Elezioni palestinesi, probabile il rinvio Commento tendenzioso di Michele Giorgio
Testata: Il Manifesto Data: 18 aprile 2021 Pagina: 8 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Rinvio più vicino per il voto che Hamas non deve vincere»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 18/04/2021, a pag.8, con il titolo "Rinvio più vicino per il voto che Hamas non deve vincere" l'analisi di Michele Giorgio.
Oggi Michele Giorgio è l'unico a riportare notizia del probabile rinvio delle elezioni palestinesi, previste per maggio (legislative) e luglio (presidenziali), e del conflitto interno alla leadership araba palestinese. Lo fa però, come sempre, in modo tendenzioso e omissivo: nessun riferimento a violenza e terrorismo di Hamas, che viene invece descritto come un qualunque partito, mentre Israele è dipinto come occupante e aggressore.
Ecco l'articolo:
Michele Giorgio
Abu Mazen
«Non fare il mio nome, mi raccomando, nei prossimi giorni ci sarà una riunione dei vertici dell’Olp e di Fatah per decidere in via definitiva se confermare le elezioni. Posso già dirti che l'idea è quella di rinviarle o annullarle con una serie di motivazioni, ad esempio la pandemia. Le ragioni vere le conoscono tutti, sono la ribellione di Marwan Barghouti e la possibilità che Hamas vinca le elezioni legislative». Cosi ci spiegava ieri un collega della Pbc, l'ente radiotelevisivo dell'Autorità nazionale palestinese.
Marwan Barghouti, condannato a 5 ergastoli
NON È DETTA L'ULTIMA PAROLA. Ma, come si aspettavano in tanti, la possibilità che il voto nei Territori occupati sia annullato a poco più di un mese dalla data stabilita del 22 maggio - si sono registrati il 93% degli aventi diritto e 36 liste - diventa sempre più concreta con il passare dei giorni. Di pari passo ai risultati dei sondaggi che danno perdente il partito Fatah, spina dorsale dell'Anp a vantaggio del movimento islamista Hamas. Cosi come dicono che Marwan Barghouti, popolare dirigente di Fatah e il più noto dei prigionieri in carcere in Israele, vincerà senza problemi se si candiderà alle presidenziali del 31 luglio contro il presidente Abu Mazen. D'altronde le pressioni dietro le quinte sull'Anp si sono fatte più intense in questi giorni. Il governo israeliano non ha quasi detto una parola sul voto palestinese ma attraverso i media fa sapere che una vittoria di Hamas riceverà la stessa accoglienza del 2006, quando i parlamentari del movimento islamico eletti in Cisgiordania furono arrestati dall'esercito. Altrettanto note sono le «preoccupazioni» di Egitto e Giordania che non vogliono un governo islamista in Cisgiordania oltre che a Gaza sotto il controllo pieno di Hamas dal 2007.
TEMONO LA SCONFITTA DI FATAH e Abu Mazen anche Stati uniti ed Europa. E il Dipartimento di stato, attraverso le dichiarazioni di un suo anonimo funzionario rilasciate al quotidiano palestinese Al Quds, ha dato di fatto la sua benedizione al rinvio delle elezioni facendo sapere che non si opporrà a una decisione in tal senso dell'Anp, anche perché una vittoria di Hamas porrebbe fine alla prospettiva della soluzione a Due Stati. Come se fosse ancora possibile realizzarla e non fallita da lungo tempo a causa della massiccia colonizzazione israeliana della Cisgiordania. «Gli Usa sostengono e incoraggiano elezioni libere, eque, trasparenti ovunque, se possibile», ha affermato il funzionario. Tuttavia, ha aggiunto, «sono consapevoli delle sfide che affrontano i palestinesi, tra cui il coronavirus, i problemi economici e l'esistenza di due governi in Cisgiordania e Gaza». E ieri, nel giorno dedicato dai palestinesi ai prigionieri politici, sono stati proprio i detenuti di Fatah in carcere in Israele ad esortare Abu Mazen ad annullare il voto se, come sembra, non potranno parteciparvi i residenti a Gerusalemme Est. Ed è probabile che con questa motivazione l'Anp fermerà la macchina elettorale a un mese dal voto.
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