L'Islam e il voto in Germania Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 15 aprile 2021 Pagina: 15 Autore: Roberto Giardina Titolo: «L'Islam e il voto in Germania»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 15/04/2021, a pag.15 con il titolo "L'Islam e il voto in Germania" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
I musulmani in Germania sono cinque milioni, su 82 milioni di abitanti, e circa un milione ha il doppio passaporto, e voterà il prossimo 26 settembre. Durante i sedici anni dell'éra Merkel, in maggioranza non hanno votato per la Cdu/Csu, ma non perché la «C» sta per cristiano. Frau Angela, che dice quel che pensa, si è sempre dichiarata contraria all'ingresso della Turchia nell'Unione europea, anche mentre era di moda sostenere il contrario, soprattutto a sinistra. Ora è evidente che si sbagliavano. Io vivo a Berlino, la città turca più grande sul continente, con circa 250 mila emigrati dal Bosforo, forse di più, concentrati un tempo nel quartiere di Kreuzberg perché si trovava a ridosso del Muro, e non era piacevole abitarci. Ora è diventato di moda, i prezzi delle case e degli affitti sono saliti, e molti Deutschtürken sono stati costretti a traslocare. Sono integrati, ma i tedeschi si sono risentiti quando il giocatore della nazionale, Mesut Özil ha invitato alle sue nozze Erdogan, e ha dichiarato che indossa la maglia bianca di Beckenbauer ma la sua bandiera è quella con la mezzaluna, come è umano e comprensibile. Non sono i turchi musulmani a creare problemi, anche se hanno votato al 67% per Erdogan. Godono dei privilegi della democrazia, e si lasciano sedurre della rinascita di una grande Turchia. Sono gli islamici giunti negli ultimi anni, in gran parte nel 2015, quando Frau Merkel non chiuse le frontiere innanzi all'esodo dei disperati che giungevano attraverso i Balcani. Non erano tutti siriani, come si continua a credere, e non tutti erano operai specializzati in grado di trovare lavo- ro. Parecchi non si dimostrano grati per l'ospitalità, odiano gli europei, aggrediscono gli ebrei per strada. Questa settimana si è aperto a Dresda il processo a Abdullah al-H., un siriano di vent'anni, nato a Aleppo. Il 4 ottobre si è scagliato contro una coppia di turisti tedeschi, che passeggiavano mano nella mano, due maturi omosessuali. Ne ha ucciso uno a pugnalate con un coltello di cucina, e ha ridotto il compagno in fin di vita. Si e salvato perché la lama si è spezzata. Non mostra alcun pentimento: mi dispiace solo di non essere stato più deciso, avrei dovuto ucciderli entrambi, erano peccatori infedeli. Lo farebbe ancora, gli ha chiesto il pubblico ministero. No con un coltello, non è un'arma sicura, ha risposto con sincerità. Il suo avvocato difensore ha dichiarato che non ha agito per motivi politici, ma religiosi. Come se fosse un'attenuante. Abdullah è giunto a 15 anni, e ha goduto dello stato privilegiato di profugo minorenne. Già tre anni fa era controllato come probabile terrorista, ma non era possibile espellerlo. Nei giorni seguenti all'aggressione, i giornali non hanno precisato chi fosse, rispettando la legge che impedisce di rivelare l'etnia. Ora come sarebbe possibile scrivere la cronaca del processo senza spiegare chi è Abdullah? Eviterà l'ergastolo, non previsto dal codice per gli imputati giovani (fino ai 25 anni). L'AID, il partito dell'estrema destra, nel programma elettorale ha inserito il divieto di costruire minareti che turbano l'Heimat, la piccola patria tedesca, e di vietare i ricongiungimenti familiari. Abdullah potrebbe far arrivare tutta la sua famiglia dalla Siria. Dopo il delitto, ha chiamato la madre per mostrarle al cellulare Dresda, la strada dove abitava La Cdu/Csu per non perdere voti propone di rendere più facili le espulsioni. Anche i verdi e i socialdemocratici sono per il controllo delle moschee per evitare che i giovani possano venire indottrinati: non limitare la libertà di culto, ma controllare il politischer Islamismus, l'estremismo religioso. Infine, lunedì è cominciato il Ramadam, ed è difficile per i musulmani seguire le regole del lockdown. Si riuniscono nelle moschee, dove non sempre viene rispettata la distanza di sicurezza, e il numero dei fedeli ammessi. Si ritrovano con parenti e amici in casa per la cena comune al termine del digiuno giornaliero. E i vicini tedeschi protestano.
Per inviare a Italia Oggi la propria opinione, telefonare: 02/582191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante