Gli eroi che non avrebbero voluto morire Commento di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 15 aprile 2021 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «Gli eroi che non avrebbero voluto morire»
Gli eroi che non avrebbero voluto morire
Commento di Deborah Fait
C'erano le rondini che svolazzavano e garrivano sfrecciando lungo il Kotel tra le cui pietre costruiscono ogni anno i loro nidi. C'era il presidente di Israele Reuven Rivlin e c'erano due bambini orfani che, stretti a lui, si sono avvicinati, timidi e molto emozionati, al braciere. Il presidente ha preso la torcia di fuoco, i due bambini l'hanno stretta tra le loro manine e tutti e tre insieme hanno acceso la fiamma per dare inizio alla cerimonia in ricordo dei loro papà, dei 23.928 caduti per Israele e dei 3158 uccisi dal terrorismo arabo-palestinese. Mentre suonava il silenzio tutti e tre, il presidente, i bambini e tutti i presenti alla cerimonia avevano gli occhi pieni di lacrime. Lui, il presidente, piangeva per quei bambini che stringeva tra le braccia e che piangevano per i loro papà perduti per sempre. Noi sappiamo che Rubi Rivlin piangeva davvero, lui non è solo una figura istituzionale, è uno di noi, un papà, un nonno che si commuove al pensiero di tutte quelle vite finite nel sangue mentre difendevano Israele da quelli che lo vorrebbero eliminare. Questo è accaduto alle 20 in punto quando è suonata la sirena in tutto il paese, accesa la fiamma hanno incominciato a scorrere i nomi dei caduti sullo schermo davanti al Kotel e in tutti i canali della Tv israeliana. Mentre scrivo continuano a scorrere, nome, cognome, età e giorno della morte. Ieri sera è incominciato per Israele il giorno più lungo e triste dell'anno, i cimiteri (ogni città, ogni villaggio ne hanno uno dedicato solamente ai caduti) erano perfetti, non una foglia a terra, davanti ad ognuna delle tombe stavano sull'attenti un soldato o una soldatessa ognuno con una bandierina di Israele in mano. Al suono della sirena, si sono chinati simultaneamente e hanno piantato le loro bandierine in ogni tomba. I cimiteri non sembravano più tali ma una distesa biancoazzurra spumeggiante di bandiere sbattute dal vento. Veniva da piangere e da sorridere nello stesso momento. E' difficile esprimere a parole l'emozione che si prova, bisogna esserci per condividere il sentimento che lega un intero popolo nel ricordo chi è caduto nel nome di Israele. Alla fine di una giornata fatta di lacrime e dolore comuni a tutti, tutto il paese scoppierà, alle 20 di questa sera, mercoledì, in una gioia irrefrenabile per accogliere a braccia aperte e col cuore in fiamme Israele e il suo 73mo compleanno. Mazal tov Israel, Auguri.
Deborah Fait "Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"