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Stato palestinese e dintorni 12/03/2021

Caroline Glick - Wikipedia
Caroline Glick

Gentile Deborah
Le trasmetto alcune riflessioni sparse a proposito dell'ultimo articolo di Mordechai Kedar (07.03.2021) e della da lui ventilata "imposizione" di uno stato palestinese a Israele. In tanti anni che seguo  I.C. ho modificato molte delle mie convinzioni sulla situazione del Medio Oriente, ma non riesco a eludere un dato di fatto:  all'interno della West Bank, occupata da Israele nel  1967, vivono circa 3 milioni di Arabi "palestinesi" che, immagino, prima  erano per lo più cittadini giordani, oppure profughi dal 1948, ma questo è un altro discorso.  Oggi cosa ne facciamo? Veniamo agli accordi di Oslo. Sono convinto anche io (dal 2000, dopo il fallimento di Camp David) che da parte di Arafat vi fosse una notevole malafede nel sottoscriverli, ma mi rifaccio alla suddivisione territoriale allora introdotta come provvisoria: io non ho presente la carta degli insediamenti ebraici in West Bank, penso che siano tutti o quasi ricadenti nell'Area C; ritengo che solo un mentecatto chiederebbe di sgombrare Ariel, Gush Etzion, Maaleh Adumin;  e anche che Israele abbia validi motivi per mantenere il controllo della valle del Giordano.  Pensare di istituire uno stato palestinese, SMILITARIZZATO,  e tenendo il controllo delle frontiere in mano alle IDF, su quanto rimane (in sostanza le aree A e B di Oslo, con gli aggiustamenti  necessari per dare un minimo contiguità territoriale) sarebbe così scandaloso per gli Israeliani? Mi si dirà che gli Arabi non lo accetteranno mai, che in tutto il mondo tanti politici di sinistra grideranno al Bantustan, può darsi, ma intanto a quella parte di Arabi cui interesserebbe solo vivere in pace verrebbe dato un orizzonte. E credo che Israele sia in grado di forzare la mano per disegnare questo orizzonte.  C'è un'alternativa? Vedo che su IC molti trovano scandalosa l'idea di un solo Stato binazionale; anche io, ora come ora, non lo vedo realizzabile, ma, correggetemi se sbaglio, qualche anno fa una giornalista non  certo sospetta di filopalestinismo come Caroline Glick ha avanzato l'ipotesi. E' un orizzonte più lontano, ma anche questo, in alternativa, va considerato. Quello che non riesco a considerare è chi adesso mi dice "mai uno stato palestinese"; nel novembre del 1947 c'era chi diceva "mai uno stato ebraico", sappiamo tutti com'è andata a finire.  Con stima

Sandro Zanchi – Siena

Gentile Sandro,
Quando, nel 1995, a Washington, Rabin e Arafat firmarono la pace (Oslo 2) ero molto ottimista, persino emozionata nonostante voci di corridoio sussurrassero che Arafat stava preparando un bluff, cosa che poi è puntualmente accaduta. Quando nel 2000 Ehud Barak promise ad Arafat Gerusalemme est, il Monte del Tempio e il 97% della Cisgiordania, in Israele nessuno protestò. Eravamo così speranzosi nella pace da accettare persino un simile pericoloso accordo. Il risultato fu la fuga di Arafat durante la notte alla volta di Parigi, inseguito inutilmente da Madeleine Albright. Barak gli aveva offerto praticamente tutto e lui per non essere costretto a firmare, è fuggito. Ritornato a Gaza fece scoppiare l'intifada. Dopo 20 anni dal vertice di Camp David le cose sono andate sempre peggio, abbiamo avuto il terrorismo seriale e quotidiano per 5 lunghi anni, fino alla morte di Arafat. Non credo  si possa concludere qualcosa con i palestinesi a meno che Israele non decida di autoeliminarsi. E' vero che l'articolo di Mordechai Kedar parla di accordi tra Biden e i palestinesi ma leggere quello che loro pretendono mi fa venire i brividi. Yahya Sinwar è stato riconfermato a capo di Hamas e sappiamo che è un terrorista. Staremo a vedere chi vincerà le elezioni generali che dubito saranno molto chiare e limpide. Uno stato deve avere delle istituzioni e in mezzo secolo, dal 1967, non sono stati capaci di organizzare un bel niente nonostante fossero inondati di miliardi. Non credo più in una possibile pace tra noi e loro perché non ne sono capaci, non la vogliono, per loro va benissimo essere mantenuti dal mondo intero. Lei chiede giustamente cosa fare dei milioni di arabi che vivono in Giudea e Samaria e le rispondo che il problema sarebbe facilmente risolto se la Giordania collaborasse con Israele invece di creare ulteriori problemi. Credo che tutte le possibilità siano state esaminate e proposte, tutte sono state rigettate dall'AP, inoltre i confini del 67 sono in realtà quelli del 1948 escludendo quindi quanto conquistato da Israele con la guerra dei 6 giorni. Mi auguro di non vedere mai uno stato binazionale, anche se smilitarizzato, perché sarebbe la fine di Israele che scomparirebbe come stato ebraico nel giro di pochi anni e diventerebbe un ennesimo stato arabo. Arafat lo diceva sempre, distruggeremo Israele con il ventre delle nostre donne.
Un cordiale shalom

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