Horror politico
Commento di Diego Gabutti
Ciro e Beppe Grillo
Gli spettacoli indecorosi, nel paese del bunga-bunga e dei movimenti No Tav & No Vax, non dovrebbero impressionare nessuno. Ma persino da noi, nel paese di Casa Pound e dei centri sociali anarcoinsurrezionalisti, ancora nessun capo politico s’era spinto fino a gonfiare le vene del collo e a stronfiare fiamme dal naso per difendere il proprio figlio da una circostanziata accusa di stupro: non è stato lui, in compagnia dei suoi compari di branco, a stuprare la ragazza, ma è stata la ragazza, una sciacquetta, a chiedere per favore d’essere ubriacata e strapazzata.
Leader Elevato dei populisti italiani, o meglio Padre dei Populisti come Baffone era il Padre dei Popoli, è una vergogna che ai giornali e alle tivù sia consentito mancargli di rispetto parlando di questa ridicola accusa, quando dovrebbero ignorarla per amore della verità. Quale verità? Be’, la verità che tutti conosciamo, e che i cosiddetti stupratori, purtroppo inascoltati, non fanno che ripetere, cioè che le ragazze gli stupri se li cercano. Ancora si capisce che si processino gli stupratori senza pedigree (o i nemici politici accusati senza uno straccio di prova, ma solo perché così dixit Marco Travaglio, e perché così fa comodo al movimento vaffista e alleati PD). Ma il figlio dell’Elevato! Con che coraggio la magistratura (che ha sempre ragione solo finché procede contro chi è sulla lista nera dei virtuisti) pretende di processare l’erede dell’Elevato, innocente e «perseguitato» per definizione? Mio figlio! Trattato come un teppista di bassi natali! Un bravo ragazzo! Magari un po’ «coglione», in mutande e senza, col «pisello» di fuori! Che voleva soltanto divertirsi con gli amici! E con un’amica! Ecco, non s’era mai visto, sentito o anche soltanto immaginato nulla di simile, nemmeno nella Corea del nord, nemmeno nelle distopie di George Orwell. Un «capo politico» che apertamente e pubblicamente, urlando come un invasato e schizzando saliva, pretende d’essere al di sopra della legge insieme a un suo familiare circostanziatamente accusato di stupro di branco è un unicum nella storia universale.
Tacciano i giornali, la magistratura insabbi e la ragazza sia trattata come merita, da troietta e da ricattatrice. Una simile pretesa, da parte d’un capo politico, d’un leader di partito, non ha semplicemente precedenti. In qualunque altro paese, naturalmente, dare del «capo politico» a Beppe Grillo, e del «partito» al balengarium che oggi approva in coro la mossa dadaista dell’Elevato, suonerebbe (a scelta) come una barzelletta o una bestemmia. Guardiamoci in faccia: il problema non è la famiglia Grillo e non è nemmeno il Movimento 5 Stelle, il problema sono gl’italiani che hanno votato in massa il vaffismo e che ancora (sbaglierò) non se ne sono pentiti abbastanza.
Diego Gabutti