Il più grande tesoro degli ebrei
Commento di Deborah Fait
Mercoledì sera ha avuto inizio quella che , per me, è sempre la settimana più difficile dell'anno. Davanti allo Yad vaShem sei sopravvissuti pluriottantenni, con delle storie di tragico dolore alle spalle, hanno acceso sei bracieri per ricordare 6 milioni di ebrei. Il presidente Reuven Rivlin ha detto " Lo stato di Israele non è una garanzia. E' il tesoro più grande del popolo ebraico. Teniamocelo stretto." Si, teniamocelo caro e stretto perché da un momento all'altro potrebbe essere spazzato via a causa della religione del politicamente corretto, della mediocrità del genere umano, della paura e sudditanza ai dittatori. Ne abbiamo avuto un esempio proprio in questi giorni a Istambul quando il politico belga Charles Michel, non ha avuto il coraggio di alzarsi dalla sua sedia accanto al dittatore turco per farvi sedere la legittima proprietaria di quella sedia, Ursula von del Leyen, presidente della Comunità Europea.
La paura, il terrore di fare cosa sgradita al satrapo turco, gli hanno fatto commettere una grande stupidaggine oltre che un atto di viltà e di maleducazione spaventosi. Questa è la mediocrità, pericolosa quanto la barbarie perché vigliacca (ricordiamo il popolo bue di Manzoni), perché dà ai dittatori la libertà di commettere azioni spaventose senza che pochi abbiano il coraggio di ribellarsi. Quello che ormai viene chiamato sofà-gate è solamente un esempio misero del potere assoluto contrapposto alla codardia, difetto troppo comune di noi esseri umani. Quando uno è mediocre quindi codardo puoi fargli commettere le azioni più schifose, puoi entrargli nel cervello ed è esattamente ciò che fanno i dittatori. E' quello che ha fatto Hitler trasformando i tedeschi in nazisti, non tutti per convinzione, tanti per viltà, altri per fare carriera sul sangue delle loro vittime. Approfittando dell'odio antiebraico insito nella maggior parte degli europei, si è circondato di mediocri dall'animo perverso, li ha fatti generali e gli ha messo addosso una divisa nera, degli stivaloni neri, dei berretti con il teschio, li ha fatti sentire padroni del mondo e delle vite degli altri e ha preparato con cura, insieme ai suoi tirapiedi, il genocidio. Vedere Eichmann, chiamato l'architetto della Shoah, in quella gabbia di vetro, in Israele, con quella sua aria da psicopatico, grigio nel vestito, nell'aspetto e nell'anima, con quel sorrisetto cinico sul volto contorto dall'odio, mi fa rabbrividire ogni volta che fanno rivedere alla TV il processo di cui è stato protagonista insieme alle sue vittime ancora viventi e ai fantasmi dei morti assassinati. Un uomo perfido, crudele, uno che a vederlo per la strada sarebbe passato inosservato, un assassino che disse " Non abbiamo fatto abbastanza, dovevamo ucciderli tutti". Si, doveva ucciderci tutti così il Mossad non lo avrebbe trovato, nascosto in Argentina come un coniglio, non lo avrebbe portato in Israele, non sarebbe stato processato e impiccato. Le sue ceneri non sarebbero state gettate in mare, lontano dalle acque territoriali israeliane. Se ci avesse uccisi tutti! Ma non ce l'ha fatta! Prima della Shoah gli ebrei erano 14 milioni, ottant'anni dopo siamo ritornati a quel numero, abbiamo Israele, il tesoro più grande, Eichmann e Hitler sono solo nomi maledetti, noi siamo lo stesso popolo che volevano cancellare dalla faccia della terra. Noi abbiamo vinto! Il 13 aprile, Yom haZikaron, ricorderemo i nostri caduti, i nostri tanti soldati e civili ammazzati nelle guerre e nel terrorismo che Israele ha dovuto combattere per difendersi dal genocidio che i nostri nemici auspicano da sempre.
Sarà un'altra giornata di lutto che alla fine esploderà nell'entusiasmo di Yom HaAzmauth, il giorno dell'Indipendenza di Israele. L'amaro e il dolce, il dolore e la felicità, sentimenti che gli ebrei vivono da sempre nella loro storia difficile e complicata, eroica. Una settimana di dolore, i cimiteri stracolmi di fiori e di bandiere, genitori e figli in lacrime davanti alle tombe dei loro cari caduti. Non esiste famiglia in Israele che non abbia uno o più morti, chi nella Shoah, morti senza sepoltura, spiriti che vagano ancora nei cieli di Polonia, morti che hanno la loro tomba nei nostri cuori. Nei cimiteri riposano giovani, vecchi, bambini ammazzati da mani e menti assassine nelle guerre e nel terrorismo. Le loro tombe sono sempre perfette, pulite, curate dalle lacrime e dalle mani amorevoli di chi è rimasto. I bambini abbracciano le tombe del papà, della mamma, dei fratelli e sorelle maggiori, vi si sdraiano sopra perché sentano il loro calore. Il 15 aprile tutta Israele sarà nelle strade, nelle piazze, nei prati, al mare per festeggiare la nostra Indipendenza e la vita. Si, abbiamo proprio vinto noi.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"