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Giorno del ricordo e accordo nucleare
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Capita che l’attualità ci riservi delle piccole ironie. Questa settimana, i rappresentanti dell'Unione Europea riuniti a Vienna, in Austria, hanno raddoppiato i loro sforzi per convincere gli Stati Uniti ad alleggerire le loro sanzioni al fine di convincere l'Iran a tornare all'accordo sul nucleare. Nel frattempo in Israele si commemorava il ricordo dei sei milioni di ebrei brutalmente assassinati dall'impresa nazista. Proprio quando, forse per l'ultima volta, si ascoltava la testimonianza di coloro che sono sopravvissuti all'inferno, al fervente “mai più” che echeggiava a Gerusalemme rispondevano delle minacce tanto chiare quanto precise dall'Iran. Questo Paese non nasconde il suo desiderio di cancellare lo Stato ebraico dalla faccia della terra e sta compiendo notevoli sforzi sia tramite i Guardiani della Rivoluzione sia grazie agli Hezbollah libanesi, un movimento terroristico che in cambio dei suoi finanziamenti addestra i militanti. E’ noto che Teheran non perde occasione di affermare che la Shoah è un'invenzione degli ebrei, rendendoli talvolta anche responsabili della pandemia. Gli Ayatollah non esitano ad accusare gli ebrei d’incoraggiare deliberatamente l’utilizzo di vaccini Covid “poco sicuri”, quegli stessi vaccini con cui Israele ha vaccinato la sua popolazione. Nel 2020, la pandemia ha comportato l’annullamento del concorso annuale di caricature antisemite organizzato a Teheran. Tutto ciò - per non parlare delle violazioni dei diritti umani - non impedisce all'Europa di corteggiare questo enorme mercato.
Josef Borrel, l’allora Ministro spagnolo degli Affari esteri, a proposito delle minacce iraniane a Israele, non ha detto forse che lui “ci potrebbe convivere”? Borrel oggi è responsabile della politica estera di tutta l'Unione Europea. È vero che, come ha ricordato il 7 aprile a Gerusalemme uno dei partecipanti alla cerimonia del Giorno del ricordo, 27 Paesi europei hanno contribuito attivamente o passivamente alla politica di sterminio di Hitler; sappiamo perfettamente che in questi Paesi solo un’infima minoranza di “Giusti” ha rischiato la vita per prestare aiuto ai loro connazionali ebrei. Sempre il 7 aprile, gli Stati Uniti, voltando le spalle alla politica di Donald Trump, hanno annunciato che avrebbero ripreso a versare i loro contributi all'UNRWA. Eppure, sappiamo che persino l'Unione Europea ha più volte puntato il dito contro i libri di scuola di questa istituzione, che insegnano non solo l'odio per Israele, ma anche un antisemitismo esacerbato. Va detto che all'interno del Partito Democratico oggi al potere in America, c’è un certo numero di sostenitori del movimento BDS che si appella alla distruzione di Israele e fa fatica a nascondere il suo antisemitismo. In molti campus americani, gli studenti ebrei sono vittime di insulti e intimidazioni senza che le autorità universitarie intervengano. In Francia, non siamo ancora a questo punto, malgrado l'aumento degli “incidenti” nelle università e delle “inciviltà” nelle strade. Piccolo barlume di speranza in questo quadro cupo, la presa di coscienza di cos’è stata la Shoah nei Paesi del Golfo. Per la prima volta nella storia, in Bahrein e negli Emirati Arabi, personalità arabe si sono unite alle piccole comunità ebraiche locali per commemorazioni che hanno quasi assunto un aspetto ufficiale.
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