IC7 - Il commento di Davide Romano: Israele dopo le elezioni. E adesso che cosa succede? Dal 21 al 27 marzo 2021
Testata: Informazione Corretta Data: 29 marzo 2021 Pagina: 1 Autore: Davide Romano Titolo: «IC7 - Il commento di Davide Romano: Israele dopo le elezioni. E adesso che cosa succede?»
IC7 - Il commento di Davide Romano
Dal 21 al 27 marzo 2021
Israele dopo le elezioni: e adesso che cosa succede?
Le elezioni appena tenutesi in Israele portano due risultati importanti: il primo, lo scongelamento del voto arabo. Per decenni gli arabi israeliani si sono fatti rappresentare da esponenti politici spesso imbarazzanti (se non peggio) a causa del loro pregiudizio contro il Paese che avrebbero dovuto rappresentare. Una cosa assurda, visto che un quinto della popolazione israeliana è araba e vive in pace con il resto della popolazione ebraica. Nell'ultima campagna elettorale questa incoerenza è esplosa. I tanti medici, scienziati, impiegati, negozianti e agricoltori arabo-israeliani che vivono e lavorano con i loro colleghi ebrei hanno finalmente trovato un partito disposto a mollare l'ideologia e andare al governo con i partiti sionisti per rappresentare gli interessi del proprio elettorato, fino ad oggi sacrificati all'ideologia del peggiore estremismo palestinese.
Alcuni dei protagonisti delle elezioni. Da sinistra Yair Lapid, Naftali Bennet, Benjamin Netanyahu, Gideon, Sa'ar, Benny Gantz
Quasi la metà dei voti arabi sono andati a questa nuova lista denominata Ra'am. Un partito islamista che con questa svolta moderata inizia un percorso potenzialmente benefico per tutta la società israeliana, che vedrà finalmente una parte della propria popolazione entrare nella stanza dei bottoni. L'altro risultato rilevante è che il 25% degli eletti alla Knesset sono donne. Una percentuale che sarebbe certamente più alta, se alcuni dei partiti religiosi (come Shas e UTJ) permettessero alle donne di candidarsi. Ma anche in questo caso, come per il partito arabo Ra'am, mi permetto una nota di ottimismo: trent'anni fa tanti di questi elettori molto religiosi non erano interessati a votare, e tanto meno a occupare seggi in parlamento o fare i ministri. Si ritenevano sostanzialmente estranei allo Stato di Israele. Oggi la situazione è molto cambiata e in continua evoluzione, e la "sionistizzazione" di questi partiti potrebbe - chissà - portare anche le prime donne di quelle comunità a occuparsi di politica. Poi ci sono le apparenti incongruenze: ovvero il partito islamista Ra'am che elegge donne nelle sue lista, è però molto conservatore sulle questioni legate ai diritti dei gay. Mentre il partito nazional-religioso - il più a destra della Knesset - ha portato una rappresentanza femminile in parlamento. Ma oggi sembra il peggiore ostacolo alla premiership di Netanyahu a causa del suo veto all'ingresso del partito Ra'am nel governo.
Davide Romano Conduttore televisivo, scrittore, collabora conLa Repubblica- Milano Già Assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano