Quale futuro per la Siria? Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 19 aprile 2021 Pagina: 26 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Quale futuro per la Siria»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 19/04/2021, a pag.26 con il titolo "Quale futuro per la Siria", l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Asma e Bashar Assad
Ieri il regime di Damasco ha fissato le elezioni presidenziali per il prossimo 26 maggio, senza alcuna intesa né con le opposizioni curde e arabe, né con la comunità internazionale. Una farsa che vedrà Bashar al Assad eletto per la terza volta, esattamente dieci anni dopo la tragedia di un conflitto di proporzioni inaudite: oltre 470mila morti e 100mila scomparsi; violenze, stupri di massa e il genocidio della minoranza yazida; 11 milioni fra sfollati e rifugiati in Iraq, Turchia, Giordania e Libano; un'economia in caduta libera e il 90% della popolazione al di sotto della soglia di povertà; metà degli ospedali e delle scuole distrutte; il 70% della popolazione senza accesso all'acqua potabile. Bashar al Assad ha vinto e regna su uno stato fallito e in rovina, grazie al sostegno della Russia di Vladimir Putin, delle milizie Hezbollah di Hassan Nasrallah e all'Iran dell'ayatollah Khamenei. La Turchia di Erdogan, con l'operazione Scudo dell'Eufrate governa direttamente una porzione del nord della Siria, usando anche le milizie islamiste di Hayat Tahrir al-Sham vicine ad Al Qaeda, con l'unico obiettivo di attaccare e contenere i curdi del Rojava, l'unico vero alleato dell'occidente nel lungo conflitto siriano. Il recente viaggio di Papa Francesco nel vicino Iraq ha mostrato al mondo un Paese ancora con mille difficoltà, ma con i segni evidenti della ricostruzione a Erbil, e Mosul e Qaraqosh, nel cuore della piana di Ninive.
Idlib, Siria
Nella Siria di Assad pacificata con il terrore, invece nulla: nessuna ricostruzione e nessuna speranza. E gli alleati del regime di Damasco, Russia e Iran, non sono certo nella condizione di finanziare alcun progetto post bellico di rinascita del Paese. L'Europa può essere dunque la chiave per il futuro della Siria. Pochi giorni fa si è conclusa a Bruxelles la 5" Conferenza sul futuro della Siria con delegati di 55 Paesi. In due giorni sono stati raccolti 5,3 miliardi di dollari per la ricostruzione, ma l'assenza di una vera transizione politica a Damasco e le sanzioni ancora in vigore, rendono praticamente impossibili investimenti diretti nel Paese. È urgente dunque una nuova azione della comunità internazionale per riprendere il dialogo politico fra tutti le parti coinvolte nel conflitto, come indicato dalla Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza: una nuova costituzione per una Siria federale sotto la supervisore delle Nazioni Unite, elezioni libere, giustizia per i crimini di guerra commessi. In attesa che questo processo prenda l'avvio, Europa e Usa potrebbero però fin da subito iniziare a finanziare progetti di ricostruzione nelle aree non controllate del regime, a cominciare dall'area curda del nord della Siria (Rojava), governata dalle Sdf (Syrian Democratic Force), la coalizione fra curdi, arabi e assiri che ha svolto un ruolo fondamentale nella sconfitta di Isis. In questo quadro, l'Italia potrebbe avere un ruolo importante anche alla luce dei nuovi impegni che assumerà il prossimo anno con la guida della missione Nato in Iraq e per la grande esperienza maturata nelle iniziative di ricostruzione post bellica in molte aree del mondo.
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