Prigioniera di Stalin e Hitler Recensione di Sergio De Benedetti
Testata: Libero Data: 15 aprile 2021 Pagina: 19 Autore: Sergio De Benedetti Titolo: «Margarete prigioniera sia di Stalin che di Hitler»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/04/2021, a pag.19, con il titolo "Margarete prigioniera sia di Stalin che di Hitler" il commento di Sergio De Benedetti.
La copertina (Il Mulino ed.)
Margarete Thüring nasce a Potsdam, città appena fuori Berlino, il 21 ottobre 1901. Diplomata maestra di scuola materna, a 20 anni aderisce alla Lega della Gioventù Comunista e nel 1922 sposa Rafael Buber, figlio del filosofo ebreo Martin, dal quale, nonostante la nascita di due figlie, Barbara e Judith, ben presto si separerà. Nel 1926 Margarete si iscrive al Partito Comunista Tedesco e due anni dopo, per le continue assenze da casa dovute agli impegni di partito, le viene sottratta la patria potestà delle bambine, affidate ai suoceri, cui farà seguito il divorzio ufficiale da Rafael l'anno successivo. Nello stesso 1929 Margarete diviene la compagna di Heinz Neumann, membro del Politburo e parlamentare del Reichstag. Costretti a fuggire con l'avvento di Hitler, i due si recano in Spagna e poi in Svizzera da dove, nel 1935, giungono a Mosca ed alloggiano presso l'Hotel Lux, abituale residenza di tutti i fuoriusciti comunisti tedeschi. Ma con lo stalinismo imperante che poco tollera il tipo di socializzazione non sovietica, nell'aprile 1937 Neumann viene arrestato, condannato e presumibilmente giustiziato poiché di lui si perde ogni traccia. Quale compagna di un "elemento socialmente pericoloso", anche Margarete viene arrestata alla fine dell'anno stesso e condannata a 10 anni di detenzione nel gulag di Karaganda, in Kazakistan. Il Patto Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939 consente a Margarete di rientrare in Germania ma nel contempo di conoscere un altro tipo di prigione, il lager di Ravensbrück, dove viene internata in quanto comunista. L'unica consolazione, in uno squallore tragico, sarà la conoscenza e l'amicizia con la giornalista e leader della resistenza ceka Milena Jesenská, negli Anni 20 grande amore impossibile di Franz Kafka. Liberata il 21 aprile 1945, torna dalla madre a Thierstein, Baviera, e nel 1947 andrà in Svezia per incontrare le figlie, dopo che le ragazze ed il padre avevano raggiunto Israele nel 1934 per sfuggire alle persecuzioni razziali. Nel 1949 il settimanale del Partito Comunista Francese, "Le lettres françaises", denuncia l'ingegnere e diplomatico sovietico Viktor Andrijovy Kravcenko per aver dichiarato il falso a proposito delle nefandezze perpetrate dai sovietici prima e durante il secondo conflitto mondiale. Kravcenko inviato a Washington nel 1943 nell'ambito dei rapporti bilaterali durante la guerra, aveva chiesto ed ottenuto asilo politico negli Stati Uniti ed aveva pubblicato nel 1946 il libro "Chose Freedom" (da noi nel 1948 "Ho scelto la libertà") che denunciava gli abusi staliniani. Tra i moltissimi testimoni presentati da ambo le parti durante il processo, Kravcenko chiama anche Margarete Buber Neumann (come lei stessa da tempo si faceva chiamare) che conferma e rincara la dose di tutto l'orrore possibile vissuto. La testimonianza procurerà a Margarete molta notorietà poiché incredibilmente internata prima in un gulag e poi in un lager. In seguito, lei stessa pubblicherà un libro che verrà tradotto in italiano con il titolo "Prigioniera di Stalin e Hitler" nel 1952. Per la cronaca, il processo (uno dei tanti definiti enfaticamente "del Secolo") vedrà la vittoria di Kravcenko e il risarcimento simbolico di un franco. Margarete sposerà nel 1955 il giornalista Helmut Faust e si stabilirà a Francoforte sul Meno dove il 6 novembre 1989 cesserà di vivere.
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