sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
05.05.2021 Woody Allen: 'Torno su set in Europa'
Lo intervista Arianna Finos

Testata: La Repubblica
Data: 05 maggio 2021
Pagina: 32
Autore: Arianna Finos
Titolo: «Woody Allen: 'Ormai amo l’Europa torno sul set a Parigi'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 05/05/2021, a pag.32, con il titolo "Woody Allen: 'Ormai amo l’Europa torno sul set a Parigi' " l'intervista a Woody Allen di Arianna Finos.

Risultato immagini per A proposito di niente
La copertina dell'autobiografia di Woody Allen (La nave di Teseo ed.)

Woody Allen si affaccia dal salotto del suo appartamento nell’Upper East Side di Manhattan, seduto sul divano in pelle tra due librerie eleganti. Indossa una delle sue immacolate camicie celestine. I capelli bianchi un po’ più lunghi del solito e un nuovo paio di occhiali meno squadrati, l’aria imperturbabile di sempre. Come se la pandemia e le risorte accuse di molestie alla figlia Dylan non intaccassero quel mondo che si è costruito intorno e che racconta nei suoi film, compreso Rifkin’s Festival , coprodotto da Wildside e da domani in sala con Vision. Stavolta il suo alter ego è uno scrittore in crisi creativa e matrimoniale che si rifugia nell’immaginario salvifico di grandi autori, da Bergman a Fellini: immersioni in bianco e nero, grandi questioni esistenziali affrontate con ironia. È felice che Rifkin’s Festival esca in sala. «Sono cresciuto così, per me il modo corretto e più godibile di vedere i film è andare al cinema seduto con centinaia di persone davanti a uno schermo gigante. Vedere Il Padrino sul cellulare o in tv o al pc da solo sul divano significa negare l’intera estetica del cinema». Ma è pessimista sul futuro dopo la pandemia che ha «amplificato il consumo domestico, sarà difficile tornare indietro, quando basta spingere un pulsante».

Allen, la pandemia ha influito sul suo stile di vita? «Per molti è stata una cosa tragica, terribile. A me non piace, ma non ha intaccato troppo la mia vita. Mi alzo la mattina, resto a casa, scrivo, cammino sul tapis roulant, suono il clarinetto, guardo il baseball in tv. Il mio è un lavoro solitario e domestico. Mi sono mancati gli incontri con gli amici al ristorante. Ma penso che la vita tornerà come prima. Ci saranno cambiamenti di superficie, persone che vorranno spostarsi in altri luoghi, chi vorrà lavorare da casa e non più in ufficio. Ma la gente continuerà ad avere gli stessi desideri, ambizioni, debolezze».

Com’è la situazione politica attuale nel suo Paese? «Penso che siamo in buona forma. Biden è un buon presidente, ha buone idee e spero che i repubblicani collaboreranno nel realizzarle, sarebbe un vantaggio per il Paese. È entrato in carica, ha preso il sopravvento durante un periodo caotico e ha cambiato le cose. Ora la pandemia negli Stati Uniti sta diminuendo in modo enorme, stiamo aprendo i ristoranti, le scuole, i teatri a New York. Penso che il suo cuore sia al posto giusto: è un politico molto buono, solido, competente, capace sia come presidente che come essere umano».

Ha visto la notte dell’Academy? I premi, aperti alla diversità, sono stati giudicati troppo politicamente corretti. «Di solito non guardo gli Oscar. Penso che da anni la gente si lamentava perché avrebbero dovuto essere meno noiosi e più aperti: mi pare siano migliorati».

Il suo film non è uscito in Usa. «Sono convinto che come Un giorno di pioggia a New York si vedrà in sala e in streaming».

Nel film sottolinea la differenza tra cinema europeo e americano. «Già dopo la Seconda guerra mondiale quello europeo era un cinema artistico maturo, che puntava all’innovazione. Quello americano è rimasto immaturo, guidato dal profitto».

Prepara un nuovo progetto? «Sì. Per me Rifkin’s Festival è qualcosa di già lontano nel tempo. Ora sono concentrato solo sulla nuova creatura che ho scritto, un film che dovevo girare l’estate scorsa a Parigi, ma la pandemia ha rovinato tutto. Non appena ci riorganizzeremo, e il cinema tornerà in attività, spero di riuscire a girare».

Di cosa parlerà il suo cinquantesimo film? «Non posso svelare molto. Sarà un film sulla falsariga, in senso generale, di Match Point . Un’idea che funziona in una città europea come Parigi. Spero che il pubblico lo apprezzerà. Faccio del mio meglio e sono fortunato: in cinquant’anni di carriera il pubblico finora si è quasi sempre divertito».

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare; 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT