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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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La capra del signor Abu Mazen 24/04/2021
La capra del signor Abu Mazen
Analisi di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

A destra: Abu Mazen


Lo scorso gennaio, il Presidente dell'Autorità palestinese aveva annunciato la sua decisione di indire elezioni nell'Autorità palestinese e nella Striscia di Gaza, sia per il parlamento palestinese che per la presidenza dell'Autorità palestinese. Una decisione più volte rimandata. Va detto che il mandato di Mahmoud Abbas, eletto nel 2005 per un periodo di cinque anni, era scaduto dopo dieci anni. Quanto al parlamento eletto nel 2006, anch’esso per un periodo di cinque anni, aveva perso già da tempo ogni legittimità. Va notato che né l'Occidente in generale né l'Unione europea in particolare, hanno mai tentato di essere scortesi nel commentare questi fatti. Perché allora procedere con queste elezioni? Gli ultimi due anni sono stati disastrosi per i leader di Ramallah. 

Il Presidente Trump ha trasferito l'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme ; ha riconosciuto la sovranità israeliana su tutta la città e ha anche tagliato gli aiuti americani ai palestinesi. Gli Accordi di Abramo hanno inferto un colpo fatale al dogma secondo cui non può esserci normalizzazione con i Paesi arabi senza una soluzione alla questione palestinese. 

L'arrivo al potere di Joe Biden e della sua amministrazione democratica è stato quindi accolto con entusiasmo a Ramallah. Lo svolgimento delle elezioni aveva un duplice scopo: garantire la legittimità delle istituzioni palestinesi e al contempo perpetuare la finzione di un'Autorità palestinese che parla con una sola voce. Finzione perché nel 2007 Hamas ha cacciato i rappresentanti di questa Autorità fuori dalla Striscia di Gaza con un sanguinoso colpo di Stato e da allora i fratelli nemici hanno intrapreso una guerra silenziosa. Ramallah, considerato l'unico rappresentante legittimo dei palestinesi, ha tagliato i viveri a Gaza, che sopravvive solo grazie all’iniezione di milioni di dollari che il Qatar eroga ogni mese. Hamas fomenta disordini nei territori controllati dal suo rivale e le sue cellule clandestine si stanno preparando allo scontro. Alla luce di questa feroce rivalità, non è chiaro però come il risultato elettorale potrebbe essere accolto dalla parte perdente. Abu Mazen deve anche tener conto della frammentazione di Fatah, il partito al governo, che presenta non meno di tre liste concorrenti. Americani ed europei, lungi dal congratularsi con il vecchio leader per la sua iniziativa, hanno difficoltà a nascondere i loro dubbi, per non dire la loro preoccupazione, di fronte a un processo che rischia di portare al potere attraverso legittime elezioni, Hamas, considerato da molti Paesi un'organizzazione terroristica. Questo movimento, affiliato alla Confraternita dei Fratelli Musulmani, non nasconde il suo obiettivo di instaurare un califfato islamico sulle rovine dello Stato di Israele e dell'Autorità palestinese. Così Abu Mazen sta cercando una via d'uscita e, come nella favola, vorrebbe portare fuori la capra che ha così imprudentemente introdotto. Chiede quindi che i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est possano votare ... negli uffici postali israeliani. In tutto e per tutto si tratta di circa seimila persone. Di fronte al rifiuto israeliano, l'Unione Europea ha suggerito un compromesso: farli votare al consolato dell'uno o dell'altro dei Paesi membri. Abu Mazen rifiuta e minaccia di rinviare o annullare le elezioni…facendo ricadere la colpa su Israele.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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