I funerali delle vittime del Monte Meron. Lutto in Israele
Commento di Deborah Fait
La scena dopo la strage
Nel campo nazista di Mauthausen qualcuno ha inciso su un muro questa frase che è un vero e proprio pugno nello stomaco: "Se Dio esiste, dovrà implorare per avere il mio perdono". Chi l'ha scritta è probabilmente passato per il camino come milioni di altri ebrei e io non potrei essere più d'accordo con lui o lei, chiunque fosse. Per quello che è successo durante il periodo nazifascista d'Europa, lo sterminio del popolo ebraico, Dio deve ancora essere perdonato e solo chi è morto lassù in Europa, nei campi di Polonia, nelle fosse comuni, nelle sinagoghe date alle fiamme, potrebbe farlo. Nessun altro. Per chi ha fede queste mie parole potrebbero sembrare una bestemmia ma è esattamente quello che penso. Mi è venuta alla mente questa frase terribile mentre si svolgevano i funerali delle 45 vittime del Monte Meron perché ho sentito alla TV israeliana qualcuno invocare piangendo il nome di Dio .
Questa tragedia non ha nulla a che vedere con il misticismo e la fede ma con gli uomini, i loro errori e il loro fanatismo. Il mio dolore è misto a rabbia perché non dovevano andare sul monte 90.000 persone, al massimo le strutture erano state preparate per diecimila, non uno di più. Ecco l'errore della polizia che ha lasciato passare tutti perché a un certo tipo di religiosi è vietato dire di no. Ed ecco il fanatismo quando decine di migliaia di persone si sono riversate tutte insieme a pregare, cantare, ballare alla memoria del rabbino Shimon bar Yochai, un grande mistico della Torah, secondo la tradizione autore dello Zohar che è la base della mistica ebraica della Cabbalà. Egli disse: "Ballate e festeggiate il giorno della mia morte perché per me questo è il giorno della felicità". Ogni anno nel giorno di Lag ba Omer, partono autobus di pellegrini verso la tomba del grande rabbino per pregare, ballare e festeggiare. Anche quest'anno hanno ballato e cantato le lodi al rabbi e all'Altissimo ma qualcosa è accaduto, erano in troppi, qualcuno è scivolato creando la valanga umana che ha travolto decine di persone dando inizio alla tragedia e alla fine dei festeggiamenti. La folla è sempre pericolosa ma quando è così numerosa e stipata, gli uni attaccati agli altri, diventa un'arma mortale ed è accaduto spesso. Ricordiamo quanto accadde a Piazza San Carlo a Torino, ricordiamo la strage dello stadio di Heysel a Bruxelles, 39 morti di cui 32 italiani. La tragedia del Monte Meron era una tragedia annunciata di cui Israele, già tanto colpita dai lutti del terrorismo, non aveva bisogno. Quando finiremo di seppellire i morti a decine? Tra sabato notte e domenica tutte le vittime, avvolte nei loro tallit (scialli di preghiera), sono state sepolte, c'è chi ha perso parte della famiglia, chi ha visto morire il figlio tredicenne e ha sentito, senza poterlo aiutare, le sue parole "Papà sto morendo" e poi quel bimbo, forse da poco diventato Bar Mitzvà, è riuscito anche a sussurrare, prima di chiudere gli occhi per sempre "Shemà Israel…".
La più giovane delle vittime aveva nove anni e non si può accettare che il proprio bambino muoia durante una festa dedicata alla fede. Chi era presente ed è sopravvissuto ha raccontato che si sentiva echeggiare in continuazione la preghiera dello Shemà, la più importante per noi ebrei. Ho visto le immagini, ho sentito le preghiere e i lamenti e ho pianto. Quel bambino aveva solo 13 anni e l'altro ne aveva nove e altri 14. Non solo, chi è morto tra gli adulti ha lasciato 5, 6 bambini orfani, tutto è una tragedia, tutto è terribile e non doveva accadere! Provo una pena enorme per le famiglie rimaste orfane e, pur da eretica quale sono, provo gioia per la loro fede che li consola delle gravi perdite. Un giovane religioso ventitreenne, di nome Moti, ha detto "Se Dio vuole che qualcosa succeda, noi non dobbiamo avere domande da fargli". Non ho dubbi che dal suo punto di vista sia giusto ma questa volta lasciamo in pace Dio e facciamo un po' di domande agli uomini, devono spiegare perchè hanno permesso che tutto ciò accadesse. Devono spiegarlo i fedeli esageratamente numerosi che hanno messo in pericolo se stessi e gli altri e devono spiegarlo quelli che li hanno lasciati entrare a migliaia. Israele è in lutto.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"