Le menzogne omissive dei media sul terrorismo islamico Commento di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 04 aprile 2021 Pagina: 10 Autore: Andrea Morigi Titolo: «L'assassino è un musulmano ma è un dettaglio da tacere»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/04/2021, a pag.10 con il titolo "L'assassino è un musulmano ma è un dettaglio da tacere", il commento di Andrea Morigi.
A destra: le tre scimmiette, simbolo dell'atteggiamento dei media sul terrorismo islamico: non vedo non sento non parlo
I media continuano a nascondere la matrice islamista del terrorismo e le identità dei terroristi. Dilaga incontrastata la negazione, la censura e la menzogna omissiva, come Andrea Morigi chiarisce in un articolo che dovrebbe fare riflettere.
Ecco l'articolo:
Andrea Morigi
Noah Green, fa notare suo fratello Brendan, «soffriva di paranoia almeno dal 2019» e «aveva pensieri suicidi». Come del resto tutti i martiri della guerra santa, si potrebbe osservare, aggiungendo che il 25enne afroamericano dell'Indiana, che venerdì ha ucciso un poliziotto a Washington, prima di essere eliminato a sua volta a colpi d'arma da fuoco, si dichiarava un musulmano, aderente alla Nation of Islam di Louis Farrakhan. Potrebbe sembrare un dettaglio, visto che appare come un elemento piuttosto marginale a leggere le cronache, ma una patologia psichiatrica connessa a una prospettiva apocalittica è un rischio per la sicurezza di tutti. Per il paziente e per chi lo dovesse inavvertitamente incrociare, come l'agente Wiliam Evans, agente di guardia al Campidoglio e l'altro suo commilitone, attualmente ricoverato in ospedale in gravi condizioni dopo essere stato investito dall'auto dell'assalitore.
Noah Green
STRUMENTI DI MORTE Matto, comunque, Green non doveva esserlo troppo due anni fa, quando si era laureato in finanza all'università Christopher Newport di Newport News, in Virginia. Secondo quanto risulta da una biografia online dell'ateneo, era nato a Fairlea, in West Virginia, e «il personaggio storico che avrebbe voluto incontrare più d'ogni altro è Malcom X. Scriveva di essere in cerca di una «guida spirituale». In un post del 17 marzo su Facebook, firmato "Fratello Noah X", il giovane aveva scritto che credeva che Farrakhan fosse «Gesù, il Messia» e che fosse uno «strumento per il mio risveglio e il lavoro della vita». Si è trasformato in uno strumento di morte, anche se il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, nel suo messaggio di cordoglio per chi era lì a proteggere il suo potere, lo vuole ignorare e si limita a parlare di un «attacco violento» e non di terrorismo. Perché, se poi si finisse per associare il colore della pelle dell'assassino alla sua appartenenza religiosa, cadrebbe il castello di carta propagandistico messo in piedi dai Black Lives Matters e dalla Cancel Culture, che indica il razzismo dei bianchi come la principale causa scatenante della violenza in America. In quell'ottica, meglio non dire nulla e titolare, come il Corriere della Sera e La Stampa: Un'auto attacca il Campidoglio e investe due agenti. Come se a bordo non ci fosse stato un essere umano che la guidava, con l'obiettivo di uccidere. Ma no, dài, è stata una macchina.
GLI ISTIGATORI Eppure, per Gianni Riotta che ieri mattina sulla Stampa, commentava l'accaduto, a trarne vantaggio sono sempre i reazionari perché in fondo «Green diventa d'incanto il vendicatore della destra bianca estremista che, dal web e dalle televisioni conservatrici, lo eleva a controparte politica dei trumpiani di gennaio». Invece, se i suprematisti bianchi ci sono e hanno un loro indubbio radicamento sociale, ci sono anche i terroristi islamici, che non sono affatto la stessa cosa, nemmeno utilizzando a sproposito il trucchetto del "cui prodest". E se si definiscono i primi con la qualifica appropriata, attribuendo loro tutte le nefandezze che compiono, non c'è motivo di tacere nemmeno la natura ideologica, politica e confessionale delle azioni degli altri. Non c'è un razzismo più tollerabile dell'altro o uno che merita di essere condannato e uno da negare. Fra l'altro, a mano a mano che si fa strada l'idea che «il governo degli Stati Uniti è il nemico numero uno delle persone nere», come indicava uno dei video diffusi da Green, l'istigazione a compiere stragi diviene sempre più evidente. Peccato che la censura colpisca in ritardo soltanto alcune espressioni di odio. Ora tutto il materiale farneticante è stato cancellato, insieme agli account dell'assassino, il quale, su Instagram, la scorsa settimana aveva scritto che credeva di essere stato salvato da Farrakhan dopo terribili problemi «di cui ho sofferto presumibilmente da parte di Cia e Fbi, agenzie del governo degli Stati Uniti d'America». Rispondendo a un commento a questo post l'uomo aveva avanzato un'ipotesi di complotto: «Ho subito numerosi scassinamenti a casa, avvelenamenti di cibo, aggressioni, operazioni non autorizzate in ospedale, controllo della mente». Molto più plausibile che sia stata semmai la retorica antirazzista a essersi impossessata del suo cervello.
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