Partire da Adamo ed Eva Commento di Elena Loewenthal
Testata: La Stampa Data: 29 aprile 2021 Pagina: 31 Autore: Elena Loewenthal Titolo: «Quell'impulso perenne che ci riporta a Adamo ed Eva»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/04/2021, a pag.31, con il titolo "Quell'impulso perenne che ci riporta a Adamo ed Eva" il commento di Elena Loewenthal.
Elena Loewenthal
Adamo ed Eva secondo Dürer
La prima voce del verbo desiderare viene al mondo con Eva. In un cosmo biblico disegnato dalla perfetta simmetria fra la parola divina e la materia — Dio le dice e le cose diventano realtà — la donna nasce perché Adamo, e con lui il creato, ne sentono la mancanza. Eva è il dettato di un bisogno, di un'assenza patita: l'uomo «sente» di volere qualcosa «di fronte a sé», dice letteralmente il testo. Per quanto promettente, questo destino del femminile è stato purtroppo più una condanna che un privilegio lungo tutta la storia. Ma, certo è che il desiderare, cioè la consapevolezza primaria della mancanza, l'aspirazione a varcare i confini della realtà per spingersi oltre, per avere di più, per essere diversi, è da allora un istinto fondamentale. Da Adamo — ed Eva — in poi siamo tutti esseri irrimediabilmente desideranti, spinti a cercare e diventare quello che ancora non siamo, quello che non abbiamo più. Desiderare è un gesto quotidiano dell'animo, è un impulso che ci muove mille volte al giorno, nei momenti piccoli e in quelli grandi. E' la materia di cui siamo fatti, lo «stato di affezione dell'io consistente in un impulso volitivo verso un oggetto esterno». Uno stato che per definizione non è mai inerte ma sempre in movimento. L'atto del desiderare è infatti anche ciò che ci riporta alle origini, a quel confine fisico e metafisico che cambia il mondo nell'istante in cui, come spinto da una fatale illuminazione, Adamo si accorge che gli manca qualcosa che è invece necessario, urgente, confortante. Quel momento in cui l'assenza diventa consapevolezza della imperfezione del creato e Adamo chiede a Dio di rimediare. Ma la donna che nella Bibbia sigla l'opera divina con la sua presenza ultima è, in fondo, l'eco di un'altra mancanza, di un altro desiderio: quello di Dio che decide di ritrarre sé stesso per dare spazio e tempo al mondo, cioè crearlo. Ecco perché «desiderare» evoca il moto perenne che anima la vita, dalle stelle e verso le stelle — de sidera ad sidera - che dice tutto di quello che siamo e sentiamo. L'impulso del desiderio, dunque, ciò che ci fa continuamente diventare esseri desideranti, è senza dubbio il campo di indagine più vasto, interessante ma anche enigmatico di tutto l'umano. «Nullo desidera quello che ha, ma quello che non ha, che è manifesto difetto», ci spiega Dante nel Convivio. E più che mai desideranti siamo, in questo tempo presente fatto di mancanze, rinunce, distanze. Desideranti di riavere ed essere ciò che avevamo, ciò che eravamo e non siamo più.
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