Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 04/04/2021, a pag. 1, il commento di Sharon Nizza dal titolo "L'ex ambasciatrice del Bahrein negli Usa: 'Dopo gli Accordi di Abramo per noi ebrei nel Golfo una Pasqua diversa dalle altre' ".
Sharon Nizza
Houda Nonoo, già ambasciatrice del Bahrein a Washington
"In cosa è diversa questa sera da tutte le altre sere?" recita uno dei passaggi più significativi della Hagadà, il racconto dell'esodo dall'Egitto che gli ebrei leggono la prima sera di Pesach, la Pasqua ebraica che cade in questi giorni. Per qualche centinaio di ebrei che vivono nei Paesi del Golfo, quest'anno si è trattato di una serata decisamente particolare. Il 13 agosto scorso, l'annuncio della normalizzazione dei rapporti tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, seguiti poi da Bahrein, Sudan e Marocco, ha aperto un nuovo capitolo negli equilibri mediorientali. Mentre nello scacchiere politico si ridefiniscono nuove alleanze, una fitta rete di relazioni economiche, accademiche e culturali sta cambiando le sorti del Medioriente come lo conoscevamo finora. Uno degli aspetti più significativi della nuova rotta è la graduale uscita allo scoperto di piccole comunità ebraiche che abitano non solo negli Emirati e in Bahrein, ma anche in Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Oman e che da poco si sono riunite sotto l'ombrello dell'Associazione delle Comunità ebraiche del Golfo (AGJC), guidata dal rabbino Elie Abadie, libanese di nascita, americano di adozione e ora tornato a respirare l'aria mediorientale da Dubai. L'associazione ha curato la spedizione di quasi 300 kg di matzot - le azzime che si consumano nei giorni di Pesach, in ricordo del pane che non lievitò per la fretta dell'uscita dall'Egitto - che hanno raggiunto le comunità del Golfo in coordinamento con le autorità locali. Per la maggior parte, si tratta di expat, cittadini stranieri che lavorano in Paesi in cui fino a un anno fa non avevano né la volontà né la possibilità di uscire allo scoperto per festeggiare le tradizioni ebraiche. Gli Accordi di Abramo hanno inaugurato una nuova stagione di interesse e tolleranza per la cultura e le tradizioni ebraiche (con tanto di insegnamento della lingua ebraica e ritocchi dei curricula scolastici). Una presenza che per secoli è stata di casa nei Paesi del Levante e del Nord Africa, fino all'esodo più recente di quasi un milione di ebrei dai Paesi musulmani a partire dagli anni '40, come conseguenza del conflitto arabo-israeliano. Tra le comunità del Golfo, spicca la comunità autoctona del Bahrein, una cinquantina di persone a oggi, discendenti da famiglie ebraiche di commercianti iracheni e iraniani stabilitesi a Manama verso la metà dell'800. Tra loro vi è Houda Nonoo, già ambasciatrice del Bahrein a Washington e parlamentare, che nel suo attuale incarico al ministero degli Esteri ha seguito da vicino l'apertura di questa nuova pagina, presenziando anche alla firma ufficiale degli Accordi di Abramo il 15 settembre alla Casa Bianca.
Ambasciatrice Nonoo, in che modo questa sera di Pesach è stata diversa dalle altre? "Come gli altri anni, ci siamo seduti con le nostre famiglie a recitare il racconto dell'uscita dall'Egitto, ma per la prima volta abbiamo tenuto anche un Seder virtuale (la cena tradizionale di Pesach, ndr) con il resto delle comunità del Golfo. Come ogni anno, nell'Hagadà abbiamo letto "l'anno prossimo a Gerusalemme", ma quest'anno per la prima volta sapevamo che non era più un sogno. Ho twittato una foto delle matzot che prepariamo qui in Bahrein e quasi 170 mila persone hanno condiviso il tweet. A 7 mesi dalla firma degli Accordi di Abramo, è impressionante la quantità di opportunità che continuano a presentarsi, sia di natura economica che sociale. Al centro di questi Accordi c'è il desiderio di creare un futuro migliore per questa regione, fondato su pace e prosperità per tutti".
Quali nuove opportunità si presentano? "Le due principali banche israeliane hanno firmato diversi accordi con la Banca Nazionale del Bahrein, primo passo per rendere possibile le transazioni bancarie che stanno definendo la cooperazione in diversi settori, business, salute, educazione, turismo, e-commerce. Ma gli Accordi di Abramo non sono stati firmati solo per ragioni economiche: il Re Hamad bin Isa Al Khalifa e il premier Benjamin Netanyahu hanno avuto l'audace visione di promuovere un orizzonte di stabilità e prosperità per il Medioriente, basato su una pace calorosa, creando opportunità per le prossime generazioni. Insieme, stiamo cambiando la storia. Lo stiamo facendo per i nostri figli, perché inculcando loro ora lezioni di pace e convivenza, diventeranno i futuri leader politici e imprenditoriali estranei all'abisso che le generazioni precedenti hanno vissuto. Gli Accordi di Abramo sono l'inizio di una nuova era per la nostra regione e ne siamo tutti entusiasti".
Per la prima volta vediamo la nascita di un'organizzazione ombrello che rappresenta gli ebrei nei Paesi del Golfo, di cui lei è membro del board: che obiettivi si pone? "Il mese scorso abbiamo inaugurato l'Associazione delle Comunità ebraiche del Golfo (AGJC) per venire incontro ai bisogni della crescente vita ebraica nell'area. Abbiamo creato una rete all'interno del Consiglio per la Cooperazione del Golfo (GCC) che sta giocando un ruolo senza precedenti nello sviluppo della vita ebraica nella regione, a vantaggio sia dei residenti sia dei visitatori. Stiamo per istituire diversi istituti fondamentali per consentire la vita secondo le tradizioni ebraiche: il Beth Din d'Arabia (Tribunale rabbinico ndr), che assisterà i correligionari su questioni relative allo stato personale, all'eredità e alla risoluzione delle controversie commerciali; la certificazione "Arabian Kosher" supervisionerà il rispetto delle regole alimentari ebraiche con uno standard unico che renda più semplice la vita e gli spostamenti tra i vari Paesi del Golfo. E questo è solo l'inizio, ciascuna delle nostre comunità ha molto da offrire alle altre e l'AGJC ci permette di unire le nostre risorse a beneficio di tutti gli ebrei del Golfo".
Stiamo assistendo a una rinascita delle antiche comunità ebraiche locali? "Credo che assisteremo senza dubbio a una crescita delle comunità e delle tradizioni ebraiche in tutto il mondo arabo. In alcuni luoghi non si tratta proprio di un rinnovamento perché comunità locali ci sono sempre state, per molto tempo, specie fuori del Golfo, come in Azerbaigian, o in Marocco".
Ha visitato Israele? "Ho avuto l'onore e il privilegio di partecipare alla prima delegazione ufficiale del Bahrein in Israele a novembre, guidata dal ministro degli Esteri Abdullatif bin Rashid Al-Zayani: abbiamo effettuato il primo volo diretto con la nostra compagnia di bandiera, il volo Gulf Air 972. È stata la mia prima volta in assoluto in Israele e dopo meno di una settimana sono tornata nuovamente per partecipare a una conferenza sulla pace. Durante i miei cinque anni di servizio a Washington, spesso mi domandavano se fossi mai stata in Israele. Ho sempre detto: "Non ancora". In cuor mio, speravo e pregavo per l'opportunità, ma dovevo aspettare il momento in cui le circostanze avrebbero consentito una visita del genere. Per molto tempo, ho potuto solo sognare. A novembre, quel sogno è diventato realtà".