Un referendum bugiardo Saddam Hussein: il candidato onnipresente, onnipotente e soprattutto unico.Un bel pezzo su Avvenire
Testata: Avvenire Data: 16 ottobre 2002 Pagina: 2 Autore: Elio Maraone Titolo: «E lo chiamano referendum»
Riportiamo l'editoriale di Elio Maraone sul referendum iracheno, dove Saddam Hussein ha ottenuto il cento per cento dei consensi. Parole chiare, in un mare di commenti poco coraggiosi, salvo le dovute eccezioni, come ha ben rilevato ieri sulla Stampa Aldo Cazzullo (vedere su IC del 16.10.2002). "Nella scia di numerosi precedenti storici - registrati anche nell'Europa del Novecento già avvezza alla democrazia, ma non per questo inattaccabile dai virus totalitari - Saddam Hussein ha chiamato ieri i suoi connazionali ad assicurargli con il voto un altro settennato di potere. Non ci sono dubbi sull'esito del referendum riguardante un candidato «onnipotente», onnipresente e, soprattutto, unico. Quindi il vero motivo di curiosità è costituito dalla chiamata al voto anche della popolazione curda che vive nel Nord dell'Iraq in stato di semi-autonomia, dopo aver passato ad opera del rais ogni sorta di guai, compresi gli attacchi con armi chimiche e, forse, batteriologiche. In vista di quello che teme di più, e cioè un'offensiva degli Stati Uniti e dei loro alleati, Saddam sta cercando di allargare il più possibile la base del consenso (non importa se esteriore e formale), così da presentarsi agli occhi del mondo come la guida adorata di una nazione compatta. Tanto compatta da regalare al suo presidente - dirà lo spoglio ufficiale dei voti - un plebiscito senza traccia di riserve. Si tratterà dunque, e inevitabilmente, di un risultato elettorale bugiardo, ma giocato con sfrontatezza sul piano internazionale per accentuare il ruolo di vittima degli Usa che Saddam si è ritagliato, e su quello interno per cancellare anche la più sottile ombra di opposizione, preparando al tempo stesso la popolazione al peggio. È storia vecchia, questa delle dittature che portano al parossismo il culto della personalità e fanno leva sul nazionalismo, la variante corrotta dell'amor di patria. Ma è, come pur si vede, storia ancora attuale, e carica di conseguenze negative - alcune già misurate, altre non calcolate o incalcolabili - dentro e fuori i confini dell'Iraq. Colpisce ma non stupisce (anche questa è storia vecchia) che alcuni politici e intellettuali occidentali vadano accostando e quasi sovrapponendo le figure del presidente iracheno e di quello americano George W. Bush. Il secondo ha i suoi difetti - a cominciare dallo stile talvolta intimidatorio - ma l'avvicinarlo al primo, cioè a un dittatore sanguinario, è un'offesa al buon senso prima ancora che alla nazione che lo ha democraticamente eletto. La democrazia è uno di quei beni che spesso si sottovalutano, quando si hanno la fortuna e il merito di goderne. Ma, pur con tutti i suoi difetti e le sue eventuali deviazioni, è anche uno dei pochi, pochissimi beni che sia doveroso esportare, e a titolo gratuito. C'è chi teorizza che la si possa imporre anche con le armi. E qualora le armi venissero sfoderate, sostenere la nascita o la rinascita della democrazia in un Paese oppresso sarebbe compito ineludibile, per non dire imperativo." Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione de L'Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà un' e-mail già pronta per essere compilata e spedita.