Turchia, il costo della dittatura di Erdogan: affonda la moneta Cronaca di Pietro Del Re
Testata: La Repubblica Data: 23 marzo 2021 Pagina: 17 Autore: Pietro Del Re Titolo: «Turchia, crolla la lira. Le purghe di Erdogan affondano l’economia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/03/2021, a pag. 17, con il titolo "Turchia, crolla la lira. Le purghe di Erdogan affondano l’economia", la cronaca di Pietro Del Re.
Pietro Del Re
La lira turca affonda e in pochi minuti vengono bruciati quattro mesi di guadagni. È la durissima risposta dei mercati all’ennesimo ribaltone deciso dal presidente Recep Tayyip Erdogan alla Banca centrale di Turchia, con la cacciata venerdì notte del governatore rigorista Naci Agbal, nominato nel novembre scorso proprio per risollevare le sorti di un’economia in pericolosa caduta. Ieri mattina, all’apertura dei mercati valutari, la lira turca ha ceduto il 15% rispetto a euro e dollaro, tornando a un passo dai minimi storici toccati prima della nomina di Agbal e dell’uscita di scena del discusso ministro delle Finanze Berat Albayrak, genero di Erdogan. Pesantissimo è stato anche il calo della Borsa di Istanbul che ha più volte sospeso le negoziazioni, con un crollo finale di quasi 10 punti.
Recep Tayyip Erdogan
Nel corso della giornata la lira ha poi leggermente recuperato, restando comunque a quotazioni tra le più negative della storia recente. «Non ci sarà assolutamente alcun allontanamento dal meccanismo del libero mercato. Continueremo con determinazione a implementare il sistema di libero scambio», si è affrettato a promettere il ministro delle Finanze, Lutfi Elvan, nel tentativo di rassicurare gli investitori. Ankara, ha sottolineato, continuerà la sua lotta contro l’inflazione, che a febbraio ha raggiunto il 15,6%, il triplo degli obiettivi della Banca centrale. Parole pronunciate ieri anche dal nuovo banchiere centrale Sahap Kavcigolu, il terzo in 20 mesi, che non è comunque a convincere i mercati. Agbal era stato scelto per porre un freno alla svalutazione della lira turca, che aveva subìto un crollo del 30% nel 2020 e di oltre il 50% nel biennio 2019-2020. Una missione che era stata portata a termine: prima di ieri, la moneta aveva dato segnali di ripresa, passando dal valore di 10,1 a 8,4 rispetto all’euro e da 8,5 a 6,3 sul dollaro. Ma a pesare di più sul tonfo è stato un editoriale pubblicato dal quotidiano filo-governativo Yeni Safak che difendeva la campagna presidenziale contro i tassi d’interesse, definiti dal capo dello Stato «la madre e il padre di tutti i mali». Una linea ignorata invece dal governatore uscente, che la scorsa settimana aveva alzato ulteriormente di 200 punti base il costo del denaro, portandolo al 19%, con l’obiettivo di contrastare l’aumento del costo della vita e stabilizzare l’economia. Le sue mosse avevano ridato fiducia agli investitori ma al presidente non è bastato. Per Ali Babacan, già ministro dell’Economia e oggi leader del partito di opposizione Deva, Agbal potrebbe aver pagato anche la volontà di far luce sui 130 miliardi di riserve di valuta straniera bruciati nel tentativo di tenere in piedi la lira. Intanto, il comune di Istanbul ha fatto sapere che presenterà ricorso contro la decisione di trasferire la proprietà del parco Gezi dalla municipalità - guidata dall’opposizione al direttorato per gli Affari religiosi. La decisione ha suscitato polemiche, considerando anche che comporterà l’interruzione del progetto di riqualificazione del parco, teatro di un mese di manifestazioni nel 2013, esplose in seguito alla decisione di Erdogan, allora premier, di costruire un edificio sul modello di una caserma ottomana al posto del parco.
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