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La Stampa Rassegna Stampa
16.10.2002 Ecco le democrazie che circondano Israele
finalmente un quotidiano italiano si accorge di chi è veramente Saddam Hussein

Testata: La Stampa
Data: 16 ottobre 2002
Pagina: 10
Autore: Aldo Cazzullo
Titolo: «TeleSADDAM: l'amato leader sui tg italiani»
E' molto importante che un quotidiano importante come La Stampa presenti finalmente l'Irak come è veramente e chiami Saddam Hussein con il suo vero nome. Complimenti quindi a Aldo Cazzullo per l'articolo controcorrente. Gli perdoniamo persino una frase di politicamnete troppo corretta, quella che dice:" questo ovviamente non significa che gli inviati a Baghdad non sappiano fare il loro mestiere". A meno che il mestiere che sanno fare sia proprio quello di disinformare.
"SCOOP. Noto sinora come gasatore di curdi, massacratore di sciiti, affogatore (nel Tigri) di comunisti, torturatore di oppositori e telespettatore dei video delle suddette torture, da due giorni Saddam Hussein appare ad altri telespettatori (italiani) un buon padre del suo popolo. Va in onda TeleSaddam. I tg ce lo mostrano finalmente in nuove vesti: organizzatore di partite di calcio, impresario di danze popolari; pr di feste, promotore di referendum. Grato, il popolo iracheno tifa, balla, festeggia e vota. Ci sono anche monsignor Capucci e Gino Strada: «E qui tutti - è la chiusura di uno dei servizi del Tg3 - confidano nella pace». Madre di tutti i reportage è quello di Giovanna Botteri andato in onda al Tg3 di lunedì. Primo piano di una curva Sud sventolante bandierine irachene con ritratto Saddam. Spilla con volto Saddam. Gigantografia Saddam. Gruppo folcloristico che saluta a pugno chiuso: non c´entra, ma il montatore non se l´è sentita di tagliarlo. Cheerleaders con cappellino rosso e pettorina arancione cantano un ritornello di cui l´inviata dà opportuna traduzione: «Sì! Sì! Due volte sì a Saddam, il nostro amato presidente!». Sì, ma perché allo stadio? Oggi, spiega la Botteri in un memorabile stand-up a bordocampo, c´è il derby di Baghdad: «Bandiere e slogan si assomigliano in tutto il mondo». Non si ricordano ritratti di Saddam a San Siro: quello assemblato in curva con i cartelli è però bellissimo. Cambio di scenografia, e il ritratto diventa un grande cuore rosso che pulsa. Interviste sul prato. Capo dei guerrieri in costume tribale: «Sono pronto a combattere e a resistere contro gli americani per Saddam». Tra i curdi, spiega la Botteri calcando la pelouse, uno solo parla arabo e rassicura: «Anche noi combatteremo a fianco di Saddam». Un ballerino molto agitato dichiara mimando una tachicardia: «Saddam è nei nostri cuori». Stranamente sull´erba non si trova uno disposto a ripetere di Saddam quel che Flores dice di Berlusconi, o perlomeno una critica sfumata. Passa un elicottero e scarica un drappello di parà. Annotazione politica dell´inviata: «Per Saddam è questo il momento di dimostrare al mondo che il popolo è con lui, che il suo potere è una libera scelta e non un´imposizione. Per questo è stato organizzato un grande referendum». Un´elezione presidenziale. Bianca Berlinguer dallo studio precisa che Saddam è l´unico candidato. Dove sono gli altri curdi? Dove gli oppositori? Forse in questa bottega di periferia, inquadrata nel secondo reportage? No: la Botteri ha scovato il ritrattista ufficiale di Saddam. Il servizio è strepitoso. Saddam viene ritratto in tutte le posizioni: in giacca e cravatta, con velo bianco, con cappello e occhiali scuri, fresco di coiffeur con maglietta e giubbotto, in blu, in grigio, in uniforme. Il pittore spiega di averlo dipinto 300 volte, «per rendergli onore». Ha cominciato al liceo, sdegnato perché il ritratto alle pareti era brutto. Ora è sulla cinquantina. Domanda insidiosa dell´inviata: com´è Saddam di persona? Risposta a sorpresa: «Gentile. Molto gentile. Allo stesso tempo, si avverte che ha una forza straordinaria». Pausa: «Ed è anche bello». Tg1. Tamburi. Altre danze. Gigantesco calderone di riso da distribuire agli elettori. Camion carichi di soldati. Battimani. Ritratti Saddam tipo Padre Pio con lampadine attorno. Urna elettorale con foto Saddam e una donna appoggiata: è Lilli Gruber. Va detto che l´inviata non tace nulla: già alle 13 aveva detto al telefono dell´autoritarismo, della repressione, e anche dell´intimità dell´elettore: non ci sono cabine; le schede non vengono piegate; è gradito votare col sangue. Lilli ci prova comunque e cerca nella folla un oppositore: non è facile, l´ultima volta erano lo 0,04%, però non è detto magari un colpo di fortuna: qualcuno ha votato «no»? Un signore anziano strabuzza gli occhi: «Chi vota no resta a casa». Lui è venuto. Molto attesa la Botteri alla prova del voto. La notte non ha portato correzioni di rotta. L´inviata del Tg3 si è spinta a Tikrit città natale del Raìss, festeggiato come merita: «Re di Babilonia, salvezza degli arabi, simbolo di forza per il nostro popolo» si canta al suono di un flauto a due canne. Rinfrancata, la Botteri è in gran forma: «Le donne urlano frasi d´amore per il Raìss e baciano le sue fotografie». Elettore: «Sono pronto a dare il sangue per Saddam». Altro elettore: «Io ho vissuto anche troppo e ora sono pronto a sacrificare me stesso e mio figlio». Qui l´inviata ha un sussulto critico e annota che il piccolo non pare d´accordo. Equidistante commento di monsignor Capucci: «L´Iraq sta cercando di evitare questa guerra accettando tutte le condizioni dell´America». Gino Strada è inquadrato ma non rilascia dichiarazioni. Lo spoglio non sarà troppo lento: «Ci vorranno tre ore». Annota la Botteri: «Si vota per legittimare democraticamente un presidente che gli americani sostengono essere solo un dittatore». Ma cosa vanno a pensare, gli americani. Delusione dai tg Mediaset: poco spazio, ma immagini confortanti, più o meno le stesse: bambini, soldati, ritratti Saddam. La zampata finale è del Tg2. Ennio Remondino annuncia dal seggio: «Nella confusione abbiamo votato anche noi». Si presume: per Saddam. Questo ovviamente non significa che gli inviati a Baghdad non sappiano fare il loro mestiere. Significa che Saddam è bravissimo a fare il suo. Immagini e testimonianze sono ovviamente vere e, in un certo senso, autentiche. Accade quel che vuole la propaganda (e alcuni servizi l´hanno detto con chiarezza). Il Raìss ha calcolato con consumata spregiudicatezza tempi e modi dell´apertura ai giornalisti; e i giornalisti non potevano fare altro che andare. E poi Saddam è un volto familiare per gli italiani, fin da quando lo intervistò il più rassicurante di tutti, Bruno Vespa, come fosse uno Schifani qualsiasi (le vicissitudini di Vespa a Baghdad e dopo il ritorno a Saxa Rubra sono raccontate nel suo ultimo libro «La grande guerra», titolo ispirato non all´Iraq ma alla Rai). Il vero spettacolo di TeleSaddam è l´abilità diabolica del dittatore. Nella speranza che sia altrettanto ospitale con gli ispettori Onu. Se poi, aperte le urne, qualcuno tornasse a ricordare le torture, gli annegamenti, i massacri, i gas, renderebbe un servizio ancora più alto alla verità. Giovanna Botteri si è congedata spiegando che oggi sapremo «fino a dove il popolo iracheno è pronto a seguire il suo presidente». Se si riferiva all´esito del referendum, forse occorrerà qualche altro distinguo da studio."
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