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Ognuno accanto alla sua notte
Lia Levi
e/o
Euro 18
“La memoria non è un imperativo, un obbligo morale. E’ il pane di cui continuiamo a nutrirci come sempre…”
La copertina e l'autrice E’ un libro emozionante e potente, fondamentale per le nuove generazioni, il nuovo romanzo di Lia Levi, che le edizioni e/o pubblicano con il titolo “Ognuno accanto alla sua notte”. Autorevole voce del mondo culturale ebraico, oltre che testimone della memoria dell’ebraismo italiano Lia Levi, scrittrice, giornalista e sceneggiatrice nata a Pisa 90 anni fa da una famiglia piemontese di origine ebraica, ha vinto il Premio Strega Giovani 2018 con “Questa sera è già domani” (e/o) recensito in queste pagine. E’ tratto da un verso del poeta Paul Celan (“Stanno divisi nel mondo, ognuno accanto alla sua notte, ognuno accanto alla sua morte”) il titolo dell’ultima opera di Lia Levi, un avvincente mosaico di tre storie “tre frecce che convergono verso il 16 ottobre 1943”, il giorno in cui avvenne il rastrellamento del ghetto di Roma.
Un fil rouge unisce i racconti: “ il dolore è l’unico vero maestro che unifica gli esseri umani”. Tre personaggi, non più giovani, s’incontrano a un corso d’inglese e decidono di trascorrere alcuni giorni in una villa in Toscana. Fra raffiche di pioggia e fulmini che squarciano un cielo livido lasciano affiorare un tormento interiore abbandonandosi al racconto di un evento drammatico che ha sconvolto la loro vita negli anni delle persecuzioni naziste. Nel primo racconto “Forte come la morte è l’amore” un commediografo ebreo, Giulio Limentani, sposato con Lucilla, una giovane donna malata, non può firmare i suoi lavori per via delle leggi razziali e deve rivolgersi a un prestanome. Impegnato politicamente nella Resistenza, si trova costretto a scegliere fra il sentimento che nutre per la moglie e la dedizione alla causa antifascista.
Tre giovani sono protagonisti di “Sulle ali leggere dell’amore”: Marta e Colomba due amiche che frequentano la scuola ebraica perché espulse da quella pubblica solidarizzano e cercano di spalleggiarsi per non soccombere dinanzi alle crescenti restrizioni e difficoltà quotidiane. Ferruccio, figlio di un dirigente del fascio, s’imbatte in Colomba un giorno che la ragazza tornando da scuola rischia di venire picchiata da un gruppo di balilla che vuole divertirsi con “l’ebreuccia”. Fra loro nasce un dolcissimo amore adolescenziale che non può manifestarsi per ovvie ragioni e cresce solo nei loro cuori, nonostante la furia fascista, fino a quando “nella crosta terrestre si apre uno squarcio. Il mondo non potrà mai più essere riparato, dopo quella ferita. Lo sentono, lo sanno già”. In “Ognuno accanto alla sua notte” è lo scontro generazionale fra un padre, Vittorio Sabatello, consigliere della Comunità ebraica e il figlio adolescente Graziano a dominare le pagine di un racconto che non concede tregua coinvolgendo il lettore fino all’ultima pagina. Mentre Graziano con l’irruenza dei giovani vuole agire, s’impegna nella distribuzione di manifesti clandestini e rifiuta la scuola ebraica perché non intende sottomettersi alle leggi fasciste che hanno espulso gli alunni dalle scuole statali, il padre s’illude, come purtroppo fecero molti ebrei, che i tedeschi, per mero calcolo politico, avrebbero lasciato tranquilli gli ebrei nella città del Papa. “Nell’Urbe i tedeschi razziano oro ma non toccano le persone”. Una grave ingenuità che li avrebbe trovati impreparati, tranne poche eccezioni, il 16 ottobre 1943 quando i nazisti con la collaborazione dei funzionari del regime fascista portarono via dalle loro abitazioni 1259 persone.
Oltre al conflitto generazionale, alla forza dei sentimenti e alle responsabilità dei capi famiglia di non aver avvertito per tempo il pericolo che incombeva sugli ebrei, Lia Levi indaga con sensibilità la rete sotterranea di solidarietà che, contrastando in modo efficace i delatori, è riuscita a salvare molti ebrei dalla deportazione. Come nei precedenti romanzi anche in questo Lia Levi, che ha dedicato la sua esistenza a raccontare la grande Storia attraverso le piccole storie quotidiane di persone comuni, si avvale di una cifra linguistica pacata, lineare che esprime concetti profondi con parole semplici che non indulgono ad artifici letterari. Senza indagare l’orrore dei campi ha esplorato con impareggiabile perizia i conflitti e i travagli morali degli ebrei dinanzi ad una possibile via di salvezza e nel contempo gli incubi, i rimorsi, i sensi di colpa dei sopravvissuti. “Qualcuno ha detto che la memoria è l’eterno presente di tutto ciò che ha senso e valore. Solo rapportandoci al nostro passato possiamo costruire l’oggi”. Leggere il libro di Lia Levi ci aiuta a non dimenticarlo.
Giorgia Greco |
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