L'America ha commesso un grave errore con l'UNRWA
Analisi di Ben Cohen
(traduzione di Yehudit Weisz)
La decisione regressiva dell’amministrazione Biden di includere 150 milioni di dollari per l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro (UNRWA) come parte del suo ripristino di oltre 200 milioni di dollari di aiuti finanziari ai palestinesi, simboleggia il suo più profondo rifiuto di riconoscere l'ostacolo gigantesco che questa agenzia ha posto nel modo di risolvere il loro conflitto in corso con Israele. La dichiarazione che il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha rilasciato la scorsa settimana, dimostra chiaramente che l'amministrazione è convinta che il problema palestinese debba essere affrontato prima di tutto come una questione umanitaria. In merito all'UNRWA, Blinken ha del tutto trascurato le gravi, ampiamente documentate, accuse contro l'agenzia che vanno dalla corruzione istituzionalizzata alla propagazione dell'antisemitismo, concentrandosi invece sulla prestazione di servizi d’istruzione a 500.000 bambini palestinesi in età scolare insieme ad “assistenza sanitaria, farmaci, forniture mediche ... e assistenza in denaro e cibo alle famiglie gravemente colpite da COVID-19.”
Una scuola dell'Unrwa a Gaza, trasformata in deposito di missili da Hamas
L'unica concessione di Blinken alle preoccupazioni sull'UNRWA, che sono state espresse dai politici americani di entrambi gli schieramenti durante la maggior parte della carriera politica del Presidente Joe Biden , è stata quella di offrire la certezza che gli Stati Uniti “sono profondamente impegnati a garantire che la nostra partnership con l'UNRWA promuova neutralità, responsabilità e trasparenza.” Ha poi aggiunto: “come per tutti i nostri impegni con le istituzioni delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti devono essere presenti al tavolo per garantire che le riforme migliorino l'efficienza e siano in accordo con i nostri interessi e valori” - una rivisitazione della stessa argomentazione che Blinken aveva usato a febbraio, per spiegare la decisione degli Stati Uniti di tornare allo strutturalmente imperfetto Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. La politica della precedente amministrazione Trump, che aveva sospeso gli aiuti ai palestinesi nell'agosto del 2018, non sarebbe mai stata a lungo sostenibile senza una valida alternativa ad agenzie come l'UNRWA. Ciò che la nuova amministrazione ha fatto, però, è stato quello di reinvestire il denaro dei contribuenti statunitensi in un'istituzione completamente screditata, il cui obiettivo storico è sempre stato quello di perpetuare, piuttosto che risolvere, la questione di ben 700.000 arabi rifugiati dalla Guerra di Indipendenza israeliana del 1947-48 e dei loro discendenti in Cisgiordania, Gaza, Siria, Giordania e Libano, che oggi ammontano a 5 milioni di apolidi. Il problema di base dell'UNRWA è abbastanza noto. Unica agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, dedicata esclusivamente a una singola questione di rifugiati, l'UNRWA ha anche una sua definizione di chi costituisce un rifugiato. Mentre la principale agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, non trasferisce lo status di rifugiato dai genitori ai figli, l'UNRWA fa esattamente questo, in teoria per l'eternità. Ciò significa che quei palestinesi registrati presso l'UNRWA sono condannati per sempre allo status di rifugiati in attesa che la loro leadership distrugga l'entità sionista e li riporti alle loro legittime case.
La funzione principale dell'UNRWA è quella di rafforzare questa condizione, classificando come “rifugiato” un bambino palestinese che nascerà domani in Giordania o in Libano. In quanto non cittadini dei Paesi in cui risiedono effettivamente, ai palestinesi vengono quindi negate opportunità di istruzione e lavoro e sono soggetti a umiliante discriminazione burocratica, tutto in nome della loro futura “liberazione nazionale.” Oltre a rafforzare questa deplorevole situazione, l'UNRWA fornisce ai palestinesi gli strumenti ideologici necessari per perpetuare il loro odio generalizzato per Israele. Nelle stesse scuole dipinte da Blinken come fornitrici di un servizio essenziale, è altrettanto vero che vengono inculcati l'odio e il disprezzo per ebrei e Israele come un'abitudine mentale impressa su bambini influenzabili, nel parco giochi, durante le lezioni di matematica e certamente negli studi della loro storia e della loro lingua. Un'indagine sul curriculum nelle scuole dell'UNRWA, svolta nel gennaio del 2021 da IMPACT-se ( Istituto per il Monitoraggio della Pace e Tolleranza Culturale – nell’educazione scolastica) - un Istituto con sede in Israele, che svolge attività di ricerca di eccellenza sull'intolleranza in materia di istruzione in tutta la regione, ha prodotto alcune allarmanti, se non inaspettate, scoperte. “Il materiale redatto dall'UNRWA fa spesso riferimento, e talvolta ripropone direttamente, testi e frasi dai libri di testo dell'Autorità Palestinese che glorificano la violenza e il sacrificio della propria vita e del proprio sangue per difendere la 'madrepatria'”, osservava il rapporto. “Tali esempi includono esercizi di grammatica araba che usano il linguaggio del jihad e del sacrificio. ... All'interno del materiale prodotto dall'UNRWA non siamo stati in grado di trovare alcuna condanna diretta della violenza o un qualsiasi approccio per risolvere il conflitto.”
Coloro che sono tentati di credere che agli scolari palestinesi sarebbe stata fornita una visione più benevola di Israele in caso di raggiungimento dello Stato palestinese, considerino la valutazione di IMPACT- se su come viene loro insegnato a percepire gli ebrei. “È stato anche scoperto che i materiali prodotti dall'UNRWA ignorano sistematicamente la storia ebraica, nonostante gli ebrei siano uno dei principali gruppi etnici della regione. La presenza storica degli ebrei nella regione non viene trattata né sono state fornite informazioni sostanziali sulla cultura o sulla religione ebraica, che invece sarebbe stato opportuno inserire nel mandato dell'UNRWA per “arricchire il curriculum”, osserva il rapporto. "La maggior parte dei riferimenti riguardo a questo problema comprendeva accuse secondo cui Israele si sforza di 'giudaizzare' sistematicamente Gerusalemme ... Gli ebrei sono raramente menzionati in contesti non negativi o neutri.” Per quanto possa essere vero che i palestinesi che vogliono un’esistenza stabile e prospera, abbiano ricevuto un servizio scadente dall'UNRWA e dalla guerra ideologica che l’Agenzia porta avanti, la soluzione non è passare un colpo di spugna su queste istituzioni, poiché il problema sottostante resterebbe intatto. Ma anche riconoscendo questo, se l'amministrazione Biden non è disposta o è incapace di proporre un'alternativa praticabile all'UNRWA - sotto forma di un'agenzia che si concentri sull'integrazione dei discendenti dei rifugiati palestinesi come cittadini a pieno titolo delle nazioni in cui vivono ora - allora si può chiedere almeno qualche riforma in cambio di quello che possiamo chiamare, a essere molto generosi, il suo gesto di buona fede. Mi vengono in mente almeno tre richieste, tutte ragionevoli. Per prima cosa, tutti i riferimenti negativi nei confronti di ebrei e di Israele presenti nel materiale educativo e pubblicitario dell'UNRWA, devono essere rimossi entro il prossimo anno e sostituiti, in modo verificabile, con esempi neutrali che riconoscano che Israele è legittimo come qualsiasi altro Stato nella regione. In secondo luogo, la ben documentata corruzione all'interno dell'UNRWA, che ha portato Paesi Bassi, Belgio e Svizzera a sospendere temporaneamente i loro finanziamenti all'agenzia nel 2019, deve essere eliminata. E terzo, l'UNRWA deve cambiare le sue priorità fondamentali in modo che il suo obiettivo ribadisca l'integrazione dei rifugiati ora e subito, piuttosto che l'eliminazione di Israele in un domani remoto e distopico. Perché se la questione palestinese è davvero prima di tutto umanitaria, allora l’UNRWA non ha alcuna necessità di mantenere questo ruolo ideologico ma ha tutti i motivi per liberarsene.
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate