Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
'Il bambino che venne dal fiume': la storia di Mosè in un libro per bambini Recensione di Wlodek Goldkorn
Testata: La Repubblica Data: 27 marzo 2021 Pagina: 20 Autore: Wlodek Goldkorn Titolo: «La favola di Mosè»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA - Robonson di oggi, 27/03/2021, a pag.20 con il titolo "La favola di Mosè" la recensione di Wlodek Goldkorn.
Wlodek Goldkorn
La copertina (Feltrinelli ed.)
Un giorno, mentre Mosè pascolava il gregge di Ietro, arrivo fino allo stesso monte che aveva guardato da lontano quando era arrivato al pozzo. Si ricordo delle parole di Tsipora sulle strane presenze che vi abitavano. Era curioso, Mosè: voleva sapere tutto delle stelle, della terra, dei fiumi, dei mari e dei monti, e tosi iniziò ad arrampicarsi. Ma all'improvviso, forse per la stanchezza, forse per il troppo sole, si senti poco bene. Cadde a terra. Si rialzò e vide un angelo. Quelle strane creature in ebraico si chiamano malakhim, messaggeri. Secondo i saggi, infatti, gli angeli sono messaggeri di Dio presso gli uomini. L'angelo che Mosè vide era in mezzo a un roveto ardente. Il roveto era avvolto dalle fiamme, ma il fuoco non consumava la pianta né la inceneriva. Era un miracolo. Mose, spinto dalla curiosità, si avvicinò alla fiamma. Quando mancavano pochi passi alla luce, udi una voce: «Mosè, Mosè». Qualcuno lo chiamava. E allora rispose: «Hineni», "eccomi" in ebraico. Non sappiamo se Mosè invento questa storia per dare coraggio alla sua gente, o se sognò come farlo, ma sappiamo che con tutte le forze voleva costruire insieme al suo popolo un futuro di libertà. Non è importante qual è la verità, è importante che cosa ci dice questa storia. Il racconto di Mosè era una scommessa per portare gli schiavi alla rivolta e alla nuova vita in un luogo meraviglioso, dove nessun uomo e nessuna donna avrebbero avuto paura di un sorvegliante cattivo o di aggressivi pastori e i bambini avrebbero potuto giocare, imparare e non sarebbero stati costretti a lavorare. Poi senti la stessa voce comandargli: «Non avvicinarti e togliti i calzari». Mosè si fermo, si sfilo i sandali, e poi con la mano si copri gli occhi. Nessuno lo vide davanti al roveto e nessuno udì la voce. Non ci sono testimoni di questa storia. Quindi dobbiamo credere a quello che Mosè racconto più tardi a coloro che volevano ascoltarlo e che ancora più tardi venne scritto nella Bibbia. Mosè dunque racconto che la voce gli aveva detto: «Ho saputo della miseria degli schiavi in Egitto». "Miseria" in ebraico si può dire in molti modi. La parola che usò Dio, secondo la Bibbia, è oni, ma si può usare anche miskèn, povero, che somiglia alla parola "pericolo", sakanà. E Mosè non sapeva se la voce gli avesse parlato della miseria o del pericolo. Del resto, chi è povero è spesso in pericolo. La voce aveva continuato: «Ho sentito le grida, ho saputo della crudeltà dei sorveglianti. E ho deciso di liberare gli ebrei dall'oppressione. Di portarli verso una terra promessa, terra di latte e miele». Mosè non ebbe il tempo di rispondere, perché la voce prosegui: «Sarai tu il mio messaggero, sarai tua guidare il popolo nella fuga dalla schiavitù e nel cammino verso la libertà. Ora parti, va' dal Faraone e digli: "Fa' uscire il mio popolo dall'Egitto!"». A Mosè un simile compito sembrava troppo difficile. Quindi disse: «Chi sono io per parlare con il Faraone?». La voce rispose: «Io sarò con te. Non avere paura». E dopo un momento di silenzio continuo: «Va' dal tuo popolo, e digli che ti ho mandato io». «Mi chiederanno qual è il tuo nome», rispose Mosè. Infatti, come poteva parlare a na me di qualcuno di cui non sapeva il nome? La voce rispose: «Il mio nome è Sono colui che sono». In ebraico però le stesse parole possono significare anche "Sarò colui che sarò". E, a pensarci bene, e Mosè ci pensò bene, "Sarò colui che sari)", una frase al futuro, vuol dire che tutto nella nostra vita dipende da come ci immaginiamo l'avvenire.
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