione: Claretta come borghese convenzionale, benché ottima arrampicatrice, travolta da una vicenda storica tanto più grande di lei. Su di lei è sembrato inutile indagare troppo nel presupposto che c’era poco da scoprire, al di là degli intrighi e degli arricchimenti dei suoi familiari, in particolare il fratello Marcello, tutti pronti a trarre beneficio dall’insperata condizione di una figlia o sorella diventata la favorita del dittatore. Sulla scorta di nuovo materiale — le carte e le lettere della Petacci — non disponibile fino a tempi recenti, Mirella Serri ha strappato questo sipario e ha mostrato una diversa realtà. A cominciare dal titolo. Gli scritti fin qui dedicati all’infelice amante ruotavano tutti intorno a un concetto richiamato o evocato: la donna che morì per amore del duce. Qui invece lo scenario è ribaltato: Claretta diventa «la donna che non morì per amore di Mussolini».
Mirella Serri
E per chi o cosa, allora? Il libro intende rispondere all’interrogativo. È una storia nella storia che si dipana lungo i sentieri del dramma collettivo in cui la nazione è sprofondata; i sentieri che da Roma risalgono verso il Nord e s’incrociano tra Salò e Milano, nella stagione breve e lugubre della Repubblica Sociale. Il racconto di Mirella Serri si avvale di una scrittura veloce e piacevole. S’intuisce il lavoro di ricerca storica, anche nella cura del dettaglio, ma poi il ritmo è quello del romanzo, comprese le incursioni nella psicologia dei personaggi e le pennellate di colore. La donna che Bocchini, il potente capo della polizia, aveva descritto come “intrigante” in tempi non sospetti, svela via via la sua natura manipolatrice e fondamentalmente amorale. Peraltro lei stessa aveva confessato al suo amante d’essere affascinata dal mestiere di spia o di “confidente”: un’attività che vedeva insieme comoda e redditizia, in sintonia con il temperamento spregiudicato, pronta com’era a usare la sua abilità seduttiva per ottenere gli scopi che si prefiggeva. Il ritratto di Clarice — il vero nome di Clara — acquista tinte fosche: il suo antisemitismo, i traffici all’ombra delle leggi razziali, il crescente e cinico interesse per la Germania nazista, tipico di chi è attratto dal potere in modo incontrollabile in vista di ricavarne vantaggi personali, ma anche per sentirsi parte di una trama romanzesca. Nella Rsi la Petacci vive un’altra vita, senza accorgersi che è il preludio alla morte. È affascinata dai tedeschi che circondano e condizionano Mussolini («ci hanno trattati da servi e poi ci hanno tradito» dirà lui sconfortato quando tutto è perduto). Claretta invece nutre fiducia assoluta nei confronti dell’ambasciatore Rahn, del capo delle Ss, generale Wolff, della gerarchia nazista di cui si è messa a disposizione realizzando il sogno di fare l’informatrice. Il suo odio va «agli ebrei, ai negri, ai plutocrati anglosassoni». È l’ultimo passo prima della fine e dello scempio di piazzale Loreto. La giovane donna non morì per Mussolini, ma per inseguire il suo sogno di affermazione e di potere.
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