Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 20/04/2021, a pag.10, con il titolo "Israele arma la Grecia e Leonardo va" l'analisi di Michele Giorgio.
Michele Giorgio non perde occasione per descrivere - a torto - Israele come Paese guerrafondaio e produttore di armi anche per il mercato estero, omettendo il fatto che tutti gli Stati, Italia inclusa, si comportano in modo analogo sfruttando le potenzialità di mercato dell'industria militare. Nello stesso tempo, anche se con i consueti toni ostili allo Stato ebraico, Giorgio dà la notizia dell'accordo con la Grecia, che non compare sugli altri quotidiani oggi in edicola.
Ecco l'articolo:
Michele Giorgio
Festeggiavano ieri i vertici di Leonardo, azienda del settore militare di cui è maggior azionista il ministero dell'Economia e delle Finanze italiano. II titolo in borsa è salito del 3,52% grazie all'accordo del valore di 1,35 miliardi di euro siglato venerdì da Grecia e Israele che coinvolge anche l'azienda italiana. Nel centro di addestramento per l'aviazione ellenica che verrà costruito e gestito per 22 anni dal ministero della difesa di Tel Aviv e dall'appaltatore israeliano Elbit Systems, ci saranno anche 10 velivoli da addestramento M-346 di Leonardo. Sono 300 i milioni di euro che incasserà l'azienda italiana che quest'anno punta a ordini per 14 miliardi di euro.
LA PARTE DEL LEONE sarà di Israele. Il ministro della difesa Benny Gantz non ha nascosto la soddisfazione per il livello di cooperazione raggiunto con la Grecia. «Sono certo - ha previsto che (l'accordo) rafforzerà ulteriormente i rapporti tra Israele e Grecia». Elbit riammodernerà i velivoli T-6 della Grecia e fornirà anche addestramento, simulatori e supporto logistico. Domenica le forze aeree israeliane e greche hanno avviato un'esercitazione congiunta in Grecia proseguendo la collaborazione già vista a Creta quando i piloti delle due parti si erano addestrati insieme ad aggirare una batteria S-300, il sistema di difesa aerea di fabbricazione russa dispiegato anche in Siria e Iran. Nelle scorse settimane si sono svolte anche manovre navali congiunte.
ISRAELE, GRECIA E CIPRO hanno avanzato negli ultimi mesi i piani per costruire un cavo elettrico sottomarino da 2.000 megawatt e un gasdotto sottomarino di 1.900 km. Progetto ai quali la rivale Turchia ha replicato inviando navi per la prospezione del gas in acque rivendicate dalla Grecia e di perforazione in un'area in cui Cipro rivendica i diritti esclusivi. Grecia e Turchia, entrambe nella Nato, l'anno scorso sono arrivate vicine a un nuovo conflitto armato ma le tensioni poi si sono allentate.
L'ACCORDO MILITARE tra Tel Aviv e Atene del valore di 1,35 miliardi di euro rientra indirettamente nella partnership al centro dell'incontro ospitato la scorsa settimana nella città cipriota di Paphos che ha visto aggiungersi ai ministri degli esteri di Cipro, Grecia e Israele - Nikos Christodoulides, Nikos Dendias e Gabi Ashkenazi - il capo della diplomazia degli Emirati, Anwar Gargash. Una presenza che conferma quanto la sicurezza e gli accordi militari siano i pilastri veri dell'Accordo di Abramo, la recente normalizzazione dei rapporti tra Israele e quattro paesi arabi La leadership israeliana a Paphos è stata evidente. «Questa nuova partnership strategica si estende dalle rive del Golfo Persico al Mediterraneo e all'Europa. Questo incontro è uno dei risultati dei cambiamenti avvenuti in Medio oriente nell'ultimo anno», ha sottolineato nel suo intervento il ministro degli esteri israeliano Gabi Ashkenazi «Siamo geograficamente vicini - ha aggiunto-e condividiamo una visione simile del Medio oriente e del suo futuro».
ASHKENAZI NON HA MANCATO a Paphos di ribadire che Israele farà di tutto per impedire che l'Iran possa dotarsi di armi nucleari, lasciando intendere che non esiterà a usare anche la forza militare lasciando intendere che non esiterà a usare anche la forza militare e che la sua centrale di Dimona non è soggetta a controlli internazionali. Ha sorvolato sul fatto che il suo paese è l'unico in Medio oriente a possedere ordigni atomici. Il suo collega emiratino Gargash ha poi confermato che i rapporti con lo Stato ebraico equivalgono a una «visione strategica alternativa» volta a rafforzare la «sicurezza regionale».
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