Poche critiche a Saddam,molte a Sadat igorman colpisce ancora. Poco Saddam, insulti a Sadat
Testata: La Stampa Data: 17 ottobre 2002 Pagina: 1 Autore: Igor Man Titolo: «L'operazione immagine di Saddam»
Un articolo curioso quello di stamane sulla Stampa del nostro igorman. Non nomina Israele, il che è già un fatto notevole. Ma da buona volpe invecchiata il pelo l'ha perso ma non il vizio. Infatti dalla penna, un po' meno sotto controllo per via dell'età, gli sfuggono giudizi che noi vogliamo qui riportare. Per esempio il grande Sadat, da sempre elogiato come lo statista saggio in contrapposizione con quelli israeliani sempre cattivi e conquistatori, come lo descrive igorman? "Anwar Sadat, il vicepresidente, unanimamente reputato un vanesio imbecille (il giorno del golpe che nel 1952 depose re Faruk, Sadat andò al cinema con la moglie)." A igorman non viene in mente che magari Sadat non partecipava al golpe. E soprattutto, leggendo l'apprezzamento così offensivo, non possiamo fare a meno di andare con la memoria alle lodi sperticate che il nostro diffonde appena può su Arafat, circondandolo di parole e frasi mielose, tutto l'opposto di quanto scrive oggi sulla Stampa a proposito del coraggioso Sadat. Certo, Sadat fece la pace con Israele e pagò quel gesto con la vita. Ma il "vecchio cronista", come igorman ama vezzeggiarsi, loda i vivi e maltratta i morti. Soprattutto se, come nel caso di Sadat, sono stati leali verso Israele. Proponiamo l'intero articolo ai lettori di informazionecorretta.com. "TUTTI sapevano che Saddam avrebbe vinto il referendum. L’esito era scontato, si trattava di vedere se il consenso popolare avrebbe superato quel 99,96% raggiunto nel 1995. Ebbene, Saddam ha avuto il 100% dei suffragi, sicché pensiamo possa ritenersi soddisfatto. E più che mai sentirsi intangibile di fronte alle facili ironie dei media occidentali. Dico «facili ironie» non a caso: abbiamo forse dimenticato, colpiti da subitanea amnesia, che nei paesi arabi (dai cosiddetti moderati ai radicali più assatanati) il risultato elettorale è regolarmente precotto, essendo stato confezionato nella camera dei bottoni? Quando si trattò di dare un successore a Nasser, il gruppo di potere egiziano, gonfio com’era di personaggi carismatici, finì col circuitarsi sic- ché decise per il male minore: per Anwar Sadat, il vice Presidente, unanimamente reputato un vanesio imbecille. (Il giorno del golpe che nel 1952 depose Re Faruk, Sadat andò al cinema con la moglie). Convocarono Sadat e gli dissero che toccava a lui succedere all’immenso Gamal. Sadat finse di commuoversi attaccando baritonalmente la novena di rito ma il Maresciallo Amer gli troncò l’acuto nella strozza: «Dovrai contentarti del 94%». Alle rimostranze del designato, replicò duro: «Anwar, ci copriremmo di ridicolo in tutto il mondo arabo e no se tu ricevessi i suffragi di Nasser o soltanto li sfiorassi. Lui era lui, tu sei nessuno». (Che Sadat abbia smentito questo sprezzante giudizio è un altro discorso: la Storia è un regista ironico). Nel caso di Saddam, dittatore di un paese senza opposizione, il 100% preteso e ottenuto non è pura vanità, ma calcolo politico. Egli sa che tranne un grazioso regalo dell’Altissimo, prima o poi sarà investito da un ca- tastrofico uragano che triturerà il suo paese e metterà a rischio la sua stessa sopravvivenza. Rimane la possibilità d’un miracolo, giustappunto, e dunque rafforzar la preghiera al Dio clemente e misericordioso con una incisiva operazione-immagine va bene. Noi ironizziamo, le masse arabe (esistono, esistono) ristanno ammirate. Perché i raîss detti moderati si stracciano le vesti implorando Bush di non muover guerra a Saddam, che pur odiano? Temono una replica del 1991: una «vittoria senza trionfo», e soprattutto un sommovimento popolare, con effetto domino, ove Saddam venisse ammazzato. Ma la notizia del giorno non è lo strumentale 100% bensì la riapertura della grande strada che attraversa la frontiera tra Iraq e l’Arabia Saudita, «il miglior alleato di Washington». Era chiusa da dodici anni."
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