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Libero Rassegna Stampa
18.03.2021 Francia: che cos'è l'islamogoscismo
Commento di Mauro Zanon

Testata: Libero
Data: 18 marzo 2021
Pagina: 18
Autore: Mauro Zanon
Titolo: «Gli intellettuali francesi si spaccano sull'islam»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/03/2021 a pag.18, con il titolo 'Gli intellettuali francesi si spaccano sull'islam', il commento di Mauro Zanon.

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Mauro Zanon

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Parigi. Nelle ultime settimane, in Francia, è andato in scena un dibattito molto aspro sulla questione dell'islamogoscismo" - l'alleanza cultural-politica tra la gauche radicale francese e l'islam separatista - che ha coinvolto la ministra dell'Università Fréderique Vidal e quella sinistra benpensante che considera i musulmani i nuovi "dannati della terra", e bolla come "islamofobi" tutti coloro che hanno l'ardire di muovere critiche verso la religione islamica. La Vidal, denunciando in diretta televisiva la nuova «alleanza tra Mao Tse-tung e l'ayatollah Khomeini», ha spiegato che le tesi decoloniali e indigeniste di importazione americana non possono sostituire la ricerca universitaria francese, e che per questo avrebbe chiesto al più importante centro di ricerca scientifica di Francia, il Cnrs, di realizzare un'inchiesta per contrastare "l'islamogoscismo" e le derive del "post-colonialismo". Nel giro di poco tempo, tuttavia, è stata ricoperta di insulti dall'estrema sinistra. «Frédérique Vidal deve andarsene», ha attaccato l'economista Thomas Piketty, guru del socialismo francese, seguito dal giacobino Mélenchon, che ha parlato di «polizia delle idee», e dallo stesso Cnrs, secondo cui «l'islamogoscismo non corrisponde ad alcuna realtà scientifica». Un gruppo di 600 accademici ha reclamato le sue dimissioni con una petizione su Le Monde, ma per fortuna c'è anche chi, a sinistra, non ha intenzione di indietreggiare sui valori repubblicani, ed è preoccupato dai comportamenti dei più radicali. Come Gilles Kepel, uno dei massimi studiosi del mondo arabo-islamico e titolare della cattedra "Medio Oriente-Mediterraneo" all'École Normale Supérieure. «Il fenomeno dell'islamogoscismo esiste. L'ho potuto constatare io stesso», ha detto Kepel, prima di aggiungere: «È da quindici anni che l'università è penetrata da movimenti decoloniali, indigenisti e altri studi postcoloniali che considerano insignificanti i valori della République perché si baserebbero sul `crimine' della colonizzazione (...). Con la chiusura della cattedra `Medio Oriente-Mediterraneo' a Sciences Po nell'autunno del 2010 - l'anno delle "primavere arabe", ho vissuto tutto ciò sulla mia pelle (...). A Sciences Po, abbiamo poi assistito all"hijab day' su istigazione delle associazioni islamiste e degli studi postcoloniali: la conoscenza è stata sradicata per far posto all'ideologia».

«ISLAMOGOSCISMO» Dietro questo scontro sull"'islamogoscismo" nelle università francesi, si nasconde in realtà una guerra più vasta tra due sinistre irreconciliabili, come racconta la giornalista del Figaro Eugenie Bastié nel suo ultimo libro, La guerre des Wes. Enquête au coeur de l'intelligentsia française (Robert Laffont). «Una delle caratteristiche principali del dibattito delle idee contemporaneo è la divisione della sinistra in materia di islam. Tutto è iniziato nel 1989 con l'affaire del velo di Creil (un liceo di Creil, comune situato nel dipartimento dell'Oise, a nord di Parigi, rifiutò l'ingresso a tre studentesse che indossavano il velo islamico, ndr), durante il quale i difensori della laicità e i sostenitori del multiculturalismo si erano duramente scontrati. La querelle continua anche oggi. L'islamogoscismo indica molto semplicemente la compiacenza storica di una parte della sinistra verso l'islamismo», spiega la Bastié, indicando le tre ragioni di questo amour fou. «Anzitutto vi è l'anti-imperialismo terzomondista alcuni pensatori della sinistra hanno voluto far leva sul risveglio religioso per far sì che si realizzasse la rivoluzione. È il caso di Sartre e Foucault, in sollucchero dinanzi alla rivoluzione iraniana del 1979», dice la giornalista del Figaro. In seguito, c'è la ricerca di un «proletariato di sostituzione». Visto che le classi popolari «hanno voltato le spalle alla sinistra" per votare in massa Marine Le Pen e il suo Rassemblement national, allora «bisogna cercare i nuovi dannati della terra tra i fedeli della religione degli oppressi», analizza la Bastié. Ossia tra i musulmani. «La terza ragione è l'apparente analogia tra la situazione degli ebrei e quella dei musulmani di oggi, che bisognerebbe difendere contro i nuovi fascisti. La querelle dell'islamogoscismo è soltanto un aspetto della potente ondata che sta travolgendo tutta la sinistra occidentale e mette al centro del dibattito le questioni della razza, del genere e dell'identità», conclude la Bastié. La Francia, tuttavia, sembra avere ancora degli anticorpi per combattere contro il virus islamogoscista e le follie decoloniali che vorrebbero cancellare la memoria nazionale. Per volontà di settantasei professori universitari, è appena nato, infatti, l'Observatoire du décolonialisme, con l'obiettivo di stanare le sciocchezze della "cancel culture" che stanno invadendo il dibattito pubblico e respingere le incursioni di chi vorrebbe «decostruire l'insieme dei saperi» nel mondo accademico. «Un movimento militante vuole imporre in questo mondo una critica radicale delle società democratiche in nome del decolonialismo», hanno scritto i membri dell'osservatorio su Le Point. Ultimi resistenti di una Francia in crisi intellettuale e identitaria.

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