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La Stampa Rassegna Stampa
29.04.2021 Partire da Adamo ed Eva
Commento di Elena Loewenthal

Testata: La Stampa
Data: 29 aprile 2021
Pagina: 31
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Quell'impulso perenne che ci riporta a Adamo ed Eva»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/04/2021, a pag.31, con il titolo "Quell'impulso perenne che ci riporta a Adamo ed Eva" il commento di Elena Loewenthal.

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Elena Loewenthal

File:Durer Adam and Eve.jpg - Wikipedia
Adamo ed Eva secondo Dürer

La prima voce del verbo desiderare viene al mondo con Eva. In un cosmo biblico disegnato dalla perfetta simmetria fra la parola divina e la materia — Dio le dice e le cose diventano realtà — la donna nasce perché Adamo, e con lui il creato, ne sentono la mancanza. Eva è il dettato di un bisogno, di un'assenza patita: l'uomo «sente» di volere qualcosa «di fronte a sé», dice letteralmente il testo. Per quanto promettente, questo destino del femminile è stato purtroppo più una condanna che un privilegio lungo tutta la storia. Ma, certo è che il desiderare, cioè la consapevolezza primaria della mancanza, l'aspirazione a varcare i confini della realtà per spingersi oltre, per avere di più, per essere diversi, è da allora un istinto fondamentale. Da Adamo — ed Eva — in poi siamo tutti esseri irrimediabilmente desideranti, spinti a cercare e diventare quello che ancora non siamo, quello che non abbiamo più. Desiderare è un gesto quotidiano dell'animo, è un impulso che ci muove mille volte al giorno, nei momenti piccoli e in quelli grandi. E' la materia di cui siamo fatti, lo «stato di affezione dell'io consistente in un impulso volitivo verso un oggetto esterno». Uno stato che per definizione non è mai inerte ma sempre in movimento. L'atto del desiderare è infatti anche ciò che ci riporta alle origini, a quel confine fisico e metafisico che cambia il mondo nell'istante in cui, come spinto da una fatale illuminazione, Adamo si accorge che gli manca qualcosa che è invece necessario, urgente, confortante. Quel momento in cui l'assenza diventa consapevolezza della imperfezione del creato e Adamo chiede a Dio di rimediare. Ma la donna che nella Bibbia sigla l'opera divina con la sua presenza ultima è, in fondo, l'eco di un'altra mancanza, di un altro desiderio: quello di Dio che decide di ritrarre sé stesso per dare spazio e tempo al mondo, cioè crearlo. Ecco perché «desiderare» evoca il moto perenne che anima la vita, dalle stelle e verso le stelle — de sidera ad sidera - che dice tutto di quello che siamo e sentiamo. L'impulso del desiderio, dunque, ciò che ci fa continuamente diventare esseri desideranti, è senza dubbio il campo di indagine più vasto, interessante ma anche enigmatico di tutto l'umano. «Nullo desidera quello che ha, ma quello che non ha, che è manifesto difetto», ci spiega Dante nel Convivio. E più che mai desideranti siamo, in questo tempo presente fatto di mancanze, rinunce, distanze. Desideranti di riavere ed essere ciò che avevamo, ciò che eravamo e non siamo più.

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