Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/04/2021, a pag. 32, l'intervista di Leonetta Bentivoglio a Zubin Mehta dal titolo "Zubin Mehta: 'Non ho l'età per ritirarmi dalla musica' ".
Zubin Mehta
Domani Zubin Mehta — uno dei rari e pregiati campioni del podio che hanno costruito la storia dell'interpretazione musicale nella seconda metà del Novecento — celebra il suo 85esimo compleanno. L'anniversario lo coglie in piena attività, scatenato fra un impegno e l'altro nel mondo. «Ora sono a Berlino per dirigere i Berliner Philharmoniker», racconta al telefono col consueto tono entusiasta. «Qui ho appena eseguito un programma composto da un pezzo di Olivier Messiaen e dalla Nona Sinfonia di Bruckner». Inoltre, su invito dell'amico Daniel Barenboim («ci conosciamo da quando studiavamo da ragazzi a Vienna in una classe dove c'era pure Claudio Abbado, una specie di fratello che mi manca sempre»), Zubin ha diretto pochi giorni fa, alla testa del Boulez Ensemble, il Pierrot Lunaire di Schönberg nella Boulez Saal che sta dentro la Barenboim-Said Akademie, scuola animata dallo stesso spirito "dialogico" della West-Eastern Divan, l'orchestra di Barenboim che miscela musicisti arabi ed ebrei. «Si tratta di un'accademia di musica e studi umanistici che Daniel segue con cura ed esiti di successo», spiega Mehta, il quale è nato in India e vive negli Stati Uniti, pur se con assidui e trionfali approdi europei. Gira soprattutto fra l'Italia, la Germania e l'Austria, beniamino riverito dai Wiener Philharmoniker, oltre che dai Berliner. Legatissimo a Israele, ha guidato per mezzo secolo la Filarmonica israeliana.
Lei pare inarrestabile, Maestro. L'età non conta per i direttori? Eppure è stato malato, e in febbraio per motivi di salute rinunciò alla "Salome" alla Scala. «Tempo fa ho avuto un tumore, questo lo sanno tutti. Ma l'ho superato grazie ai magnifici medici che si sono presi cura di me a Los Angeles. Il mio chirurgo era siriano, il capo dell'équipe veniva da Israele, un oncologo era greco e l'altro tedesco, e le biopsie erano affidate a un indiano. Non c'era neppure uno statunitense! Dall'episodio di Milano, dove provando "Salome" ho avuto una lieve ischemia, mi sono ripreso alla perfezione. È vero: l'età non conta. Un direttore d'orchestra non si ritira mai: il mestiere ci mantiene in forma e io mi sento pronto a nuove imprese».
In maggio l'attende Firenze, teatro del suo cuore, di cui è direttore onorario a vita. «Il Maggio Musicale Fiorentino è un po' la mia famiglia: il rapporto con l'orchestra dura da decenni, e a Firenze ho una casa che amo molto. Sono in sintonia col sovrintendente Pereira e con il sindaco Nardella, il quale ha annunciato che il mio compleanno sarà festeggiato il 19 maggio nella Cavea all'aperto, sul tetto del teatro, con Tosca in forma di concerto. Bello poter contare su di lui. Ben diverso dall'ex sindaco di New York Ed Koch, che in undici anni non venne mai a un mio concerto con la New York Philharmonic. Ma che ebreo sei, gli chiesi, se non ti piace la musica?».
Per il Maggio Fiorentino lei sarà in giugno sul podio dell'opera verdiana "La forza del destino". «E ancor prima, con l'orchestra di Firenze, andremo a Salisburgo per il Festival di Pentecoste. Faremo pure un concerto ad Atene e un altro a Budapest, e in ottobre un tour in Cina».
Invece ha interrotto la sua intesa con la Filarmonica d'Israele. «Per me Israele è stata una patria d'affezione. Quando scoppiò la Guerra dei Sei Giorni volli andarci subito su un aereo El Al, seduto sopra casse di munizioni, per poi recarmi a dirigere un concerto con l'elmetto in testa: ho considerato sempre la musica come uno strumento di militanza pacifica fondamentale. Ma dopo quattromila concerti con l'orchestra israeliana, adesso ho detto basta. Oggi non mi trovo d'accordo con le idee del primo ministro Netanyahu, che ha spaccato il Paese in fazioni opposte».
La Sony ha fatto uscire di recente una monumentale edizione completa delle sue incisioni, comprendente un centinaio di cd. «L'epoca del disco è finita Su YouTube si trova ormai qualsiasi cosa. Doloroso vedere che negli Usa tutti i negozi di dischi hanno chiuso».
Crede nella ripartenza dell'arte dopo la pandemia? «Certo! Gli artisti devono avere fiducia nel futuro. Qui a Berlino, dirigendo la Nona di Bruckner, ho capito i limiti tremendi dello streaming. È un po' come se quella Sinfonia terminasse in cielo e noi musicisti, storditi dal clima di sospensione conclusivo, siamo rimasti soli sulla scena a guardarci l'un l'altro. Mancava l'interlocutore-chiave: il pubblico. La musica dev'essere un dialogo vivo, concreto, e tornerà presto a risuonare per platee reali».