Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 13/03/2021 a pag.21, con il titolo "Il passato è una terra straniera", la recensione di Susanna Nirenstein.
Susanna Nirenstein
La copertina (Guanda ed.)
Il romanzo inizia con la rottura di una promessa: quando era ancora viva, la mamma di Yoel Blum, importante scrittore israeliano, ha chiesto al figlio di giurare che non sarebbe mai andato a Amsterdam; invece, dopo la sua morte, eccolo che accetta di promuovere l'ultimo libro appena tradotto in olandese e di atterrare nella città costruita sull'acqua dove è nato poco prima della Seconda Guerra Mondiale. Dei suoi primi anni non sa quasi niente, quel che è stato è stato, ripeteva sua madre, tu è come se fossi nato qui, in Israele. Una passeggiata tra i canali con la moglie Bat-Ami, e poi l'entrata fatidica al Museo Ebraico: in un vecchio filmato in bianco e nero riconosce, ancora giovanissima, sua madre. Sorridente, è accanto a un uomo con degli occhiali spessi, evidentemente suo padre che Yoel sa di aver perso durante il conflitto. Si muovono, sono vivi. L'emozione è forte, tanto più che con loro ci sono una bambina, chiaramente sua sorella maggiore Nettie e un bimbo, un figlio che però non gli assomiglia per niente, anzi, sicuramente non è lui! Yoel riguarda all'infinito i fotogrammi. No, non può essere lui, è troppo diverso. Esce, gli manca il fiato, che sta succedendo?
La casa sull'acqua di Emuna Elon (autrice israeliana già affermata in patria e ora, per la prima volta, tradotta in italiano da Elena Loewenthal per Guanda - uno dei suoi sei figli, Ori, è co-autore della nota e riuscitissima serie televisiva Shtisel) ha un inizio folgorante. Quel piccolo batuffolo biondo, si chiede subito Yoel, che è bruno e con gli occhi scuri, forse potrebbe essere un fratellino minore morto nella Shoah. Telefona alla sorella Nettie che vive in un kibbutz in Galilea. Lei, interdetta, gli chiede di vedersi. Sottosopra, Yoel torna in Israele, incontra Nettie, ma noi non sappiamo nulla di quel che si dicono. Vediamo solo che lo scrittore, sconvolto, dopo pochi giorni torna in Olanda, si cerca una stanza in un piccolo hotel che si affaccia sui cortili dal - le grandi finestre sul retro, accanto a Obrechtstraat, a pochi isolati dal vecchio quartiere ebraico. Capiamo che vuole indagare e che si domanda ossessivamente perché, crescendo con sua madre Sonia, l'anima che gli è stata più vicina in assoluto, non ha mai intuito niente; si chiede anche perché in fondo non conosce bene neppure sua moglie e tantomeno le tre figlie, i molti nipoti. Che uomo è? Yoel cammina tra le acque, cerca le tracce della sua famiglia in quella meravigliosa città che vide isolare, perseguitare, deportare con un'iniziale resistenza che presto divenne acquiescenza e infine collaborazione buona parte dei suoi quasi 140.000 cittadini ebrei: ben il 75% (una percentuale altissima) fu ucciso. Individuata la casa dei genitori, Yoel inizia a mettere insieme quel poco che sa o immagina della madre Sonia, infermiera, e del marito Eddie, medico presso il vicino ospedale ebraico, mentre vivono nel seminterrato della palazzina del banchiere de Lange.
Il ricco finanziere occupa il piano nobile, sua figlia Anouk con il marito Martin e il piccolo Sebastian, abitano invece sopra: sono molto amici della nostra coppia, anzi sono stati loro a procurare quella sistemazione. Yoel dall'albergo può osservare il cortile dell'immobile, gli inquilini, i loro movimenti che sono senz'altro simili a quelli di chiunque altro l'abbia abitato. Man mano Emuna Elon, il cui background non ha niente a che fare con l'Olanda, crea un virtuoso arazzo che prima alterna e poi fonde senza soluzione di continuità i fili della vita di Yoel che esplora e di quella di Sonia. Da un lato vediamo Yoel che ricostruisce il perimetro di quel che accadde attraverso studi, appunti, pensieri, camminate, incontri (il più significativo di tutti quello con Raphaels, uno dei molti bambini ebrei nascosti dalla resistenza presso famiglie cristiane che racconta il trauma subito e come quell'esperienza abbia segnato per sempre la sua emotività), dall'altro Sonia che affronta le prime restrizioni, si iscrive all'elenco degli ebrei residenti imposto dall'occupante nazista e facilitato dal Consiglio ebraico, si mette la stella gialla, inizia a non entrare nei locali, nei parchi, nei mezzi pubblici. Vengono presi genitori e fratelli. Sparisce il marito che lei tenta inutilmente di fermare dal presentarsi alla chiamata per il campo di lavoro: Eddie sente di dover stare nelle regole imposte. La vita si sgretola, e anche quella di Yoel, che una sera si accorge di essere terrorizzato a camminare per la città sempre più popolata da nemici e fantasmi. Del bambino sappiamo poco per buona parte del romanzo, qualcosa ci fa intuire che è in questione la stessa identità di Yoel, ma la verità si rivela molto, molto lentamente, con una forte suspense, passo dopo passo, attraverso momenti drammatici che si interrompono però nel ritorno alla vita reale di Yoel, per poi rinfilarsi nel buio della persecuzione che gli stessi protagonisti non riescono a individuare e a capire: impossibile per loro pensare che l'Olanda li stesse tradendo così. Eppure, anche se questo è un romanzo, è successo.
Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante