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Ma come, i libri delle scuole palestinesi sarebbero antisemiti?
Analisi di di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Stupore all'interno del Parlamento europeo, che ha appena inviato un severo monito all'UNRWA dopo aver scoperto nei libri di testo dell'Autorità palestinese utilizzati dall'organizzazione, istigazione alla violenza, al terrorismo, al martirio ed all'antisemitismo. Certo, da anni le ONG israeliane si sgolavano a ripeterlo, documenti alla mano; ma questi documenti erano in arabo e gli europei a quanto pare non si fidavano delle traduzioni fatte dagli specialisti israeliani, nemmeno dinanzi a caricature così esplicite da commentarsi da sole. Anno dopo anno la stampa occidentale ha fatto eco alle smentite indignate dei dirigenti di Ramallah accompagnate da commenti a dir poco scortesi sullo Stato ebraico.
Una scuola dell'Unrwa a Gaza, trasformata in deposito di missili da Hamas Ovviamente non possiamo che accogliere con favore questa tardiva consapevolezza del Parlamento europeo. Nella sua relazione annuale sul bilancio, presentata mercoledì scorso 28 aprile, si stabilisce che il Parlamento deve ora garantire che i fondi che eroga non vadano a una causa o ad un organo direttamente o indirettamente legato al terrorismo o ad una radicalizzazione, sia essa religiosa o politica. Va detto che Anthony Blinken, il nuovo Segretario di Stato americano, aveva già lanciato un severo monito all'Autorità Palestinese - che si era affrettata a protestare contro un'ingiusta accusa. Sempre in questo mese, il Primo Ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha dichiarato alla Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento europeo che i libri di testo erano stati aggiornati e che le denunce non avevano più ragione d’essere. Vorremmo poterci credere. Soprattutto perché forse parlava di quello che stava succedendo nei territori palestinesi ma in nessun caso di quello che sta ancora accadendo a Gaza dove Hamas non nasconde il suo desiderio di distruggere Israele e dove i bambini vengono reclutati fin dalla più giovane età e spinti in prima fila nei cortei delle manifestazioni. Ciò che è purtroppo fuori dubbio, è il fatto che generazione dopo generazione, i giovani palestinesi educati nelle scuole dell'UNWRA, sono cresciuti nell'odio verso ebrei e Israele, un Paese che non compare sulla loro carta geografica e di cui chiedono, senza porsi alcun dubbio, la distruzione con tutto il loro cuore. Possiamo ancora sperare che non sia troppo tardi, che nuovi libri di testo sostituiranno presto quelli vecchi e inviteranno i bambini a conoscere meglio i loro vicini ebrei? Potrebbe anche essere se non consideriamo un enorme ostacolo, l'elefante nella stanza che si fa finta di non vedere: il rifiuto da parte dei palestinesi di accettare l'idea stessa di uno Stato ebraico. Questo è il vero ostacolo in tutti i tentativi di trovare una soluzione o un compromesso. Questa non è un'obiezione di principio, ma qualcosa di viscerale. E’ necessario ascoltare Abu Mazen quando accusa gli ebrei di “contaminare la santa spianata delle moschee con i loro piedi sporchi.” Dobbiamo anche considerare i notevoli sforzi compiuti dai palestinesi e dai loro alleati per negare agli ebrei e all’ebraismo qualsiasi collegamento con Gerusalemme e con la Terra di Israele e quelli per appropriarsi dei luoghi sacri agli ebrei. È difficile essere ottimisti di fronte a questi presupposti, anche se dobbiamo accogliere con favore la decisione del Parlamento europeo.
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