Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/03/2021, a pag.1 con il titolo "Locali aperti e niente mascherine. In Israele funziona già tutto", il commento di Paola Pellai.
Te ne accorgi subito. Tel Aviv è una città senza passato, ma vertiginosamente proiettata nel futuro. Una distesa enorme di grattacieli ed altrettanti in costruzione. Impossibile non stupirsi se si pensa che la città è stata fondata solo nel 1909 da un gruppo di residenti della vicina Giaffa, oggi un suo sobborgo. In poco più di un secolo Tel Aviv è diventata un centro di potere finanziario e politico, a livello internazionale. Ha mezzo milione di abitanti, il 96% sono ebrei, il 3% arabi musulmani e l'1% arabi cristiani. Lo slancio verso il futuro è stato determinante in tempi di pandemia. «Non c'è e non ci sarà l'obbligo di vaccinazione in Israele e non ci saranno sanzioni personali per chi non si vaccina» ribadì un mese fa Yuli Edelstein, il ministro della Sanità, specificando però che avrebbe rischiato il carcere chiunque avesse tentato di falsificare il Green Pass, la certificazione che testimonia la doppia immunizzazione. Non c'è stata imposizione eppure Israele ha onorai concluso il suo piano vaccinale, con oltre 5 milioni di abitanti messi al sicuro e liberi di frequentare palestre, ristoranti, concerti e persino di tomare allo stadio. In Israele la campagna vaccinale è iniziata il 19 dicembre 2020 perché «è l'unico modo per fare ripartire la nostra economia» dichiaro drastico il primo ministro Benjamin Netanyahu. E così mentre da noi si perdevano tempo e soldi in inutili Primule e deprimenti spot di Giuseppe Tornatore per la Rai, in Israele si agiva. Vaccinazioni senza burocrazia, direttamente nelle aziende, nei centri commerciali, addirittura all'Ikea e nei tradizionali luoghi della movida.
LOCALI APERTI Da noi i locali sono demonizzati, a Tel Aviv il vaccino te lo somministrano al bancone di sette pub alla moda senza l'ansia della prenotazione e con tanto di birra in omaggio. Sembra un altro mondo e fa rabbia pensare che, dal 16 ottobre 1997, Tel Aviv è gemellata con Milano. Il sindaco Sala poteva fare tesoro di tante indicazioni ed invece ancora oggi si limita ad esprimere «ottimismo per il futuro di Milano ma preoccupazione per questo periodo che ci attende». Eppure bastava copiare... Come a scuola Tel Aviv è il simbolo di come un Paese considerato "difficile" possa funzionare in sicurezza, anche se intorno ha una polveriera legata a tensioni geopolitiche mai risolte. Persino la Farnesina ti mette in guardia se vuoi metterti in viaggio verso Israele. La realtà è che la paura ti lascia nel momento stesso in cui ci atterri. Il Ben Gurion di Tel Aviv è l'aeroporto più sicuro al mondo, nonostante i 15 milioni di transiti annuali che poco alla volta stanno riprendendo, dopo il blocco dei voli per la pandemia. Qui è impossibile arrivare o ripartire con istinti kamikaze o da dirottatore. Da qui non esci o non entri se sei schedato come pericoloso. Sanno tutto di te già 24 ore prima perché devi fornire in anticipo le generalità e i dati del passaporto. Una volta atterrato non c'è nulla di te che passi inosservato o non sia monitorato. Ti fanno domande di ogni tipo, ti controllano la postura, la gestualità e la prontezza nelle risposte a domande che spesso entrano nella privacy. Alla fine ti etichettano il passaporto con un adesivo: è un codice a barre dove la combinazione numerica indica la tua pericolosità, da 1 a 6.
REGOLE RISPETTATE Tel Aviv non è Milano: funziona e cresce perché ci sono regole rispettate per dovere e magari pure perché Dio ti guarda. La verità è che sui mezzi pubblici tutti pagano il biglietto e tutti hanno un posto a sedere. Non ci sono senzatetto in giacigli di cartone a trascorrere la notte sui marciapiedi. Ci sono i semafori ma non i lavavetri. La raccolta della plastica è fatta senza chip ma semplicemente per coscienza. La spiaggia è libera, tenuta pulita anche nelle giornate di brutto tempo e con attrezzature a prezzo municipale per chilometri e chilometri. II turista è il valore aggiunto delle proprie risorse e, come tale, non è considerato un pollo da spennare ma un patrimonio da salvaguardare. E così, ad esempio, la tassa di soggiorno negli hotel la pagano soltanto i residenti in Israele. Una scelta vincente considerati i 4,6 milioni di turisti stranieri del 2019 (ultimo dato che fa testo), record storico, con l'11% in più rispetto all'anno prima ed entrate per 6 miliardi di euro.
SOLDATI SORRIDENTI Certo, il primo giorno a Tel Aviv lo trascorri a prendere le misure a quei soldati sorridenti con la faccia da bambino che imbracciano un'arma e che incontri ovunque. Ma proprio ovunque. Seduti al tuo fianco in autobus, a passeggio sulla spiaggia, al museo ad ammirare il tuo stesso quadro impressionista, al chiosco dei falafel... Ed è strano come la sensazione cambi con il passare delle ore. All'inizio ti sembra sempre che possa partire un colpo accidentale, in seguito hai la certezza che quelle stesse armi sono il valore aggiunto alla tua tranquillità. In Israele la leva militare è obbligatoria per uomini (32 mesi) e donne (24) al compimento del 18° anno di età. Se ti sottrai, diventi automaticamente un trasgressore. Tel Aviv è così un esercito a cielo aperto, stimolato dalla stessa città ad ostentare le divise. Ad esempio, l'unica gratuità al locale museo dell'arte è per i militari che indossano la divisa. Chi è militare ma ci arriva senza indossarla ha diritto solo alla riduzione del biglietto.
COPERTURA TOTALE L'esercito israeliano, l'Idf, è dal 1948, l'anno della sua creazione, la forza militare più potente del Medio Oriente: può contare su 180mi1a uomini e donne in servizio attivo e quasi 450mila riservisti richiamabili alle anni, oltre ad un investimento del 6,5% del Pil nazionale. Non è un caso che proprio l'esercito israeliano sia stato il primo al mondo a raggiungere l'immunità di gregge (con oltre l'85%) per il Covid. I soldati fanno da esempio e da traino ad una vaccinazione che, senza mezzi termini, è stata proposta come il solo mezzo per risollevarsi: il tasso di disoccupazione del 15,4 nel 2020 è destinato a scendere quest'anno all'8,6% nella previsione di una vaccinazione completata e della totale riapertura di ogni attività economica entro maggio. II Covid non ha fermato le oltre 6000 startup né cancellato il 4,3% del Pil investito in ricerca e sviluppo. Lo Stato ha una visione strategica ed imprenditoriale, pubblico e privato collaborano per il bene comune. Alla fine la guerra la stanno vincendo loro, confermando che il Covid lo puoi battere solo con le "armi" giuste. Altro che Primule...
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