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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Il caso Sarah Halimi: comunque sia, resta un punto interrogativo 17/04/2021
Il caso Sarah Halimi: comunque sia, resta un punto interrogativo
Analisi di Michelle Mazel

A destra: Sarah Halimi

(Traduzione di Yehudit Weisz)


La decisione della Corte di Cassazione del 14 aprile ha posto la parola fine a quattro anni di battaglie legali. La questione è risolta. Kabili Traoré che, il 4 aprile del 2017 ha fatto irruzione nella stanza della sua vicina, una pacifica pensionata di 65 anni, l'ha picchiata con violenza coprendola di insulti e ha provocato la sua morte scaraventandola dalla finestra, non sarà condannato. Ben tre periti psichiatrici sono giunti alla conclusione che, al momento dei fatti, l'assassino, senza una storia psichiatrica precedente ma con una fedina penale pesante, “era sotto l'effetto di un  episodio psicotico acuto”. Cosa volete, spiegano gli specialisti, la sua capacità di discernimento è stata annullata dall’uso di cannabis che arrivava fino a quindici spinelli al giorno. Tale mancanza di discernimento comporta, agli occhi della legge, un'assenza di responsabilità totale. L'articolo 122-1 del Codice Penale recita così: “La persona che, al momento dei fatti, si trovava sotto gli effetti di un disturbo psichico o neuropsichico che ha abolito il suo discernimento o il controllo delle sue azioni, non è penalmente responsabile”. E’ inutile sottolineare che il consumo di cannabis - e in tali quantità! - sia di per sé un reato penale.

LE MEURTRIER DE SARAH HALIMI... - Olivier Piacentini | Facebook
Kabili Traoré, l'assassino

“Stai andando fuori tema” ti verrà risposto. Eppure, la definizione di discernimento e, a maggior ragione, del suo annullamento, è sorprendentemente vaga. Per il diritto francese, l'abolizione del discernimento è l'incapacità da parte del colpevole di “intendere e volere”come già descritto nel diritto romano. Traoré quindi non sarebbe stato consapevole di quello che stava facendo, mentre stava infierendo sulla sua vicina e non avrebbe voluto ucciderla scaraventandola fuori dalla finestra del terzo piano. Il problema è che se l’è presa con l'unica ebrea che viveva in questo edificio di edilizia popolare a Belleville e che lui la conosceva personalmente da molto tempo. Vorremmo credere al puro caso, poiché secondo la giustizia lui era privo di capacità di giudizio. Eppure questo recidivo per traffico di droga, potrebbe essere stato radicalizzato in carcere; ha frequentato la moschea salafita Omar, in rue Morand nel distretto di Belleville; e aveva trascorso lì il giorno prima dell'omicidio, in abiti islamici tradizionali. Era stato urlando Allah Akhbar che si era accanito su questa vecchia signora indifesa, raddoppiando i colpi mentre recitava versetti del Corano, prima di afferrarla, trascinarla alla finestra e farla precipitare giù nel vuoto. Agli agenti di polizia che lo hanno arrestato, lui ha ammesso il crimine esclamando “Ho ucciso lo Shaitan” - il diavolo. Si è trattato allora di un crimine antisemita? Dopo il dibattito, la risposta alla domanda è stata decisa in senso negativo. Ammettere che l'assassino avesse preso di mira la sua vicina perché era ebrea, avrebbe potuto non adattarsi alla teoria dell'abolizione del discernimento.  Traoré sfugge quindi ai fulmini della giustizia; bloccato in un ospedale psichiatrico dove non ha accesso alla droga, sarà senza dubbio rilasciato un giorno, molto presto. Il suo avvocato, Maître Thomas Bidnic, si rallegra: la decisione è a norma di legge e la Corte di Cassazione “ha resistito alla demagogia diffusa”. È attualmente allo studio una revisione dell'articolo 122-1; se venisse adottata, l'aver fatto uso di droghe non comporterebbe più una irresponsabilità penale.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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