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La Corte Penale Internazionale prende di mira Israele in violazione del diritto
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
La Corte penale internazionale Questa volta è ufficiale: la Corte Penale Internazionale, a cui ha presentato ricorso l'Autorità Palestinese che però non ha lo status di Stato (condizione necessaria per rivolgersi ad essa), ha appena avvertito Israele (Paese che non avendo ratificato lo Statuto di Roma non è sotto la sua giurisdizione ovvero non è Stato Parte) di star avviando un’indagine sui crimini di guerra. Ricordiamo che secondo il sito di France Diplomatie “La giurisdizione della Corte non è universale. Viene esercitata solo nei confronti di cittadini o di crimini commessi nel territorio di Stati Parte o Stati non Parti che hanno riconosciuto la sua giurisdizione mediante una dichiarazione.” Si tratta quindi di una procedura perfettamente illegale e condannata come tale in particolare dagli Stati Uniti di Joe Biden e dalla Russia di Putin. Inutile dire che è stato accolto con entusiasmo dal coro dei sostenitori del BDS e dai media occidentali che non perdono mai l'occasione per condannare Israele.
E’ curioso che anche Hamas, indagato dalla stessa inchiesta a causa dei suoi attacchi contro le popolazioni civili delle città e dei villaggi israeliani, sia soddisfatto della decisione della Corte. Va detto che non sembra troppo preoccupato. Gode di un solido capitale di simpatia in Occidente e soprattutto in Francia; i media avevano descritto con compiacenza le “grandi marce del ritorno”, quelle imponenti manifestazioni che hanno visto settimana dopo settimana nel 2018 e nel 2019, decine di migliaia di abitanti armati di Gaza tentare di forzare la barriera che segna il confine riconosciuto a livello internazionale tra Israele e Gaza, per irrompere nei kibbutz situati dall'altra parte. Ma questa volta la palma del cinismo spetta al quotidiano Le Monde che, in un articolo del 13 marzo dal titolo ‘Israele-Palestina, la necessaria indagine della Corte penale internazionale’, asserisce: “I crimini imputati al regime siriano in dieci anni di guerra civile e quelli imputati a Israele dal 1967 non sono della stessa natura. Ma questi due conflitti prosperano sullo stesso terreno: l'impunità. Il sistema giudiziario israeliano nega ai palestinesi ogni possibilità di chiedere un risarcimento ”. Qui la malafede e il disprezzo per la verità lasciano senza fiato. Non ci sono dubbi sulle centinaia di migliaia di vittime del regime di Damasco, i massacri, l'uso di armi chimiche contro popolazioni indifese, tutti crimini oltre i limiti della Corte internazionale, che non ha competenza per occuparsene. Atrocità che non sono neppure paragonabili ai cosiddetti crimini “imputati a Israele dal 1967.” Tuttavia, il quotidiano sa che per il momento si tratta solo di un'indagine che dovrebbe esaminare la denuncia dell'Autorità Palestinese per stabilire se siano stati commessi crimini. Sa anche che il sistema giudiziario israeliano è spesso più vigile sui diritti dei palestinesi in Cisgiordania rispetto alle autorità di Ramallah. Come ha affermato con sobrietà il Presidente israeliano Rivlin durante la sua visita a Parigi questa settimana “la decisione del procuratore della Corte Penale Internazionale di indagare su Israele per possibili crimini di guerra rappresenta un'applicazione tronca del diritto internazionale. È una decisione moralmente e legalmente erronea.”
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