Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Diario di un' israeliana pacifista I gruppi pacifisti in Israele, tra difficoltà e contraddizioni
Testata: Corriere della Sera Data: 08 ottobre 2002 Pagina: 2 Autore: Manuela Dviri Vitali Norsa Titolo: «I pacifisti? Disperati ma ci sono ancora»
Spesso amici mi chiedono dall'estero: «Ma voi israeliani dove siete, cosa fate, perché non vi si sente? Perché non vi muovete? Perché non parlate? Siete un Paese democratico, progredito, moderno, occidentale, un Paese che ha conosciuto la speranza di pace, che ha vissuto anni di ottimismo, perché non siete tutti in piazza a protestare contro un governo che si muove solo con la forza e la violenza, in un atroce e irrazionale ciclo di sangue e di morte, senza futuro?». Ci sono altri amici - forse non amici della signora Dviri, ma sicuramente amici di Israele - che si chiedono: dove siete, cosa fate, perché non vi si sente? Perché non siete tutti in piazza a protestare contro un governo che obbedisce a tutti i diktat di chi vuole la fine di Israele e vi impedisce di combattere il terrorismo? Ma di questi la signora Dviri non parla. Ne parlavo ieri sera con la mia amica Zahava Galun, deputata al parlamento israeliano e uno dei capi del partito di opposizione Meretz. "Nel clima patriottico in cui stiamo vivendo è difficile andare controcorrente, essere diversi dalla maggioranza», sostiene Zahava. «La situazione dell'opposizione è disperata: perché tutte le sue scelte hanno dimostrato di essere fondate su presupposti inesistenti la coalizione al governo comprende anche il partito laburista: Peres, Nobel per la pace, è il ministro degli Esteri di Sharon, Ben Eliezer è alla Difesa. Se anche i laburisti sono al governo, si dicono in molti, vorrà pur dire qualcosa. E poi la gente è disperata, terrorizzata dagli attentati e dalla paura di essere coinvolti nella guerra con l'Iraq, la guerra dei batteri, dei gas e di chissà cos'altro. E non per ultimo, siamo anche in piena crisi economica. Causata dalla guerra scatenata da coloro che la signora Dviri continua a credere amanti della pace. Molti desiderano solo vivere giorno per giorno e arrivare alla sera per mettersi davanti alla televisione... dimenticare, guardare una telenovela, senza ragionare troppo...», ha aggiunto Zahava. Eppure pochi sanno che malgrado tutto ci sono ancora - incredibile - gruppi di collaborazione israelo-palestinesi che non hanno mai smesso di esistere e funzionare in questi mesi. E ne vediamo quotidianamente i risultati. Il dialogo tra gruppi e individui infatti continua, malgrado le difficoltà. Ed evviva il fax, il cellulare e l'email. Continuano a esserci le dimostrazioni di «Gush Shalom» (gruppo pacifista radicale) guidato dal vecchio leone Uri Avnery, se è un tale leone, perché non va a dirlo ad Arafat, invece che a Sharon, che lui vuole la pace? e quelle di «Peace Now», anche se i partecipanti si conoscono tutti di vista. E poi ci sono i giovani di «ta'ayush» (associazione di arabi e israeliani, ebrei, musulmani e cattolici: ta'ayush in arabo vuol dire collaborazione), ci sono i medici israeliani per i diritti dell'uomo, ci sono le donne in nero che da anni dimostrano contro l'occupazione dei territori, che da anni fanno attiva disinformazione su Israele, che da anni seminano odio antiisraeliano e non di rado anche antiebraico con discorsi e argomenti che sembrano presi di peso dalla propaganda hitleriana, che da anni tentano di impedire a Israele di difendersi, che da anni ignorano sistematicamente tutte le ingiustizie vere che si verificano nel mondo per scagliarsi unicamente contro quelle presunte di Israele e quelle di «watch» che annotano (senza intervenire) ciò che accade ai check point per poi pubblicare le loro osservazioni; sempre piuttosto strabiche e ci sono anche due giornalisti, Amira Hass già condannata per aver pubblicato notizie clamorosamente false e Gideon Levy, che malgrado l'impopolarità e le minacce non hanno mai smesso di descrivere - e l'editore di Haaretz di pubblicare - i particolari che molti preferirebbero non conoscere: il coprifuoco nei territori palestinesi, che ogni tanto viene tolto e immediatamente si scatenano gli attentati e poi l'assedio continuato, vedi sopra la fame, la sete, la povertà, la malnutrizione cronica dei bambini, la morte per malattia mal curata. Mentre i loro pasciuti dirigenti, coi soldi destinati a loro, vivono in ville di lusso, mandano i figli a studiare in college di lusso, viaggiano su auto di lusso e si fanno curare all'estero in cliniche di lusso
E questa è una lista molto incompleta. Dei guai dei palestinesi? Sì, è vero, è una lista molto incompleta: ci sarebbe da aggiungere che a causa dei loro dirigenti i bambini palestinesi, invece che studiare da avvocato, studiano da cadavere, che i commercianti devono pagare il pizzo alle bande di quelli che dovrebbero far rispettare la legge, che da quando esiste l'Autorità Palestinese il loro tenore di vita è enormemente sceso, che le loro speranze sono state annientate e il loro futuro distrutto ... Ma anche così la lista resta ugualmente molto incompleta.
Insomma, ci sono anche gli altri Bella conclusione. In un tema di terza elementare riuscirebbe anche a fare bella figura.
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