Israele, per Netanyahu la prima storica visita ufficiale negli Emirati
Commento di Sharon Nizza
A destra: Benjamin Netanyahu, Mohammed bin Zayed
Sharon Nizza
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si recherà giovedì in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti (Eau) dove incontrerà l'erede al trono e leader di fatto Mohammed bin Zayed (Mbz). Secondo quanto riportato dall'emittente israeliana Kan, sono in corso trattative che potrebbero portare alla partecipazione del principe saudita Mohammed bin Salman (Mbs) al vertice. Netanyahu e Mbs, insieme all'allora segretario di Stato Usa Mike Pompeo, si sono incontrati nella città saudita di Neom lo scorso 22 novembre, una notizia che fu fatta trapelare allora dall'ufficio del primo ministro israeliano provocando il disappunto della casa reale saudita.
La visita di Netanyahu negli Emirati segna la prima missione di Stato alla luce del sole da quando il 13 agosto è stata annunciata la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, nell'ambito degli Accordi di Abramo. In passato Netanyahu, così come diversi ministri israeliani, aveva già visitato Abu Dhabi in visite tenute segrete e mai ufficializzate. Lo storico incontro era stato programmato nei mesi scorsi e annullato tre volte a causa delle restrizioni dovute alla terza ondata di Covid e la conseguente chiusura dell'aeroporto Ben Gurion, che ha riaperto solamente tre giorni fa i battenti per consentire a migliaia di israeliani bloccati all'estero di fare rientro in vista delle elezioni previste per il 23 marzo.
I quotidiani israeliani citano un alto funzionario del ministero degli Esteri emiratino, secondo cui "il premier Netanyahu è atteso domani per la prima storica visita ufficiale negli Eau su invito dell'erede al trono Mohammad bin Zayed. Alcuni dettagli sono ancora in via di definizione prima di rilasciare il comunicato ufficiale". Secondo le indiscrezioni, la questione del possibile ritorno degli Usa all'accordo sul nucleare iraniano occuperà una parte importante dell'agenda degli incontri - che si svolgeranno unicamente nella giornata di giovedì. La settimana scorsa, il presidente del Congresso ebraico mondiale Ronald Lauder ha pubblicato sul quotidiano saudita filo-governativo in lingua inglese Arab News un editoriale in cui invocava la necessità di creare una "Nato mediorientale", unendo Israele, Arabia Saudita, Emirati e Bahrein in uno sforzo comune per contrastare le ambizioni nucleari iraniane.
Ieri, durante una riunione al Cairo del Forum del gas del Mediterraneo - di cui sono membri Israele, Egitto, Giordania, Grecia, Cipro, Italia e l'Autorità Nazionale Palestinese - è avvenuto un incidente che alcuni in Israele interpretano come una "vendetta" palestinese rispetto alla decisione degli Emirati di intraprendere la strada del dialogo con Israele - decisione seguita nelle settimane successive da Bahrein, Sudan e Marocco, anch'essi parte dell'intesa degli Accordi di Abramo: il rappresentante palestinese ha infatti posto il veto alla richiesta di Abu Dhabi di entrare nel Forum come osservatore.
Tra il presidente palestinese Abu Mazen e il leader emiratino Mbz da anni è in corso un deterioramento dei rapporti, a causa del sostegno che quest'ultimo ha offerto a Mohammad Dahlan, l'arcirivale di Abu Mazen che dal 2012 vive in esilio ad Abu Dhabi, dopo essere stato espulso da Fatah e dall'Autorità Palestinese nel 2011. Esponenti vicini a Dahlan sono ora in procinto di presentare una lista riformista antagonista a quella di Abu Mazen per concorrere alle elezioni parlamentari palestinesi annunciate per il 22 maggio - le prime dopo 16 anni, il cui svolgimento reale è ancora incerto secondo diversi analisti.
Dopo l'annuncio degli Accordi di Abramo, la leadership di Ramallah aveva accusato gli Emirati di "aver tradito la causa palestinese", richiamando il proprio ambasciatore ad Abu Dhabi, insieme a quello in Bahrein. A novembre, tuttavia, questi avevano fatto rientro alle proprie sedi diplomatiche, in un gesto che all'epoca fu interpretato come una volontà di distensione dei rapporti in vista dell'insediamento della nuova amministrazione americana Biden.
La settimana scorsa è invece arrivato in Israele Mohamed al Khaja, il primo Ambasciatore emiratino nello Stato ebraico, che a Gerusalemme ha presentato le credenziali al presidente Reuven Rivlin e incontrato Netanyahu, oltre a diversi ministri, tra cui degli Esteri, del Turismo e dell'Economia. Khaja, già capo consigliere del Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale degli Emirati, rientrerà in Israele in pianta stabile ad aprile. Anche Israele ha inviato ad Abu Dhabi il proprio rappresentante diplomatico, Eitan Naeh, già ambasciatore ad Ankara, che si trova ad Abu Dhabi da gennaio.
I rapporti tra i due Paesi hanno visto un'impennata immediata dal momento della dichiarazione della normalizzazione: da settembre si sono svolte numerose delegazioni di politici e funzionari governativi, tra cui quella del ministro dell'Economia emiratino a ottobre, e sono stati siglati centinaia di partnership tra centri di ricerca, università, aziende, che in pochi mesi hanno portato a scambi commerciali per un valore di 300 milioni di dollari.
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